ri-torno. Una preparazione meticolosa del supporto, con le tecniche usate dai tintori, si lega ad opere dalle grandissime dimensioni su cui l'artista opera con pastelli ad olio; ad esse si aggiunge una grandiosa composizione fatta di oltre 50 pezzi unici.
ri-torno
Alla Galleria ''del Carbone'' di via del Carbone18/a a Ferrara, Mercoledi' 13 Dicembre alle ore 18,00 si apre l'interessante rassegna delle tele di Romolina Trentini.
La presentazione del lavoro di Romolina e' stata affidata a Michele Govoni e a Massimo Marchetti due giovani critici d'arte molto preparati ed attenti che potranno essere la nuova memoria storica dell'arte ferrarese.
Nelle opere della Trentini come scrive Michele Govoni ''Percorsi attraverso un mondo da leggere e penetrare segno dopo segno, lasciano spazio a personali indirizzi di indagine che il fruitore puo' interpretare [...]'', e ancora Massimo Marchetti ''La visione ci pone di fronte a brani estratti da un accumulo di segni di diverso tipo da sbrogliare: una sorta di mappatura di presenze, recenti e remote [...]
La mostra che gode del Patrocinio del Comune di Ferrara, rimarra' visitabile fino al 7 gennaio 2007.
Aspetti dialogici nell’arte di Romolina Trentini
di Michele Govoni
Considero ''portante'' l’elemento dialogico nelle opere di un artista. Portante perche' e' nell’elemento di confronto che risiede il fondamento piu' importante per il vivere sociale e civile; poiche', personalmente, considero l’arte come un linguaggio, al pari della letteratura, della musica o della poesia, reputo che l’arte sia essa stessa elemento sociale e, in quanto tale, veicolo di trasmissione a carattere socio culturale.
Lo scambio che abitualmente avviene attraverso un determinato linguaggio artistico e' trasmissione di elaborazioni tematiche legate al mondo reale, ri-elaborazioni a carattere personale, letture e ri-letture di considerazioni umane legate al sentire di ognuno degli infiniti spettatori cui l’opera si rivolge.
Un dialogo continuo anima quindi le opere d’arte. Ma un dialogo ''particolare'' anima quelle di Romolina Trentini; particolare perche' e' molteplice e caleidoscopico, vario e polisemico. Sembra nascere da un’idea l’opera di Romolina: quella di un confronto continuo tra un racconto costituito da numerosi spunti di riflessione e la sua stessa rappresentazione, variata, multiforme, alfabetica pur nell’accezione di un ''alfabeto'' unico ed incontrastato, animato dalle sue cifre originali, dai suoi caratteri particolari. Risiede qui il primo dei dialoghi dell’arte di Romolina: nel costante rapporto tra elemento rappresentato e la sua via di rappresentazione.
Percorsi attraverso un mondo da leggere e penetrare segno dopo segno, lasciano spazio a personali indirizzi di indagine che il fruitore puo' interpretare, consolidandone i tratti, favorendone o, al contrario, contrastandone, la diffusione come in un’indagine filosofica. Ma e' forse il dialogo tra due forme differenti di una stessa mossa rappresentativa quello che colpisce di piu' lo spettatore della mostra allestita alla Galleria del Carbone; da un lato risiedono le opere che legano la propria genesi ad una sottrazione di peso, mentre dall’altro trovano spazio opere che in un’addizione di materia (e quindi di peso) vedono nascere la loro essenza stessa di opera d’arte.
Entrambi gli ambiti gravitano attorno ad un universo scenico particolare, fatto di sfondi neutralizzati in un nero profondo, quinte sceniche che, assorbendo tutte le frequenze dell’onda luminosa, fanno risaltare l’opera che viene posta su di esse, come unica protagonista nello sguardo dello spettatore.
Non e' solo la tecnica legata alla tintura del supporto cio' che attrae delle opere di Romolina, ma ( e parlo di cio' che viene prodotto per ''sottrazione'', come nelle opere della prima sala) l’esaltante dialogo che nasce tra artista e strumento che, scalfendo la superficie del quadro, genera i segni che ne compongono la sostanza. Lo strumento diviene cosi' una prolunga del dito mentale dell’artista, sua emanazione di libera espressione, che sottraendo materia alla superficie pittorica genera voragini in cui si condensano armoniche espressioni estetico-cromatiche, assembramenti di tonalita' scure e chiare, vivaci ideogrammi multiformi.
