139 fotografie tra bianco e nero e colore di James Nachtwey, uno dei più conosciuti e apprezzati fotogiornalisti, vero erede di Robert Capa. Una collezione di immagini dal 1981 ai giorni nostri che compongono una sconvolgente documentazione sulla guerra, la storia della profanazione della vita ma anche un omaggio alla vitalità dello spirito umano che comunque sopravvive, nonostante le orrende circostanze in cui a volte la storia lo costringe.
JAMES NACHTWEY
139 fotografie tra bianco e nero e colore di James Nachtwey, uno dei più conosciuti e
apprezzati fotogiornalisti, vero erede di Robert Capa. Una collezione di
immagini dal 1981 ai giorni nostri che compongono una sconvolgente
documentazione sulla guerra, la storia della profanazione della vita ma
anche un omaggio alla vitalità dello spirito umano che comunque sopravvive,
nonostante le orrende circostanze in cui a volte la storia lo costringe.
James Nachtwey, membro dell¹Agenzia Magnum dal 1986, ha lavorato negli
ultimi diciassette anni, in zone del mondo in cui la miseria, la violenza e
la distruzione sono all¹ordine del giorno. Fotografo di guerra per scelta,
ma dichiaratamente contro la guerra, ha creato immagini che sono diventate
delle icone.
Il lavoro di James Nachtwey, lo ha progressivamente fatto conoscere sulla
scena internazionale fino a diventare, per la stampa mondiale, il simbolo
vivente del fotogiornalismo inteso come testimonianza.
La grandezza di James Nachtwey, ciò che lo rende un autore e non un semplice
reporter di guerra è che nelle sue fotografie c¹è sempre un¹attenta
composizione. Forse ci si aspetta che un fotografo di fronte ai bambini
affamati o ai cadaveri decomposti, diventi incapace di svolgere il suo
lavoro, dimentico della sua professionalità , così come chiunque sarebbe
incapace di dire qualsiasi parola di fronte a scene del genere. Invece le
fotografie di Nachtwey sono sempre chiare e precise testimonianze e
l¹attenzione alla composizione diventa il mezzo con cui Nachtwey informa,
comunica in modo efficace quello che ha visto, con la partecipazione di chi
assiste alla sofferenza umana e vuole combatterla.
Per fare questo tipo di lavoro ci vuole molto più che nervi saldi, energia o
coraggio. Occorre anche una grande fiducia nelle capacità umane di
resistenza e di sopravvivenza. Se così non fosse Nachtwey, dopo aver
esplorato i buchi neri della disperazione, ne sarebbe soppraffatto.Invece il
suo lavoro non mostra segni di esaurimento. Ogni inferno che lui rappresenta
è vergine, come se fosse il risultato del suo primo incontro con il male.
Non scade mai nella ripetizione meccanica o nella mera ricerca formale. Non
riesce ad abituarsi all¹orrore. E¹ come se in lui non venisse mai meno la
convinzione che una tale testimonianza, prima o poi, magari lentamente,
potrà comunque avere un effetto sulle nostre vite.
La mostra si divide in 11 sezioni: Fatti di guerra, Romania, Sudafrica,
Cecenia, Carestie in Africa , Crimine e punizione in America, Balcani,
Indonesia, Afghanistan, Rwanda, Europa dell¹Est..
FATTI DI GUERRA
Il primo libro di James Nachtwey, Fatti di Guerra, rappresenta uno sguardo
sul suo intenso coinvolgimento con la guerra nel mondo, a partire dai
conflitti dell¹Irlanda del Nord del 1981. Le fotografie sono concepite come
forti immagini individuali e caratterizzate da un uso espressivo del colore.
La guerra sebbene concretizzata in varie situazioni (America centale,
Libano, Afghanistan, Sri Lanka, Uganda e Sudan), diventa, attraverso le sue
diverse rappresentazioni, un concetto universale.
ROMANIA
Uno degli obiettivi della politica del Presidente rumeno Nicolae Ceausescu
fu, sin dal 1966, l espasione economica e industriale del paese. La
produzione di forza lavoro fu perseguita attraverso l¹incremento
demografico. Venne vietata qualsiasi forma di educazione sessuale e di
contraccezione e le donne furono spinte ad avere più figli possibile. Il
carcere divenne la punizione per coloro che si sottraevano ai loro doveri
patriottici.
Ventiquattro anni dopo il governo rumeno si trovò a dover gestire un
incremento demografico senza però aver sviluppato adeguate basi economiche.
