CRAC Centro Ricerca Arte Contemporanea
Cremona
via XI Febbraio, 80
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Daniela Bozzetto
dal 19/10/2006 al 17/12/2006

Segnalato da

Dino Ferruzzi



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Daniela Bozzetto



 
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19/10/2006

Daniela Bozzetto

CRAC Centro Ricerca Arte Contemporanea, Cremona

Vacui. "Le fotografie che presenta sono delle cartografie del locale, vicine all’originaria conoscenza, ordine disordinato immerse in una fisica delle singolarita' e delle relazioni, piccole invenzioni vicine al rumore di fondo sempre alla ricerca di un contatto, di un possibile segnale." (Dino Ferruzzi)


comunicato stampa

Vacui

Daniela Bozzetto, vive e lavora a Torino. Da tempo si occupa di fotografia con un linguaggio scarno e dai colori algidi, indaga l’essenziale come se avesse una lente d’ingrandimento, sonda come un biologo la superficie delle cose nei minimi particolari per ricercare tracce di esistenza, indizi che dicono degli oggetti e dei corpi, del loro essersi sfiorati.

Le fotografie che presenta al CRAC sono delle cartografie del locale, vicine all’originaria conoscenza, ordine disordinato immerse in una fisica delle singolarita' e delle relazioni, piccole invenzioni vicine al rumore di fondo sempre alla ricerca di un contatto, di un possibile segnale.
La Bozzetto ci parla del suo lavoro come di “immagini che suscitano situazioni contraddittorie, cariche di valenze emotive e vissuti personali in bilico tra una piacevolezza visiva e un vago senso di disagio.

I pezzi con uova e saponi testimoniano istanze di appartenenza e tentativi inconcludenti.
I contatti sono mediati, frustrati, di natura transitoria.
I saponi costituiscono un medium d’interazione ma effimero ed indiretto.
Si caricano dell’intimita' dell’altro ma contemporaneamente la cancellano lavandola via.

Ne rimangono tracce impermanenti nelle crepe, spaccature ramificate, si allargano, si insinuano nel profondo per poi consumarsi nell’infinitesimo passaggio.
Nelle uova l’appartenenza diventa fagocitazione, parto, poi distacco, vuoti da colmare, lacerazioni.

Nei paesaggi prevale un senso di distanza, impossibilita' di congiungimento.
Sono zone di confine, membrane separatorie, passaggi sospesi, luoghi da intravedere, varchi inaccessibili".

Cio' che sappiamo di questi spazi ci viene dal corpo delle cose stesse, dalla nascita e dalla morte, dalle semine, dall’invecchiare, dalla fatica e dall’usura, dal consumo e dal rifiuto.
Il corpo e' cosi' nudo, cosi' bianco, cosi' fragilmente assente da far emergere una varieta' di presenze, altri corpi, piccolo continuo nugolo di spazio stratificato di segni, tracce del vivente, di un reale fisico che dilaga nel suono permanente che inizia il mondo.
Dino Ferruzzi

CRAC
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