Il dialogo dell’artista con le sue creazioni e quello delle opere di questa prima sala con quelle della seconda, si condensa nella generazione per addizione di materia pittorica, quasi come se quanto sottratto alle prime opere sia stato legato alle seconde, portandone sulla superficie quelle ''voci'' attraverso cui sembra parlare l’interezza della produzione in mostra.
Una preparazione meticolosa del supporto con le tecniche dei tintori, si lega ad opere dalle grandissime dimensioni su cui l’artista opera con pastelli ad olio; ad esse si aggiunge una grandiosa composizione fatta di oltre cinquanta pezzi unici che, pur conservando intatta una individualita' artistica singolare, assumono, gli uni accanto agli altri, un’identita' propria dell’opera unica. I tratti che ne risultano sono plastici mentre si insinuano nelle microscopiche cavita' della trama della tela, ''sgranati'' come fotografie ingrandite eppure minuziosi nel loro parlare con mille lingue e con mille idee.
Si scioglie cosi' in un dialogo infinito la mostra di Romolina Trentini. Un confronto dialettico, come nella migliore tradizione filosofica, che da' origine ad un appassionato confronto tra reale ed immaginario e che diviene uno dei tratti portanti dell’esposizione.
---
''ri-torno''
di Massimo Marchetti
Un ritorno non e' solo uno spostamento fisico verso un luogo dove si e' gia' stati, ma un percorso che trova il proprio significato nel rivivere un’antica esperienza da prospettiva rovesciata. Romolina Trentini ri-torna, torna ancora, disegna un percorso circolare al quale ci introduce modulando un gesto che possa esprimere sia l’effetto di passato del lavorio del tempo, che un’energia dinamica proiettata al futuro. Un ciclo, questo di Romolina, in cui la materia fluttua tra usura e purificazione.
Al principio del percorso, emerge una tela che rimarra' isolata dal resto: e' un’ampia macchia rossa, riscaldante, in cui leggiamo sottili incisioni che scalfiscono appena la materia e che pone un termine iniziale: e' l’origine dell’esperienza, l’embrione del gesto che dara' il carattere alla sequenza nella forma di un tormento grafico secco, non ancora macerato e depositato.
E’ di una concretezza tangibile la stratificazione nelle tele successive, segnate da graffi brevi e sovrapposti che sottraggono materia ad una superficie ammorbidita. Sono stenografie che sembrano raccontare la storia di un muro sbrecciato, densi grafismi non immemori di Tancredi e di alcuni esiti italiani dell’action painting. La visione ci pone di fronte a brani estratti da un accumulo di segni di diverso tipo da sbrogliare: una sorta di mappatura di presenze, recenti e remote, che si esprimono nelle tracce regolari, ritmiche, registrazioni di movimenti compiuti innumerevoli volte, si sovrappongono a tacche che sembrano messaggi segreti di prigionieri, e a lesioni, ma soprattutto a cromatismi, che sembrano prodotti piu' dalla natura, da condizioni atmosferiche crude che fanno riaffiorare intonaci alterati. Ci troviamo forse a dialogare a strettissima distanza con il muro di una cella, a sforzarci di interpretare segmenti di vita della materia nella speranza che ci dicano qualcosa di un uomo.
La stessa stratigrafia di interventi si rintraccia anche nei lavori complementari della seconda sezione del tragitto, ma in questo caso cio' che prima era corporeo e tangibile tende a sfuggire in un’attenuazione del segno trattenuto nell’evaporazione del colore. Sono timidi accenni di disegno in bilico tra il naturale e l’artificiale, un reticolo di visioni che rileva la germinazione di volumi pallidi - non piu' lamine - tesi a fuoriuscire. Forse ora si e' in una grotta, alla genesi di un modo di esperire le cose. In questi pattern di vissuti, la sapienza della scenografa non si nasconde, collocandosi nelle forme di un lungo drappo verticale - il papiro di un vasto racconto - e in un mosaico di formelle che ricompone in un’armonia non perfetta la stessa esperienza, ma questa volta come destrutturata in frammenti diversi per dimensione e colore, perche' in una vita ogni ritorno si sviluppa secondo aspetti diversi sebbene consonanti.
L’affinita' per gli elementi naturali, soprattutto della terra e dell’aria, traspare dalla delicatezza dei risultati. Sono gli strumenti di un’appassionata esegesi della materia che traspare da questa ulteriore tappa della vicenda artistica di Romolina Trentini.
Galleria del Carbone
Via del Carbone, 18/A - Ferrara