Espongono: Luca Crotti e Matteo Pagani. Le opere esposte, dal forte impatto emotivo, rappresentano in modo personale le ''storie'' della tradizione religiosa occidentale per mezzo di una sapiente tecnica ad olio.
Luca Crotti e Matteo Pagani
Domenica 2 luglio 2006 alle ore 21,00, a cura della Galleria del Carbone, inaugura la mostra intitolata ''Sacra'' di Luca Crotti e Matteo Pagani.
I due giovani artisti reggiani provengono dall'Accademia di Belle Arti di Bologna ed in particolare dal biennio specialistico , corso tenuto dal Prof. Daniele Degli Angeli.
Le opere esposte, dal forte impatto emotivo, rappresentano in modo personale le ''storie'' della tradizione religiosa occidentale per mezzo di una sapiente tecnica ad olio.
La mostra gode della presentazione in catalogo di Patrizia Rampazzo.
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L’aggettivo ''sacra'' che accompagna il sostantivo ''arte'' nel titolo di questa ennesima mostra realizzata dalla Galleria del Carbone, mette in campo due mondi che la storia ha visto spesso in netta congiunzione, l’uno definizione dell’altro, il primo (la sacralita') inteso come circoscrizione di un contesto; il secondo (l’arte) inteso come mezzo di espressione o modo di tradurre per mezzo dell’immagine temi ispirati alla sacralita'.
Se, poi, sfrondiamo il ''sacro'' di alcuni dei suoi rami, arrivando a definirne il solo contesto religioso, la scelta artistica che la storia dell’arte ha operato mette sicuramente in luce uno dei ''motori'' piu' prolifici che l’arte abbia mai trovato.
L’arte nelle sue accezioni religiose ha permesso, cosi', l’introduzione di simbologie, topoi che hanno attraversato il tempo e lo spazio, offrendo esiti di sicuro successo in ogni periodo della storia, dai prodromi paleocristiani, in cui la presenza di simboli e di acrostici costitui' senza dubbio un segno vitale forte, fino agli esiti di innovazione della pittura due-trecentesca, per giungere in modo nuovo al seicento ed alla sua straordinaria produzione sacra.
Fatto sta che l’interpretazione pittorica del fatto verbale o scritturale ha da sempre coinvolto (e anche fatto discutere) fittissime schiere di artisti e di religiosi; certo, spesso la parola ha predominato ma anche la parte figurativa era sempre assai considerevole anche se comunque il loro rapporto poteva variare costantemente da un paese all’altro e da un’epoca all’altra.
Trovarsi di fronte, oggi, a due giovanissimi artisti che si sono voluti relazionare con un tema cosi' ''abusato'' come quello della religione e della sacralita' dell’immagine, colpisce come spesso ci colpisce qualcosa del tutto inaspettato.
Luca Crotti e Matteo Pagani affrontano il tema accostandovisi innanzitutto con uno spirito che tiene sicuramente in grande considerazione un ricco e cosciente sfondo culturale fatto di studi approfonditi di storia dell’arte e iconografia cristiana. Lo si assapora nella scelta delle tematiche e del loro sviluppo; la ricca alternanza tra immagine di oggetti-simbolo e quella di uomini-simbolo mette subito in luce questa precisa scelta.
Il tema del fico, come quello dell’uva o della melagrana fino alla mela stessa del peccato originale, contengono gia', ognuna di esse, in nuce la ricchezza della ''parola biblica'', il suo guardare con occhio attento alle forme della natura come ad una espressione della volonta' creatrice dell’Onnipotente ed al tempo stesso considerare gli elementi della natura come metafora del mondo degli uomini e delle sue situazioni.
Ogni frutto e' ''parola sacra'', in quanto protagonisti ognuno di uno o piu' momenti particolari del Libro sacro; cosi' il fico che diviene ora simbolo di sapere religioso, ora protezione e schermo come in Genesi (3,7) in cui Adamo ed Eva cuciono foglie di fico per farsene cinture, o come in Re (1,4) in cui gli alberi chiedono al fico di regnare su di loro. Anche il Nuovo Testamento assume il fico come simbolo: Gesu' lo maledice (Matteo, 21; Marco 2,12 e segg.) riferendosi al sapere che esso rappresenta.
Come il fico, l’uva ed il vitigno assumono un amplissimo valore simbolico in ambito religioso, dal contesto veterotestamentario in cui la vite e' vista come albero messianico (Michea 4,4; Zaccaria 3,10), a quello del Nuovo Testamento in cui Gesu' proclama di essere il vero ceppo di vite e che gli uomini non possono essere la vigna di Dio se non dimorano in lui; da ultimo il simbolo e' stato utilizzato anche da Papa Benedetto XVI, il quale, durante la prima ''uscita'' pubblica dopo la sua proclamazione a pontefice, davanti ad una Piazza S.Pietro gremita ha affermato di essere ''umile servo nella vigna del Signore''. La melagrana dal canto suo, cosi' come tutti i frutti ricchi di semi (cedro, arancia, zucca) e' simbolo di fecondita' e di discendenza numerosa; tema questo che, nella mistica cristiana, assume tutti i connotati della fecondita' di carattere spirituale, simbolo delle perfezioni divine nei loro innumerevoli effetti.
Questi temi simbolici sono affrontati da Crotti e Pagani con una tecnica ed una modalita' pittorica nuove, che, pur ''strizzando l’occhio'' a Caravaggio, sono portatori di ottime ed ineguagliabili novita'. L’uso del fondo monocromo, i colori non troppo pastosi, la netta sensazione di un’iconografia nuova che nell’antico trova i suoi tratti di ispirazione, fanno di quest’arte un’originale approccio al senso di profondita' che la parola ispira.
Come nei frutti, anche nell’affrontare le figure umane Crotti e Pagani sanno ben mescolare racconto e simbolo, in una miscela di realismo, ironia e fascino d’infanzia.
La ricchezza degli sguardi del bambino Isacco, del bambino S.Sebastiano, del piccolo S.Giorgio che uccide il drago solo sulla carta, ma anche della bambina che e' simbolo di delicatezza e spontaneita', sembrano essere da un lato un chiaro richiamo agli episodi sacri dello stesso Isacco destinato ad essere sacrificato sull’altare o del S.Sebastiano ferito dalle frecce, ma sembrano riferirsi anche alla dolcezza degli episodi della Vergine bambina o alla spontaneita' tout court che appartiene soltanto al mondo, privo di malizia, dei bambini, spesso vittime del mondo assurdo degli adulti.
La pittura diviene complessa, pur nel chiaro figurativismo, perche' ricca di simbologie lette, ri-lette ed affrontate alla luce di un percorso che, un istante dopo l’altro, sembra voler dare un segno nuovo a tematiche sempre attuali, nella direzione sacra del mondo umano.
- Michele Govoni
Galleria del Carbone
Via del Carbone, 18/A - Ferrara