Giacomo Balla
Lucio Fontana
Gino Severini
Enrico Prampolini
Dario Evola
Osvaldo Licini
Mario Radice
Bruno Munari
Luigi Veronesi
Ugo Attardi
Giulio Turcato
Achille Perilli
Afro
Emilio Vedova
Antonio Corpora
Vasco Bendini
Tancredi
Gastone Novelli
Mario Schifano
Santomaso
Alberto Biasi
Agostino Bonalumi
Enrico Castellani
Dadamaino
Gabriele Simongini
Sei decenni di astrattismo italiano raccontati attraverso 57 opere firmate dai piu' importanti artisti italiani del Novecento. Fra gli artisti in mostra vanno segnalati i nomi di Boccioni, Severini, Prampolini, Evola, Licini, Radice, Munari, Veronesi, Attardi, Turcato, Perilli, Afro, Vedova, Corpora, Bendini, Tancredi, Novelli, Schifano, Santomaso, Biasi, Bonalumi, Castellani, Dadamaino. A cura di Gabriele Simongini.
La fiamma di cristallo: da Giacomo Balla a Lucio Fontana e...
a cura di Gabriele Simongini
Sei decenni di
astrattismo italiano raccontati attraverso 57 opere firmate dai piu'
importanti artisti italiani del Novecento: Boccioni, Dorazio, Caporossi,
Burri, Biasi, Trampolini, Veronesi, Soldati, Munari, Severini, e molti
altri. Tutto questo e' “Astrattismo italiano 1910-1970.
La fiamma di
cristallo: da Giacomo Balla a Lucio Fontana e…", mostra organizzata
dall’Associazione culturale Trifoglio, in collaborazione con la Regione
Abruzzo, la Provincia ed il Comune di Chieti, in programma dal 30 giugno
al 15 ottobre 2006 nella splendida sede del Museo Archeologico Nazionale
di Chieti.
Un evento espositivo eccezionale, curato da Gabriele Simongini, che per la prima volta offre la possibilita' di ripercorrere le
tappe della pittura astratta italiana in un percorso cronologico che
parte dal 1910 e arriva al 1970.
Tra gli obiettivi della rassegna quello
di dimostrare l’assoluta eccellenza del nostro astrattismo, tanto per la
precocita' della sua nascita quanto per l’indiscutibile valore dei suoi
risultati creativi, ricercandone una peculiare identita' nell’accostamento
di artisti apparentemente molto diversi fra loro sotto il segno di quella
che viene definita la “Fiamma di Cristallo".
Punto di partenza di questo
particolare astrattismo e' il modulo (ne e' emblema naturale il cristallo
come immagine di regolarita' di strutture specifiche): principio, elemento
e tassello strutturale che nella pittura astratta italiana si moltiplica
senza ripetersi troppo rigidamente, entrando in cortocircuito con la
sorpresa inventiva e variabile del colore-luce (la fiamma). Ne viene
fuori una geometria sensuale, mutevole, in divenire, “la Fiamma di
Cristallo" appunto. Nell’astrattismo italiano, sia pure con gradazioni
differenti, la perfezione e le geometrie senza residuo del cristallo come
emblema dell’eterno si uniscono al colore-luce del vivente.
Ogni
artista, in questo moto pendolare e metaforico che va da un estremo
all’altro, puo' essere di volta in volta piu' vicino alla vitalita' in
movimento della fiamma oppure alla struttura regolare del cristallo,
anche se spesso prevale una relazione dialettica fra i due poli e non
mancano punti di equilibrio quasi assoluti esaltati dalla continuita'
spaziale: proprio per metterli in rilievo nel contesto di questa
ipotetica linea astratta italiana della “fiamma di cristallo", in mostra
sono esposte due opere, invece che una, degli artisti ritenuti piu'
emblematici di tale equilibrio, senza che cio' implichi alcuna
attribuzione di una maggiore importanza dei pittori doppiamente
rappresentati rispetto agli altri.