Famiglie con cinque, sei figli si trovarono costrette ad abbondonare i
nuovi nati negli orfanotrofi, le donne a ricorrere agli aborti illegali a
rischio della loro stessa vita. Nel 1985 i medici rumeni notarono i primi
casi di bambini colpiti da AIDS. Ma sono costretti a tacere. Nel giro di
cinque anni migliaia di bambini furono infettati a causa di trasfusioni con
sangue non controllato.
Il 25 Dicembre 1989, Ceausescu e sua moglie vengono condannati a morte.
SUD AFRICA
L¹ultimo scoglio del processo di decolonizzazione del Sud Africa è stato
l¹abolizione dell¹apartheid. Il Congresso Nazionale Africano (ANC),
considerato l¹avanguardia del movimento anti-apartheid, riesce a negoziare
con i rappresentanti bianchi del governo sudafricano, la scarcerazione, dopo
ventisette anni di detenzione, del leader dell¹ANC Nelson Mandela.
Alla liberazione di Mandela avvenuta nel 1990 seguì la sua elezione alla
presidenza nel 1994. Fu l¹inizio di un lungo e faticoso cammino verso la
riorganizzazione sociale del paese e la ridistribuzione della richezza della
nazione.
Un percorso mai privo di conflitti e rivendicazioni soprattutto da parte
dell¹ala reazionaria .
CECENIA
Cancellata dalla mappa da Stalin la Cecenia ha attraversato anni di dura
repressione da parte del regime comunista. Più di centomila ceceni morirono,
a causa della persecuzione e della deportazione. Fu solo nel 1956 che
Krushchev denunciò il genocidio di Stalin e mise fine all¹esilio di questa
popolazione.
Nel 1990 approfittando della disgregazione dell¹Unione Sovietica, la
Cecenia chiese l¹indipendenza. La risposta di Boris Yeltsin fu un massiccio
attacco militare alla regione, considerata da sempre di importanza
strategica per la sua posizione geografica.Il bliz russo iniziò nel Novembre
del 1994 e nonostante la sua superiorità militare, la Russia non riuscì a
piegare definitivamente la Cecenia. Grozny fu quasi rasa al suolo ma la
Comunità Internazionale intervenne debolmente, per non compromettere il
delicato rapporto politico con Mosca.
CARESTIE IN AFRICA
Somalia.
Dopo decadi di guerre e governi belligeranti che si sono succeduti nel
Corno d¹Africa, la nazione somala si è disintegrata nel 1991. Le guerre
intestine hanno distrutto l¹economia del paese, un tempo basata
sull¹agricoltura. Fame e pestilenze hanno ucciso più di duecentomilioni di
persone.
Poiché gli aiuti delle organizzazioni umanitarie non riuscivano ad arrivare
ai bisognosi perché venivano saccheggiati prima l¹ONU decise di intervenire.
Tuttavia il ruolo dell¹esercito fu proficuo fino a quando si impegnò solo
nella gestione della sicurezza per la distribuzione del cibo, ma quando i
militari ONU furono coinvolti nei combattimenti la missione di pace mutò in
tragedia.
Sudan.
Il delicato equilibrio sociale del Sudan fu sconvolto negli anni ottanta dal
tentativo dei Musulmani del Nord di imporsi sulla popolazione cristiana del
Sud.Questa fu la causa di una sanguinosa guerra civile tra Nord e Sud.
L¹incapacità del governo di gestire la guerriglia, ha causato un progressivo
impoverimento del paese, la distruzione dei raccolti, la schiavitù delle
donne e dei bambini. Più di duecentocinquantamila sudanesi negli anni
ottanta sono morti di fame e ancora oggi la situazione resta drammatica.
DELITTO E CASTIGO IN AMERICA
La crescita della violenza pone un dilemma per le società democratiche:
repressione o prevenzione del crimine? Cosa deve fare la società , combattere
i sintomi o concentrarsi sulle cause della delinquenza e della violenza?
Negli ultimi venti anni negli Stati Uniti ha dominato l¹idea della
³tolleranza zero² nei confronti della criminalità , perseguita attraverso
carcerazione, pena di morte e intensificazione del controllo sociale. Questa
politica nella gestione della giustizia, si è scontrata con le minoranze
razziali e le classi più povere della popolazione, causando una vera e
propria esplosione delle carcerazioni con aumento spropositato delle spese
di gestione (che sono ormai superiori alle spese per la difesa).
BALCANI
Bosnia.
La federazione yugoslava creata dopo la Prima Guerra Mondiale, da
quello che restava dell¹Impero Austro-Ungherese e dell¹Impero Ottomano,
riuniva insieme Musulmani, Cattolici e Cristiani Ortodossi. Con il crollo
del Comunismo, le difficoltà economiche hanno disintegrato lo stato
yugoslavo in tante piccole Repubbliche. Leaders ultranazionalisti facendo
leva sulle antiche rivalità etnico-religiose hanno perseguito
l¹espansionismo territoriale e l¹ideale di purismo razziale.
