Da sempre Gallino usa la fotografia come tramite espressivo privilegiato, adoperandola, pero', in chiave manipolatoria, distante sia dalla tentazione naturalistica che da quella, opposta, di registrazione del reale nella sua accezione documentaria.
Fumetto protetto
Il lavoro di Theo Gallino e' spiegabile a partire dal suo inquadramento storico in questa fase di contemporaneita' avanzata. Le opere di Gallino sono la sintesi di una ispirazione feconda, di un rapporto con il linguaggio dell’arte serio e motivato che non si accontenta, come spesso avviene oggi, di meri esercizi di stile, piu' o meno formalmente eleganti, o della scorciatoia offerta da trovate ad effetto, e tanto meno di un appiattimento linguistico sul reale, sulla poetica del frammento di quotidianita' estrapolato dal suo contesto ed offerto in omaggio a fruitori sempre piu' distratti ed irretiti dalla moltitudine dei linguaggi oggi vigenti.
Innanzitutto la composizione di Gallino, pur con una prevalenza di aniconicita', sa conciliarsi con l’immagine, sublimata nella sua evocazione di ombra, di fantasma sfuggente, intravisto e bloccato nell’attimo stesso in cui si pone alla nostra attenzione percettiva. Da sempre, infatti, Gallino usa la fotografia come tramite espressivo privilegiato, adoperandola, pero', in chiave manipolatoria, distante sia dalla tentazione naturalistica che da quella, opposta, di registrazione del reale nella sua accezione documentaria. Semmai Gallino adopera questa tecnica come possibilita' di incessante sperimentazione, costruendo con essa un tramite in direzione dell’apparentemente distante pittura, e non solo. Per fare questo l’artista si avvale del viatico offerto dalla tecnica, ancora adoperata, pero', con una modalita' "modernista", dal sapore quasi artigianale. Infatti Gallino si serve di un procedimento che ricorda da vicino, pur non essendo la stessa cosa, quello adottato dal grande alchimista dell’immagine che fu Man Ray per le sue “rayographies".
Per raggiungere quell’effetto poetico sapientemente in bilico tra figura ed astrazione Gallino si avvale di un esemplare ed insolito reperto oggettuale tratto dalla normale quotidianita' Si tratta del “pluriball", di quel materiale plastico caratterizzato dalla presenza di una fitta e continua serie di minuscole bolle che vanno a creare un fitto reticolo dalla configurazione, per certi aspetti, soprattutto inerenti la psicologia percettiva, gia' di per se' “artistici". Questo materiale, per le sue capacita' di avvolgere dolcemente ma con modalita' ferma gli oggetti che gli vengono affidati, evoca un senso di protezione dagli urti del mondo esterno, ed il suo impiego nella poetica artistica indica una chiara analogia con quel mondo interiore che Gallino intende preservare, donandocelo nella sua rappresentazione lirica ed evocativa. Ma il pluriball e' anche elemento esemplare rispetto alla ritualita' quotidiana della pratica dell’arte costituita, per gli artisti ma anche per i critici, soprattutto quelli impegnati nell’organizzazione e divulgazione della scena contemporanea, non solo dai momenti in cui l’ispirazione e' libera di esplicitarsi nell’azione compositiva od in quella dello studio e della scrittura, ma molto spesso, assai piu' prosaicamente, in gesti di normale concretezza manuale da cui dipendono le modalita' divulgative e didattiche dell’arte.
Quindi un materiale all’apparenza banale ed utilitaristico e' in grado di simboleggiare metaforicamente vizi e virtu' dell’arte contemporanea. Ma Gallino e' artista consapevole, quindi l’uso che lui fa del pluriball non si limita ad un troppo facile ready-made, ad un uso “secondario" dell’oggetto, tratto dal quotidiano e posto, tra virgolette, ad assumere insolita funzione poetica, anche se la scarsa consuetudine all’uso artistico di questo materiale avrebbe forse potuto costituire, di per se', motivo sufficiente. L’artista, viceversa, interviene con modalita' “primarie" sull’oggetto, costruendo, con l’intervento diretto e l’inserimento di materiali, nonche' con la stampa fotografica, inserti visivi insoliti ed inediti, ed il “pluriball" pare in questo caso tornare alla sua originale funzione di raccoglitore affidabile e protettivo.
Ma Gallino non poteva fermarsi a questo pur efficace progetto : la sua ricerca sul concetto di “contenitore" e' andata oltre, si e' arricchita di inedite varianti con le nuova serie di lavori realizzati, le “scatole alchemiche" ed i “fumetti protetti" che costituiscono il corpo portante di questa importante personale presso la galleria di Sabrina Raffaghello. Nelle “scatole alchemiche" le figure giacciono sofficemente custodite all’interno di contenitori dalle forme variabili, avvolte da un liquido amniotico composto da cera ed anilina. Nell’allestimento oggetto di questa presentazione immagini su pellicole trasparenti echeggianti gli stereotipi sempre attuali della “low culture" galleggiano in contenitori che sono poi quelli a noi familiari delle vecchie conserve della nonna poggiati su tavolini opportunamente foderati dall’onnipresente pluriball, in coerenza con quel dialogo tra memoria ed innovazione tipico della poetica dell’artista. I “fumetti protetti", presentati di recente a Torino nella rassegna “L’immagine reincantata" da me curata presso la Fusion Art Gallery sono icone tratte da pubblicazioni nel cuore di molti, da Tex a Dylan Dog, e si presentano su supporto bidimensionale, quindi in apparenza con una dinamica espositiva “classica".
In realta' il procedimento compositivo e' complesso : Gallino per approdare al risultato finale si avvale di un materiale ormai introvabile in commercio. Si tratta del “floc", un composto plastico con cui negli anni ’70 si cerco' di sostituire il velluto. Con una procedura da lui definita “floccaggio" l’artista “filtra" l’immagine fotografica con questo materiale ponendo la sequenza estrapolata dalla dimensione narrativa fumettistica per la sua esemplarita' di “parte per il tutto" all’interno di un contenitore virtuale ma percettivamente concreto, in coerenza con la sua volonta' di preservare tenacemente la dimensione onirica e mnemonica.
Edoardo Di Mauro, maggio 2006.
Inaugurazione: Sabato 29 luglio dalle 18.30
Sabrina Raffaghello Arte Contemporanea
via Cairoli 42 - Ovada
Orari: mercoledi' e giovedi' 10-12.30, venerdi' e sabato 10-12, 17-19.30, venerdi' 21-23, domenica su appuntamento.