Immagini evidenti della “fiamma di
cristallo" in quanto “moduli" elastici e variabili sono ad esempio le
Compenetrazioni iridescenti di Balla (in mostra figura un suo Studio per
compenetrazione iridescente del 1912 oltre ad una Velocita'
d’automobile+luci (studio) del 1913) ma pure il “taglio" e il “buco" di
Fontana (esemplificati a Chieti dal Concetto spaziale n.5 del 1960 e dal
Concetto spaziale, Attese del 1961) e poi gli “elementi" di Capogrossi (
ben evidenti a Chieti nella Superficie 729 del 1950 e nella Superficie
436 del 1959-69), le bande di colore di Dorazio (rappresentato da Il
Ponte di Carlo del 1947 e da Sempre verde del 1959) o i segni strutturali
dell’Accardi (esemplificati in mostra da Battaglia del 1954 e
Integrazione, del 1957).
L’astrattismo italiano e' quindi assolutamente
originale nel suo “lirismo costruttivo" innervato dal modulo-luce e da
una ininterrotta continuita' spaziale. Nella mostra presentata a Chieti
si sperimenta una duplice possibilita' di lettura: quella in qualche modo
piu' didattica, per tutti i visitatori, propone un itinerario sintetico
lungo sessant’anni di astrattismo italiano e in una accezione larga che
abbraccia anche certo informale e determinati indirizzi di pittura
oggettuale; l’altra, un po’ piu' specialistica ma certo non rigidamente
elitaria, si fonda invece sull’individuazione della “fiamma di cristallo"
nei suoi punti di maggiore equilibrio fra colore-luce e modulo esaltati
dal continuum spaziale, una sorta di fil rouge che corre dentro la
mostra senza condizionarla piu' di tanto. O, se si vuole, una mostra nella
mostra.
Come scrive Gabriele Simongini nel suo contributo al catalogo
della mostra, “la straordinaria bellezza della sede neoclassica che
ospita questa mostra, il Museo Archeologico Nazionale di Chieti, con il
suo mirabile patrimonio di opere stabilisce un sorprendente dialogo con i
quadri astratti ora esposti.
La potenza originaria, quasi archetipa e la
magnetica arcaicita' del Guerriero di Capestrano danno immagine a valori
di purezza in qualche modo primordiale che sono anche la meta
contemporanea di parecchi artisti informali: come non pensare al gruppo
“Origine" di Burri e Capogrossi? Del resto, su un altro versante,
l’aspirazione a una misura classica rinnovata e' poi la linfa di quasi
tutto l’astrattismo italiano, soprattutto di quello degli anni Trenta e
suscita quindi tante riflessioni l’accostamento nello stesso museo dei
quadri di Magnelli, Reggiani o Soldati, solo per fare tre nomi, alla
mirabile statuetta di Ercole Curino".
Nei sessant’anni presi in esame
da questa mostra si possono individuare tre grandi stagioni
dell’astrattismo italiano: quella pionieristica, irregolare e fortemente
originale degli anni Dieci con evidenti radici futuriste; quella
radicalmente e decisamente aniconica dei primi anni Trenta che si afferma
in senso anche europeo con gli artisti della Galleria del Milione di
Milano e con il Gruppo di Como; la terza, molto articolata e complessa
(basta pensare all’informale), che inizia nel secondo dopoguerra, con
decisi inserimenti in contesti internazionali e con molteplici gruppi.
Questa fase puo' considerarsi conclusa nella sua spinta propulsiva tra la
fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, con un evidente
mutamento di scenari che la mostra di Chieti non ha la pretesa di
indagare.
Fra gli artisti in mostra vanno segnalati i nomi di Boccioni,
Severini, Prampolini, Evola, Licini, Radice, Munari, Veronesi, Attardi,
Turcato, Perilli, Afro, Vedova, Corpora, Bendini, Tancredi, Novelli,
Schifano, Santomaso, Biasi, Bonalumi, Castellani, Dadamaino.
Museo Archeologico Nazionale d'Abruzzo
(villa comunale) - Chieti