Il suo codice, il cuore dei suoi dipinti, si nutre di un universo nero concepito a bassa fedelta'. Etichette indipendenti ed una forma di emarginazione cercata, difesa, magnificata, costituiscono il nucleo della sua ricerca pittorica.
Metal son
a cura di Martina Cavallarin
Sabato 17 febbraio, alle ore 18.30, la Galleria Michela Rizzo presenta “Metal Son”, mostra dell’artista torinese Bartolomeo Migliore.
Bartolomeo Migliore nasce a Torino il 6 novembre 1960.
Nel 1994 tiene le prime personali in Belgio ed Austria. Negli anni seguenti, la sua crescita artistica lo porta ad esporre in Svizzera, Germania, Spagna, U.S.A. e, in Italia, a Torino e Milano.
Nel 2003 partecipa a Melting Pop, a cura di Gianluca Marziani, al Palazzo delle Papesse di Siena, a Varene e alla Buia Gallery di New York.
Del 2002 è la mostra Sonic Death (my nigger sound) alla Pack di Milano – catalogo con testo di Luca Beatrice – e Life’s not a language alla
41 artecontemporanea di Torino.
Nel 2004 è presente alla collettiva WandArbeiten alla Galerie Luciano Fasciati, Chur (Svizzera) e la personale Still LIFE, Linding in Paludetto, Nurnberg (Germania). Sempre in questo anno è presente per la prima volta alla Galleria Michela Rizzo, con Still WORD.
Il segno estetico di Migliore trasmette in modo diretto, senza alcuna mediazione e senza la necessità dello spettatore di riferirsi ad altri oggetti che il segno potrebbe denotare.
L’artista sposta lo sguardo ammiccando a graffitisti e rockettari, stando sempre in rotta di collisione. Il suo codice, il cuore dei suoi dipinti, si nutre di un universo nero concepito a bassa fedeltà. Etichette indipendenti ed una forma di emarginazione cercata, difesa, magnificata, costituiscono il nucleo della sua ricerca pittorica.
Segno e colore sono il ring di questo universo parallelo in cui la parola ha importanza per il suo significato e la sua forma. Decostruisce Migliore, allungando i segni, srotolando sulla tela le parole come se avessero un suono, una loro propria pulsione e risonanza.
Il rapporto di connessione tra immagine e comunicazione passa sulla tela con un sibilo, un dito che scalfisce, stridente, uno specchio. I suoi quadri sono composizioni in cui la narrazione è racconto di altre discipline dominate dal ritmo, dal rumore, dalle correnti contemporanee del sottosuolo metropolitano.
Nella personale alla Galleria Michela Rizzo volume e sonorità della parola si abbinano fortemente a mono-colori: fondo nero con interventi viola, bianco, argento, rosso. Come nella musica monofonica il suono è compatto ed unico, così il fondo nero stringe e costringe le parole che appaiono sulla tela. Un solo canale visivo, nero e parola, in un formato 8x100 cm che ci aiuta, se non costringe, a focalizzare la nostra attenzione su un’unica parola. La tecnica, colori acrilici e matita su tavola, rimbalza e dialoga con le scritte.
Una mostra forte, di altissima qualità pittorica ed assoluta contemporaneità dove le parole, segni di un’intenzione aperta al conflitto, riassumono la loro stessa sonorità. I colori sono linguaggio e eco, un linguaggio black, a bassissima fedeltà.
Martina Cavallarin
Galleria Michela Rizzo
Calle degli Albanesi 4254 - Venezia
Orario galleria: Martedì 10–12.30 e 16.30–19.30, da mercoledì a sabato 16.30–19.30 e su appuntamento