Showroom Telemarket
Bologna
via Caprarie, 4
051 224888
WEB
Giovanni Cappelli
dal 27/5/2001 al 16/6/2001
051 224888

Segnalato da

Pepita Promoters



approfondimenti

Giovanni Cappelli



 
calendario eventi  :: 




27/5/2001

Giovanni Cappelli

Showroom Telemarket, Bologna

Prosegue fino a sabato 16 giugno 2001 la personale del maestro cesenate Giovanni Cappelli. E' un originale connubio tra sogno e realta' quello che caratterizza l'espressione artistica di Giovanni Cappelli, un sogno capace di mischiare simboli rasserenanti (una spiaggia adriatica, un cane mansueto, una bambina che corre, un ombrellone aperto) ed altri decisamente inquietanti (un uomo trasformato in manichino, una ragazzina meta' fata e meta' regina, una scimmia che sembra fuggire da qualcosa di catastrofico), mentre una realta' fatta di calanchi deserti, rami secchi, periferie urbane e sedie abbandonate a se stesse serve, forse, a smorzare i toni di quegli "eventi onirici" (titolo di un'opera di Cappelli) e ritrovare un punto d'equilibrio tra la necessita' della propria memoria e un antesignano senso del "non futuro".


comunicato stampa


Prosegue fino a sabato 16 giugno 2001 la personale del maestro cesenate Giovanni Cappelli. E' un originale connubio tra sogno e realtà quello che caratterizza l'espressione artistica di Giovanni Cappelli, un sogno capace di mischiare simboli rasserenanti (una spiaggia adriatica, un cane mansueto, una bambina che corre, un ombrellone aperto) ed altri decisamente inquietanti (un uomo trasformato in manichino, una ragazzina metà fata e metà regina, una scimmia che sembra fuggire da qualcosa di catastrofico), mentre una realtà fatta di calanchi deserti, rami secchi, periferie urbane e sedie abbandonate a se stesse serve, forse, a smorzare i toni di quegli "eventi onirici" (titolo di un'opera di Cappelli) e ritrovare un punto d'equilibrio tra la necessità della propria memoria e un antesignano senso del "non futuro".

Non a caso Cappelli - che pure, da militante comunista, negli anni Cinquanta aveva pienamente respirato l'aria della pittura impegnata e ideologicamente finalizzata - rifiutò sempre la sbrigativa etichetta di "realista sociale" con cui molti lo definivano, scegliendo di inserire le proprie immagini più iconografiche e populistiche in un ambito più legato alle proprie radici che non al bisogno di propagandare un messaggio, per quanto condiviso sul piano politico (e per questa ragione subì anche il rimprovero di Guttuso).

Una propensione, questa, ben visibile in opere giovanili quali "La mietitura", "Gli spaccapietre" e "Mercato a Gambettola", segnate, per altro, da uno stile figurativo che, qualche anno dopo, l'artista romagnolo abbandonerà a favore di una pittura molto più sfumata, anche in presenza di temi tipici del realismo (si pensi, ad esempio, a quadri come "La barbona", "Donna che prega" o "Domenica in chiesa", tutti realizzati tra il 1958 e il 1959, periodo in cui matura la decisione di trasferirsi definitivamente a Milano). Tale cambiamento, in effetti, è dovuto non solo a una maturazione tecnico-stilistica (influenzata anche dal rapporto con Vespignani e dalla scoperta della pittura di Bacon), ma, ancor più, dall'incontro quotidiano con i nuovi fenomeni della marginalità sociale, già ben presenti in un ambiente metropolitano come quello del capoluogo lombardo.

Così, al di là del modo diverso di rappresentarli, anche i suoi soggetti "realisti" cambiano: Cappelli, infatti, al posto di figure tradizionali della prima metà del Novecento, quali braccianti, manovali, contadini e così via, comincia a dipingere vagabondi, prostitute di strada (la Legge Merlin è stata approvata da poco) e altri personaggi emblematici del passaggio da una società fondamentalmente rurale ad una industriale, caratterizzata dalla nascente "atomizzazione" degli individui e dall'improvvisa perdita dei meccanismi di solidarietà.

Cappelli dimostra di avere una notevole coscienza di questa modificazione, dando forma a un ciclo di opere - forse il più interessante della sua intera produzione - incentrato sulle nuove dinamiche esistenziali, sulla solitudine urbana e, più in generale, sul rapporto tra interni ed esterni nella vita di città (aspetto sul quale continuerà ad indagare, con modelli espressivi leggermente mutati, anche negli anni Settanta). Nel corso del tempo, Cappelli sviluppa una lettura pittorica della realtà sempre più vicina a quella fornita da una certa letteratura esistenzialista (Sartre e Camus, in primo luogo) e dai precursori del "teatro dell'assurdo" (Beckett e Ionesco), inserendo le sue figure in atmosfere spoglie e spesso asettiche, quasi a voler mettere l'accento - in questo diverso contesto sociale - sull'impossibilità di costruire relazioni umane stabili ed equilibrate (e qui, con ogni probabilità, c'è anche l'eco di una parte della cinematografia dell'epoca, a partire da quella di Antonioni e Bergman).

