Opere relazionanti. Il fruitore interagisce direttamente con l'opera: partendo dalla luce bianca, ad ogni contatto umano le sculture in mostra si evolvono, acquisendo dapprima colori e, man mano, tonalita' e sfumature intermedie.
Opere relazionanti
a cura di Adelinda Allegretti
La ricerca dell'emozione, il coinvolgimento emotivo. Tra i supposti dell'opera
d'arte sembra essere questa la prerogativa sine qua non, messa in campo dalla storia
dell'arte con ricorrente maestria, dal virtuosismo mimetico di Apelle agli esempi
shock contemporanei, passando attraverso la spettacolarizzazione barocca. L'arte
deve coinvolgere lo spettatore? E cosi' sia. Sara' pur opinabile il mezzo, ma non
certo il fine. Premessa indispensabile, questa, per collocare nella giusta
dimensione l'opera di Maurizio Luerti, che intrappola lo spettatore in una sorta di
ragnatela invisibile, dalla quale e' impossibile riscattarsi. Abbindolato,
affascinato, calamitato verso la luce, il fruitore non resiste alla tentazione di
toccare l'opera, di instaurare un contatto con lei. Ed e' quanto l'opera vuole.
Perche' e' l'unico modo che essa ha per cibarsi, crescere, sperimentare. Per vivere.
Partendo dalla luce bianca, il non colore per eccellenza, ad ogni contatto umano
l'opera si evolve, acquisendo dapprima colori e, man mano, tonalita' e sfumature
intermedie sempre piu' complesse. L'opera attiva il suo istinto di sopravvivenza, ci
ammalia - anziche' con il canto - con l'alternanza cromatica, perche' sa bene che
senza il contatto con l'uomo i suoi colori col tempo sbiadirebbero e tornerebbe alla
condizione iniziale di non colore.
Ma l'istinto di sopravvivenza riguarda un'intera specie, mai solo un singolo
individuo. Le sculture di Luerti sono state create per scambiarsi informazioni, per
imparare, come all'interno di una medesima famiglia, anche dalle situazioni esperite
da ciascuna sorella. I mutamenti nelle manifestazioni luminose lo attestano. E
allora e' la relazione che diventa la chiave di tutto. Relazione tra
opera-osservatore, ma anche tra opera-opera, anzi tra opera-opere. Trovarsi nella
stessa stanza con piu' sculture di Luerti equivale ad ascoltare una composizione
corale, un concerto di musica classica, o guardare una squadra al lavoro, dove
ciascun elemento svolge la propria funzione per un bene comune, per la crescita
comune. Un'orchestrazione senza pari.
Intrise di simboli desunti da un alfabeto personale e cariche di implicazioni
spirituali-filosofiche, tali sculture hanno in comune con l'essere umano
l'esperienza del deja'-vu. Evitare il contatto con l'opera per un tempo molto
prolungato significa decretarne la morte, il ritorno, appunto, ad uno stato di non
colore. Ma a questo punto entra in gioco il concetto di karma. Quando l'opera
tornera' ad esperire nuovi contatti, ovvero tornera' a nuova vita, nella sua memoria
emozionale avverranno dei flashback, dei ricordi delle vite passate che si
manifesteranno attraverso il recupero di tonalita' e sfumature cromatiche sviluppate
in passato. E' la continuita' karmica, la necessita' di ampliare il proprio bagaglio di
esperienze. E' la vita eterna.
Inaugurazione giovedi' 30 novembre alle ore 18
Adam'o Eva
Via Visconti di Modrone, 1 - Milano
Orari: lunedi' 15-19; da martedi' a sabato 10-13/15-19; chiuso domenica
Ingresso libero