Grafio
Prato
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Angelo Formichella
dal 4/5/2001 al 5/6/2001
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Segnalato da

Studio Angelo Formichella




 
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4/5/2001

Angelo Formichella

Grafio, Prato

Quasi tutti gli oli di Angelo Formichella sono paesaggi di architetture affacciati sul mare, geografie ideali che nel segnare il limite tra acqua e terra sembrano invitare anche l'architettura a farsi presidio ideale di un margine inteso come una linea assoluta e definitiva, metaforica frontiera teorica e formale che distingue un prima e un dopo, una verita' da un'illusione, un principio dalla sua interpretazione. (Franco Purini)


comunicato stampa


Un'attesa
Negli oli ben composti e cromaticamente accurati di Angelo Formichella circolano umori diversi, che collaborano a definire un'atmosfera sospesa e incantata, piena di attesa per un evento imminente. Il primo consiste in una venatura metafisica, che rimanda a certe spiagge e scogliere dechirichiane abitate da mitiche e trasognate architetture, instabili realtà insidiate da una poetica assenza. Il secondo è uno spirito streamliner che sagoma con ispirazione futurista masse e superfici, dando ad esse un andamento mobile e fuggente; il terzo si identifica in una volontà narrativa nutrita di sintesi, che con poche pennellate matericamente dense racconta un carattere architettonico, suscitando dal mondo da cui esso proviene suggestioni remote. Osservando queste piccole tele vengono alla mente nomi illustri quali quelli di Mario Sironi, Angiolo Mazzoni, Adalberto Libera, riferimenti precisi affioranti da un tessuto di citazioni espressioniste e razionaliste che evocano gli anni venti e trenta come un leggendario spazio del desiderio e della fantasia.

Quasi tutti gli oli di Angelo Formichella sono paesaggi di architetture affacciati sul mare, geografie ideali che nel segnare il limite tra acqua e terra sembrano invitare anche l'architettura a farsi presidio ideale di un margine inteso come una linea assoluta e definitiva, metaforica frontiera teorica e formale che distingue un prima e un dopo, una verità da un'illusione, un principio dalla sua interpretazione. Costruiti sul confine tra terra e acqua questi edifici dall'aspetto sorprendente rivelano i due elementi primari a se stessi, e lo fanno nel loro momento nativo, quando l'uno trascorre quasi nell'altro. Questa postazione estrema è esaltata dalla densità concettuale e figurativa del piccolo formato. In questo simile a Massimo Scolari, con le cui opere questi quadri dalla dimensione raccolta sembrano volersi confrontare, il giovane pittore architetto concentra nelle sue tele il contenuto arco gestuale della scrittura, nonché uno sguardo capace di fissarsi a lungo su un singolo frammento del mondo.

Il lavoro di Angelo Formichella si iscrive in quella tradizione di architetti disegnatori e pittori, - ormai ampiamente storicizzata da Gianni Contessi e Francesco Moschini - che soprattutto tra Roma, Milano e Firenze ha vissuto in anni non troppo lontani momenti di eccezionale impegno creativo. Riprendere oggi un cammino che aveva visto molte prove individuali confluire in una importante vicenda collettiva e che sembrava definitivamente interrotto, è una scelta significativa perché, al di là dell'autonomo valore artistico di queste opere, esse riaprono un discorso sull'architettura dotato di una complessità di motivazioni e di una seduzione iconica oggi rare. Più precisamente rivive in questa serie di vedute un'impronta radicale, nella quale un non sopito intento avanguardistico si allea a una energica attitudine sperimentale.

All'universo contemporaneo della visualità digitale le immagini di Angelo Formichella contrappongono un sentimento di estraneità, insieme elitario e marginale. Un essere dentro e fuori la storia accentuato dalla nostalgia di una meridiana perfezione solare oggi del tutto perduta, ricostruibile solo per mezzo di una archeologia della memoria, ovvero di una memoria della memoria. Dagli scenari solitari dipinti dal pittore/architetto dalla mano attenta, ma dallo sguardo ancor più acuto di quanto lo sia il suo tratto, manca l'uomo: forse è il suo ingresso - un ingresso temuto, più che auspicato - l'evento che essi attendono.
Franco Purini

Inaugurazione sabato 5 maggio ore 18.30

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