Emblematiche, in tal senso, risultano opere quali "Figure al mattino" del 1962 (in cui è ritratta una donna seduta sul letto, decisamente sfatta e debilitata), "Figura col giornale" del 1965 (con un uomo ugualmente rinsecchito, il cui bisogno di conoscenza sembra essere in contrasto con le sue condizioni "minimali") e "Famiglia a Milano" del 1967 (nella quale la mancanza di comunicazione e il senso di frammentazione dell'identità appaiono evidenti nella fissità e nella separazione dei tre personaggi, padre, madre e bambino).

Nelle opere degli anni Ottanta il segno si fa più preciso (quasi a testimoniare che quel passaggio epocale - intravisto vent'anni prima e interpretato ancora in modo dubbioso attraverso una visione in chiaro/scuro e poco definita - si è completamente concluso e affermato), ma i temi restano quelli di sempre, il che fa di Giovanni Cappelli un artista estremamente coerente, con in più l'indiscussa capacità di affrontare in maniera originale e innovativa argomenti che altri pittori, anche più famosi di lui, hanno trattato in modo semplicistico e, talvolta, lasciandosi trasportare da un populismo che si è rivelato inefficace, se non, addirittura, controproducente.

Le opere
Sono quarantatré le opere di Giovanni Cappelli presenti in questa mostra. Si tratta, per lo più, di tele dipinte negli ultimi anni della sua vita, anche se non mancano quelle risalenti ai primi anni Ottanta, periodo che può essere considerato di passaggio tra la fase segnata da una forte attenzione nei confronti dei cambiamenti sociali (specie in termini della loro influenza sui comportamenti umani), e quella più incentrata sul rapporto tra l'artista e la propria memoria, sia famigliare che ambientale. E proprio ai primi anni novanta appartengono alcuni quadri di grandi dimensioni (150x200, ma anche 130x225), da cui emergono temi ricorrenti quali il sogno ("Evento onirico" del 1993), le metafore della morte ("Visitatrici notturne" del 1993, opera che raffigura un manichino visitato da una civetta e da donne velate) e il ricordo della famiglia ("Memoria di casa mia" del 1991). Più legati ai contesti ambientali e agli studi sulla figura i quadri degli anni Ottanta, tra i quali spiccano "Inverno a Fornico n° 1" del 1985 (che ha al centro un cane in mezzo alla neve), "Calanchi sull'Appennino" del 1983, "Paesaggio romagnolo" del 1988 (dove ritroviamo l'elemento del giornale usato per avvolgere oggetti, già presente in opere precedenti) e varie altre tele incentrate su figure femminili e di bambini, quasi tutte dipinte tra il 1989 e il 1993.

NOTE BIOGRAFICHE
Giovanni Cappelli nasce a Cesena (FO) il 17 febbraio 1923. Figlio di operai, dopo alcune esperienze di lavoro manuale sceglie di ricominciare a studiare e supera, da privatista, l'esame di ammissione al Liceo Artistico di Bologna, frequentando, in seguito, i corsi della "Scuola di nudo" tenuti da Virgilio Guidi presso l'Accademia di Belle Arti della città emiliana. Nel 1945 tiene una mostra a Cesena, dove ottiene una committenza da parte della Curia locale per realizzare undici piccoli affreschi per la sagrestia del "Monte". Nel 1947 raggiunge l'amico Alberto Sughi a Torino, ma l'esperienza piemontese si rivela deludente. Ciò nonostante, Cappelli continua a spostarsi per cercare di uscire dai limitati confini della provincia, recandosi prima a Milano, poi a Venezia (per la Biennale) e infine a Roma - sempre con Sughi -, dove entra in contatto con gli artisti del cosiddetto "Gruppo di Portonaccio".
Nel 1953, presso la Galleria Bergamini di Milano, tiene la sua prima personale di rilievo, mentre nel 1956 viene invitato ad esporre tre disegni alla Biennale di Venezia. Nel 1957 gli viene allestita una personale alla Galleria del Pincio a Roma, ma è nell'anno successivo che comincia a mettere a punto una ricerca stilistica più personale, che poi sfocerà - dopo il suo trasferimento a Milano, nel 1959 - in un nuovo approccio con la realtà e in un diverso modulo di racconto figurale .
Negli anni seguenti sviluppa sempre più un interesse verso quelle che egli stesso definisce "le contraddizioni dell'uomo contemporaneo", affrontando soprattutto il tema dell'alienazione urbana e aggiungendo toni inquietanti e drammatici alla propria pittura. Negli anni Settanta, Ottanta e Novanta partecipa alle più importanti manifestazioni artistiche nazionali, tenendo mostre antologiche in spazi di grande prestigio, tra cui la Fortezza delle Mura Medicee (Grosseto, 1988), Palazzo della Permanente (Milano, 1989), Palazzo dei Diamanti (Ferrara, 1989), Circolo Ilva (Taranto, 1992) e Palazzo Albertini (Forlì, 1992). Giovanni Cappelli muore a Milano nel 1994.

Orari:
dal martedì al venerdì 10.00-13 e 15-19.30
sabato ore 10.00-19.30, domenica e lunedì chiuso

TELEMARKET
Show via Caprarie, 4/D (Galleria del Leone)
40125 Bologna. Tel 051 224888

IN ARCHIVIO [6]
Ancora... Street Art
dal 5/12/2008 al 9/1/2009

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede