Eco. Le composizioni dell'artista sono costruite come fossero sfondi scenografici di un videogioco i cui motivi provengono tutti da un'enorme archivio che si riproduce automaticamente e in modo aleatorio.
Eco
L'opera di Lex Vogtli sfugge a facili catalogazioni. Si corre il rischio di essere tratti in inganno dalle altalenanti scorribande dell'artista, dai saccheggiamenti ai piu' disparati stili o dalle sue fascinazioni per i generi della pittura, quella del passato, quella piu' attuale, o piu' generalmente per la storia delle immagini. Le sue composizioni sono costruite come fossero sfondi scenografici di un videogioco i cui motivi provengono tutti da un'enorme archivio che si riproduce automaticamente e in modo aleatorio.
Il videogioco richiede sempre una certa complicita'; il suo lessico malgrado tutto e' limitato, ma deve essere assimilato velocemente ed interpretato dal giocatore attraverso il solo bagaglio dell'esperienza e della memoria visiva.
Il gioco in cui l'artista basilese ci immette e' pero' parte di una realta' in cui a prima vista mancano i punti di riferimento piu' classici: gli elementi narrativi, la direzione e le indicazioni di percorso,... Per esempio piu' che personaggi troviamo oggetti e materiali che attraverso le loro proprieta' caratteristiche esprimono dinamiche inaspettate, giochi pirotecnici di forme e colori, o sinestesie di odori e percezioni tattili. E' un mondo sospeso tra la macro realta' del presente - espressa tramite elementi che rimandano ad un immaginario contaminato dalle varie forme di diffusione mediatica, quello dell'uomo contemporaneo - e la microrealta' del passato - visto come simulacro del nostro imprescindibile bagaglio culturale, che per essere liberato e reso espressivo deve bruciare di fuoco proprio e consumarsi in un esperienza.
Questo spiega l'interesse dell'artista per l'accostamento tra la riproduzione iperrealista di materiali sintetici come la moquette da calcetto o la carta millimetrata ad elementi piu' ''folkloristici'' o ''stereotipati'' (il cestino di vimini, il busto trafitto dalle frecce). Se da una parte le possibilita' percettive espresse da un materiale sintetico sono esasperate nella loro natura - riprodurle in stile iperrealista ne raddoppia l'artificialita' - dall'altra gli oggetti che l'iconografia kitsch designa involontariamente gia' come vuoti di significato, divengono ora qualcosa di concreto, una forma e la sua epifania.
In fin dei conti si tratta di ''rimanenze'', dettagli rubati a scenografie piu' nobili o semplicemente necessari alla narrazione di un evento specifico. Spesso questi oggetti sono liberamente sottratti da un'iconografia che potremmo definire globale, tant'e' vero che le loro radici culturali non possono piu' essere ricondotte ne' alla cultura pop americana, ne' alla maniera, o alla piu' attuale ''cattiva pittura'', ma al massimo alla piu' anonima computergrafica.
L'ipotesi che l'opera di Lex Vogtli possa far leva su un atteggiamento citazionista un po' acerbo, o una vocazione alla plagio furbamente erudito viene subito smentita, per esempio dalla totale assenza di icone riconoscibili. Non troverete ne' Marylin Monroe, ne' la Madonna con bambino e nemmeno le ragazzine dei ritratti di John Currin nell'opera di Lex Vogtli, cosi come non c'e' traccia di alcun elemento espressamente simbolico.
I soggetti ritratti sono giusto quello che devono apparire: forme e colori in relazione tra loro. Sono le dinamiche che nascono dal loro accostamento a definire il rapporto tra gli oggetti. Lo spettatore deve spogliarsi del suo bagaglio culturale, o per lo meno imparare ad osservarlo da altre angolazioni e, rimettendo in gioco la sua capacita' d'astrazione, cogliere il filo sottile che ne costituisce la prospettiva e in fin dei conti la narrazione.
Vernissage: 16.09.'06 a partire dalle ore 18:00
La rada
P.zza Remo Rossi (Ex scuole comunali) - Locarno
Orari d'apertura: ma, gio-sa 15:00 - 19:00