Associazione Contemporaneamente
Mostra di pittura. La macchina nei quadri di Nicola Torcoli e' un insieme di ingranaggi dettagliati tra i quali si nascondono uomini che sono ormai solo ombre camaleontiche. Stefano Abbiati individua delle celebri icone di combattenti e le affianca ad altre immagini, che sono invece parte di un album fotografico personale.
Stefano Abbiati/Nicola Felice Torcoli
"Niente di personale" recita il titolo, ma in realta' si tratta di una doppia personale dei giovani pittori Stefano Abbiati e Nicola Torcoli che per l’occasione hanno studiato un progetto comune presentando i propri lavori individuali.
E’ una formula funzionale: “Niente di personale". Andrebbe recitata guardando fisso il vinto, l’umiliato o il cadavere del nemico, prima di voltare i tacchi e andarsene dimenticandolo a terra, magari soffiando sulla canna della pistola. La si puo' usare come premessa, avvertimento e scusante, un ultimo ammiccamento prima di affondare la spada.
Cosa si puo' controbattere a chi usa questa frase per giustificare un qualsivoglia sfregio e perfino una mattanza? “Niente di personale", si pronuncia con leggerezza e suona come una pesantissima pietra messa sopra.
Questo per dirvi che siete liberi di crederci o meno quando vi diciamo che in questa mostra non c’e' niente di personale.
La macchina nei quadri di Nicola Torcoli e' un insieme di ingranaggi dettagliati tra i quali si nascondono uomini che sono ormai solo ombre camaleontiche. La macchina e' una citta' che viene messa sotto i ferri, edificata e distrutta in un estenuante ciclo perpetuo, tale da non rendere distinguibili il momento della costruzione da quello della demolizione. La macchina e' fascinazione e repulsione.
Laddove vi sembrasse di riconoscere nei quadri di Nicola Torcoli proprio l’incubo metropolitano nel quale voi abitate e lavorate e vi perdete - premettiamo - “Niente di personale".
Abbiati individua delle celebri icone di combattenti, caduti o frontalmente posti a fissare l’obiettivo. Prese queste immagini le affianca ad altre, che sono invece parte di un album fotografico personale, e le confonde sullo stesso tavolo come nel gioco delle tre carte. In una visione d’insieme la “beffa" e' evidente: una grigliata domenicale tra amici non e' dissimile dall’autopsia sul corpo di Ernesto Che Guevara. Abbiati applica poi un commento ironico o spietato ai suoi quadri, lo fa con “altra mano", quasi a intervenire non fosse lo stesso pittore, e dissacra cosi' a margine il suo lavoro.
Laddove vi sembrasse di riconoscere nei quadri di Stefano Abbiati personaggi noti, politicamente identificabili - avvisiamo - “Niente di personale".
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