Un progetto di Daniele Pario Perra, Giancarlo Norese e Roberto De Luca. I tre artisti hanno progettato una serie di installazioni legate all'antinomia tra fama e fame. A cura di Riccardo Lisi.
Un progetto di Daniele Pario Perra, Giancarlo Norese e Roberto De Luca
a cura di Riccardo Lisi
E la fama?
Carlo Goldoni
E la fame?
Carlo Gozzi
(epigrafe a Leonce und Lena di Georg Buchner)
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L'antinomia tra fama e fame - cosi' evidente da divenire oggetto di polemica tra questi acerrimi rivali nella scena veneziana di due secoli e mezzo fa - puo' essere tema portante di un progetto espositivo di arte contemporanea?
Nell'Italia di oggi (che per il Ticino e' comunque perenne punto di riferimento) tale binomio appare probabilmente risolto con facilita' in un'alquanto diffusa ''fame di fama'' e null'altro appare di maggior rilevanza da conseguire - magari presto e con lieve onere - un'immortalita' apparente che l'apparire in tv (il bisticcio e' voluto) dovrebbe donare. Si e' giunti al punto che forse solo il ''passaggio televisivo'' dia prova di esistenza di un'essere umano: italiani non piu' creature di Dio, ma forse nemmeno di mamma, se non specificamente di mamma Rai (e Mediaset nondimeno)! Naturalmente tale iperbole e' applicabile anche al resto del mondo divenuto per lo piu' audience televisiva, ma certamente il predominio televisivo sugli altri media assume nella vicina penisola livelli inusitati, laddove l'antica carta stampata e il moderno web sembrano un po' arrancare.
Gli artisti che hanno immaginato questo progetto ''a sei mani'' son due italiani (Pario Perra e Norese) e un italosvizzero operante a Berna (De Luca) per cui non possono non percepire il peso che l'essere famosi - in un certo modo e per determinate vie - ha assunto nell'Italia di oggi ancor piu' che in quella della Dolce Vita e della Cinecitta' che fu (su cui ha stravinto la Cinecitta' quartiere della casa del Grande Fratello italico). Che dire, poi, di quei presunti famosi ridotti alla fame esibita in isole remote, ma intensamente telesorvegliate?
De Luca, Norese e Pario Perra come artisti son certo anche consapevoli del lato opposto della medaglia: se vi e' sempre stato, tra gli scopi del fare arte, il conseguimento di una certa fama, e' ancor oggi vero purtroppo che sussistono viscosita' e ristrettezze di mercato tali per cui artisti anche interessanti e critici validi rischiano di far la fame (sempre riferendoci soprattutto all'Italia). Forse Maslow oggi direbbe che cercando fama senza risolver prima la sicurezza del vitto quotidiano ai prezzi dell'era dell'euro comporterebbe il rischio di cader dalla sua nota piramide dei bisogni? Forse, ma torniamo alla mostra che apre la stagione autunnale delle esposizioni a la fabbrica (Losone).
La prima installazione, accedendo alla mostra, e' decisamente rappresentativa dell'approccio connotato d'intelligente sarcasmo che questi artisti posseggono tra le frecce al proprio arco. Si tratta di quel gioco di bimbi in cui ci si bilancia e ci si rilancia l'un l'altro. Daniele Pario Perra ha posto su un braccio di tale bilancia la Fame, esorcizzandola molto materialmente con una quantita' discreta di umilissime patate. Per controbilanciare poche patate son necessarie tante gocce di vanita', tante palle da albero di Natale luccicanti e multicolori: dunque la fama a fatica riesce a bilanciare il peso della fame...
Pario Perra per questo progetto ha scelto di esporre anche un suo lavoro in qualche modo parassitario: con la medesima tecnica impiegata nel restauro di pregiati affreschi antichi, ha sovente strappato dal muro e ricomposto su pannelli graffiti apparsi nella pubblica via e caratterizzati non tanto da un valore estetico tale da ricondurli alla street art, quanto a una fame di comunicazione verbale scritta, pari solo alla sua ambiguita' e al mistero sulla figura del suo autore. Con questi strappi l'artista bolognese rende oggettivamente in qualche modo immortali e famosi dei creatori anonimi anche perche' a rischio di critica diffusa e di ammenda...
Sempre nella prima sala espositiva troviamo un'altra installazione decisamente ludica, stavolta ad opera di Roberto De Luca: centinaia di lecca lecca con cui il pubblico nella sola serata d'inaugurazione e' invitato a cibarsi - previa prolungata leccatura - dell'effigie dell'artista stesso. Sulla bocca di tutti e' il titolo di questa installazione con cui l'artista bernese certamente entrera' nei ricordi del pubblico della mostra losonese, e lo scopo di conseguire la propria fama e' dunque raggiunto (almeno qui...)!
Anche De Luca ha notato che creazioni anonime posson divenire forme d'arte in qualche modo involontaria. In una sua vacanza sull'isola baltica tedesca di Usedom ha potuto osservare costruzioni multicolori apparentemente realizzate da ignoti bagnanti al solo scopo di proteggersi da un vento costante nella forza e nella direzione. Le prove di tale usanza, rappresentate da una serie di trenta fotografie scattate da De Luca, rivelano invece un tratto forse distintivo del popolo germanico: la facilita' al conformarsi, in questo caso realizzando paraventi sovente di forma similare. E pero' ben diversi - se non altro - nei bei colori e nei disegni. Dall'invito scopriamo anche vere stanzette costruite sulla sabbia, ma perfettamente uguali ed allineate: paradigma dell'iperrazionalismo urbanistico di questi architetti senza nomi ne' titoli.
Infine il milanese Giancarlo Norese presenta un video - e le relative foto di scena - appositamente realizzato (come le installazioni degli altri due artisti) per questa esposizione. Egli ha lavorato su un personaggio campione di fama - da decenni e di nuovo in questi giorni di battage cinematografico - e sul suo alter ego, misero essere umano privo di poteri e di potere.
Naturalmente trattasi di Superman e del suo alias uomo comune, il travet Clark Kent.
In questo video un Kent nella moltitudine - e cioe' lo stesso Giancarlo Norese - veste i panni di Superman, ma e' costretto a scontare il peccato della sua umanita' piangendo a dirotto per tutta la durata della ripresa. In fondo anche Superman e' ''man'' e va incontro al suo destino... Rimane nello spettatore un’adeguata scarsita' d’informazioni sul perche' di tale afflizione, ma anche la consapevolezza, come scrisse Terenzio, che Homo sum et nihil humanum alienum puto.
Di questo artista va segnalata la presenza in Ticino anche nel weekend successivo all'inaugurazione: un suo lavoro in forma di libro e' stato scelto da Noah Stolz e prodotto da la rada per partecipare alla prima edizione del festival di letteratura e traduzione Babel, a Bellinzona.
vernissage sab. 16 settembre h 19.00
la fabbrica
via Locarno 43a - Losone
orari d'apertura:
mar 10-14, 17-21; mer-ven 10-14, 17-22.30; sab 17-23