Face to face. In mostra la serie fotografica “Plasmando" composta da dieci stampe digitali che rispettano la sequenza in tempo reale della manipolazione di un calco in gomma (il busto dello stesso Garau). A cura di Stefano Elena.
Face to face
a cura di Stefano Elena
Arturarte propone la serie fotografica “Plasmando" di Paolo Garau (Roma, 1975), composta da dieci stampe digitali che rispettano la sequenza in tempo reale della manipolazione di un calco in gomma (il busto dello stesso Garau).
In occasione dell’inaugurazione della mostra, l’artista presentera' la performance “Face to Face", durante la quale il pubblico verra' coinvolto in un confronto tattile con l’altro, per un’esperienza fisica/emozionale che fungera' da premessa all’esposizione.
Dal testo di Stefano Elena, curatore della mostra:
<<Tocca per sentire, Garau.
Le sue mani sui corpi e sui calchi dei corpi palpano, stringono, strizzano quasi a far male, pur di provare l’odore dell’uomo oltre la pelle, il sapore effettivo dei modi nascosto sotto la buccia spessa che veste la forma e la rende conforme.
La cute e' una porta spugnosa chiusa contro l’essenza peculiare dell’individuo: assorbe la vita trattenendone in superficie, per il troppo imbevimento subito, tracce e solchi come appunti di viaggio, stigmate pavimentate percorribili da sguardi esterni di passaggio che automatici datano la figura limitandone la consistenza.
Garau preferisce per questo rinunciare all’ausilio della vista e accentuare quello del tatto, dedicandosi cieco al ritrovamento dell’uomo dentro l’uomo, oltrepassandone i rivestimenti e le protezioni corporee per raggiungere gli stimoli autentici, le spinte pure, calde e sensibili che vengono lasciate a tacere, segregate e tenute ferme dai margini comportamentali istituiti.
L’artista spinge forte sull’aspetto e lo deforma, aggrava manesco e prepotente il proprio approccio per intridersi e inzupparsi delle voglie tutte della persona, dei suoi trascorsi e le sue storie, i capricci, le aspirazioni, i rimpianti e i sogni. Diventa violento, Garau, per capire e per sapere, per conoscere e penetrare, per afferrare attimi che ritraggono l’attivita' di un’esistenza intera.
Come un sesto senso carnale e ricettivo, il tatto maggiorato di Garau, con le sue “hands on" impertinenti e curiose, porta a confidare nell’autenticita' passionale e necessaria di un rapporto diretto che, privo di compromessi, sappia annientare l’esilita' di cio' che non serve.
Toccare, toccarsi, entrare e stringersi, con i vari fraintendimenti del caso, puo' permettere un accostamento immediato all’altro, annullando da subito le incertezze e le paure che l’abitudine ci ha insegnato ad erigere. Con gli occhi chiusi Garau guarda e prova; prova a scoprire gli interni emotivi che non si vedono attraverso l’instaurazione di contatti pieni e primordiali come non ne esistono piu', rimpiazzati dall’incedere pressante di algide maniere patinate e inappetenti.
“Essa ignora" - scrive Stefano Bonnot, abate di Condillac, nel capitolo dedicato al tatto del suo “Trattato delle sensazioni" - “come deve dirigere la sua mano per portarla su di una parte del corpo, piuttosto che su di un’altra. Essa fa dei tentativi, sbaglia, riesce; osserva i movimenti che l’hanno ingannata e li evita; osserva quelli che han risposto ai suoi desideri e li ripete. In una parola, va a tastoni, e a poco a poco si fa un’abitudine dei movimenti che la rendono capace di vegliare alla sua conservazione".
Garau va a tastoni, per trovare se' e noi, improvvisando una danza disciplinata e schietta fatta di mani che sfiorano e lambiscono, che percuotono, per un faccia a faccia tra simili privato finalmente delle cortecce sottili o spesse disposte dall’apparenza.
Il progetto “Plasmando" - che invito a incontrare successivamente alla doverosa e propedeutica premessa performativa “Face to face" - vuole varcare il confine circoscritto e piccolo dell’esteriorita' che illude, per comprendere cosa realmente esista dietro quell’immagine ricorrente, gia' vista, che ci mettiamo addosso come un calco in gomma soffocante e inespressivo.
Alla ricerca di vitalita', vigori ed energie che a ben guardare - anzi, a ben toccare - sapranno ammettere almeno in parte l’urgenza di bisogni sotterrati.>>
Galleria Arturarte
strada statale 311 km 36,300 (Settevene Zona Industriale via Cassia) - Nepi (VT)