In particolare
il leader serbo Milosevic e la sua controparte croata Franjo Tudjman dopo
essersi combattuti in una sanguinosa guerra di secessione, nel 1991 hanno
rivolto le loro attenzioni alla Bosnia-Erzegovina, proggettando di
trasformarla in provincia serba e in provincia croata. In mezzo a questa
contesa si sono trovati i Musulmani bosniaci che sono stati oggetto di
persecuzioni e violenze.
Kosovo.
E¹ la più povera regione dell¹ex Yugoslavia. Nel 1989 il presidente
Milosevic negò al paese l¹autonomia politica . Una parte di serbi formarono
un¹esercito guerrigliero (KLA) per riottenere l¹indipendenza.
In dieci anni più di duemila kossovari furono uccisi a causa degli scontri
con i serbi o perchè vittime della pulizia etnica. Le forze militari
sostenitrici di Milosevic distrussero 300 villaggi costringendo più di
200.000 persone alla fuga. Dopo l¹intervento NATO e numerosi tentativi di
negoziati, che non dissuasero Milosevic dal suo piano di conquista del
Kosovo ,Francia, Stati Uniti e Inghilterra decisero di bombardare
pesantemente i punti nevralgici del potere di Milosevic. Nonostante questo,
i Serbi riuscirono a cacciare dalle loro case più di mezzo milione di
kossovari che fuggirono verso l¹Albania e la Macedonia.
L¹assalto aereo della NATO fu la più grande operazione militare e il primo
attacco armato alla sovranità di uno stato, dalla Seconda Guerra Mondiale.
Milosevic alla fine fu costretto ad ordinare alle sue truppe di ritirasi e
ad accettare l¹occupazione dell¹esercito NATO delle province.
INDONESIA
Con i suoi duecentoseimilioni di abitanti rappresenta la quarta più grande
nazione del mondo con un¹aerea che è due volte il Mar Mediterraneo. Additato
come modello di sviluppo economico lo stato indonesiano ha conosciuto un
rapido declino rivelando un sistema basato sulla violazione sistematica dei
diritti umani. La dittatura militare del Generale Suharto al potere nel
1966, fu la causa della morte di milioni di indonesiani.
AFGHANISTAN
Sin dai tempi dell¹invasione da parte della Russia avvenuta nel Dicembre del
1979, l¹ Afghanistan è stato un paese tormentato da conflitti e guerre
civili che non hanno lasciato mai spazio allo sviluppo economico e sociale
del paese. Il conflitto era inizialmente basato su due gruppi contrapposti,
uno con base a Kabul e sostenuto dai sovietici, l¹altro con base in Pakistan
e Iran supportato da miliardi di dollari statunitensi e arabi.
Con il crollo
del comunismo la situazione politica si è complicata. In Afghanistan è
fallita ogni trattativa politica e, come in Bosnia e in Somalia, perfino le
missioni umanitarie. E così l¹Afghanistan si affaccia nel nuovo millennio
come capitale dei campi minati, della produzione di oppio e degli abusi,
soprattutto ai danni delle donne, che sin dal trionfo dei Talibani vivono
recluse nelle loro case.
RUANDA
La notte del 4 Aprile 1994 l¹ aereoplano di Jouvenal Habyarimana Presidente
ruandese membro della tribù Hutu, fu abbattuto da un missile.Questo episodio
diede il via ad una serie di esecuzioni concepite da un gruppo di
estremisti Hutu, appoggiati da un gruppo di militari, nel folle tentativo di
mettere fine a decadi di scontri tra diversi gruppi etnici. Neanche le
Nazioni Unite, reduci dal fallimento somalo, riuscirono a trattare la pace.
Fu soltanto l¹intervento dei ribelli Tutsu che si imposero sull¹esercito, a
mettere fine al massacro. Oltre un milione di profughi Hutu emigrano allora
nella nuova Repubblica del Congo dando luogo ad un fenomeno migratorio dalle
conseguenze disastrose. Il campo profughi non era in grado di ammortizzare
un tale afflusso di rifugiati ed esplose un¹epidemia di colera che falciò
oltre trentamila Hutu in poche settimane.
Catalogo Contrasto
Inaugurazione martedì 10 Aprile 2001 alle ore 19
Orario tutti i giorni dalle 10 alle 21 chiuso il martedì
Ingresso L.15000
Per informazioni e foto stampa:
Contrasto-Ufficio Stampa
Roberta de Fabritiis
Tel.06328281
Fax.0632828240
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