I silenzi di Chernobyl - Mostra fotografica. Quello che viene proposto dal reporter reggiano e' una raccolta di immagini toccanti dove emerge tutta la tragicita' della pesante eredita' dell'incidente di Chernobyl.
I silenzi di Chernobyl - Fotografie
Dopo aver calcato la scena reggiana approda a Bologna il progetto fotografico I SILENZI DI I silenzi di Chernobyl.
Le immagini di questa mostra, opera di Erik Messori, reporter reggiano abituato a scenari di guerra, che ha visitato le lande di Chernobyl, trasudano di silenzi fragorosi, rotti dal vento che fa sbattere le cose fra loro; esse emanano una sensazione di angoscia impotente, di fronte a tanto incontrollato manifestarsi delle forze naturali che, provocate e non controllate, hanno sprigionato la loro potenza e la loro mortale attivita' libera ha causato “il Disastro di Chernobyl".
In questo ventesimo anno da quell’infausto 1986 le opere di Messori ci stanno a significare quanto siamo piccoli ed impotenti di fronte a simili eventi; sono li' a ricordarci di non dimenticare, perche' ancora per molte generazioni dovremo avere a che fare con le conseguenze di questo disastro, inconsapevoli protagonisti di mutazioni, malattie nuove, o vecchie ma piu' gravi, causate dalla radioattivita'.
Ora quei posti sono terra di nessuno, presidiata da forze militari, restie a fare circolare persone, che comunque cominciano e non da ora a riabituare quelle terre. Sono vecchi che “voglio morire dove sono nato", giovani donne e bambini, sfollati da aree di guerra, Ceceni, Inguscezi, Azeri, che “piuttosto di morire con una pallottola in testa, se devo morire e' meglio che lo faccia qui dove mi dicono che l’aria e' contaminata la terra e l’acqua anche….ma almeno non sparano"…..
Giornali abbandonati che riportano quella data infausta, unico testo leggibile per noi occidentali, di quelle parole stampate nella lingua di quei posti…un elmetto da cantiere abbandonato sul davanzale di una casa, ruggine, e croste dappertutto….
E gli occhi di quei fantasmi, abitanti sconosciuti di un mondo che non li sa vivi, occhi che non vedono lontano, ed in cui non vedi futuro; e ti chiedi e gli chiedi “cosa fate qui?"… “vivo e mi basta, il resto non lo vedo, quindi come faccio a temerlo?"
Quello che viene proposto e' una raccolta di immagini toccanti dove emerge tutta la tragicita' della pesante eredita' dell' incidente di Chernobyl. Sembra che tutta la tragedia si svolge e continua a svolgersi in un contesto senza rumore alcuno.
La testimonianza di Erik Messori vuole sottolineare questo aspetto, ''...in quel posto maledetto, tutto sembra cancellato anche la piu' debole speranza di un futuro normale e la cosa piu' inquietante e' che tutto questo si svolge in silenzio...sembra di essere in un girone dell' inferno...'' questa e' una sintesi della sua esperienza dopo aver trascorso quindici giorni in quel inferno terreno.
In questo teatro non si combatte contro un nemico visibile ed un pericolo palpabile, ma si condivide il quotidiano con il piu' terribile dei nemici, un nemico che ti po' ferire, ma non sai quando e in che modo, che ti puo' uccidere, ma non sai in quanto tempo, e' una guerra impari da cui si puo' solo uscire sconfitti. Questa esposizione rientra nel progetto ENERGIE DI PACE dove saranno svolti: convegni, spettacoli teatrali e appunto una mostra fotografica.
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Personal Profile
Erik Messori nasce nell’estate del 1973 a Reggio Emilia, e vive, per motivi di lavoro tra la sua citta' natale e Milano. Scatta le prime fotografie in eta' adolescenziale; passano gli anni e questa sua forte passione lo spinge a studiare fotografia a Milano. Da diverso tempo ha focalizzato la sua ricerca fotografica sul reportage sociale e di guerra, cercando di trasporre, con le sue immagini, situazioni dalle quali trarre spunti di riflessione, documentando la Storia vivendola con i veri protagonisti: la gente comune.
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Parole dell’ autore
Una voce... ecco cosa siamo... Non tutti in questo mondo hanno la possibilita' di far sentire la loro voce. La maggior parte di loro e' gente che vive ai margini del nostro pianeta, si chiamano ''I DIMENTICATI''. Ho incontrato molte persone da quando faccio il fotografo di guerra: di ogni tipo, di ogni stampo, di ogni feccia... da quando faccio il reporter d' assalto molte persone mi chiedono: Ma... perche' lo fai? Ma… chi te lo fa fare? ... anche i vecchi amici che incontro al pub davanti ad una birra me lo chiedono.
Come faccio a rispondere, loro non capiscono... non possono capire... che si tratta di persone, di esseri umani che vivono nelle sofferenze di cui noi non siamo nelmeno a conoscenza. Non si puo' capire il perche' giornalisti e fotografi di guerra si espongo a pericoli di ogni forma, vivono una vita fatta di sacrifici e di rinunce, vedono e sentono cose che non scorderanno mai, convivono con la paura e la fame in qualche paese dimenticato da Dio... non si puo' capire tutto questo, finche' non ricevi un sorriso oppure un grazie in una lingua a te sconosciuta... Loro ''I DIMENTICATI'', capiscono il perche' facciamo tutto cio'... lo facciamo per dare una voce alle loro sofferenze, alle loro urla silenziose in cerca di aiuto... solo loro capiscono veramente perche' stai facendo tutto questo...
Vivere al limite tra paura e la dura realta' delle cose per testimoniare le crudelta' e le sofferenze che non dimenticherai mai, mettere il tuo destino nelle mani della fortuna, questo e' essere un fotografo di guerra. Non e' per denaro, non e' per la voglia di celebrita' che si parte per le zone piu' pericolose del pianeta, ma e' la voglia di documentare la Storia che ti sta passando sotto gli occhi, che stai respirando e vivendo con i veri protagonisti: la gente comune. Portare alla luce la cruda realta' di alcuni angoli del mondo , far capire alla gente del mondo bene che anche il nostro pianeta ha una faccia oscura, una parte dove non batte quasi mai il sole della speranza, non e' solo un lavoro e' quasi una missione e quando riesci, con le tue fotografie, a smuovere la corazza dell' indifferenza e' come aver salvato delle vite.
Molti pensano che noi siamo come avvoltoi, altri sono convinti che il nostro e' un lavoro molto interessante e altri ancora pensano che noi fotografi di guerra siamo dei pazzi scatenati alla ricerca di gloria. Io la penso diversamente: noi siamo gente normale che ha la volonta' di cambiare le cose, documentandole. La nostra e' una vita di sacrifici, lontani da casa, rinunciare a costruirsi una famiglia perche' viviamo al limite e nel pericolo, convincersi che esiste la possibilita' di essere rimpatriato dentro un sacco di plastica, a volte vediamo cose che non ci fanno dormire la notte e ci nutriamo di incubi. Questa e' la nostra vita, una vita come tante altre al mondo, vite lontane dal nostro mondo.
La mostra e' organizzata dal Gruppo Kroger e dall’associazione fotografica Piccolo Formato.
L’esposizione sara' inaugurata venerdi' 24 novembre dalle 18.30 alle 21.00 con un incontro con l’autore.
Galleria Graffio
via S. Apollonia 23-25 - Bologna
Orari di apertura: sabato 10.00 - 13.00 e 15.00 - 18.30, domenica 10.30 - 13.00 e 15.00 - 18.30, gli altri giorni solo su appuntamento; ingresso libero.