La tangibilita' del logos. L'attivita' concertistica di Cristina Ariagno si riflette in una ricerca pittorica intimista e concettuale, da cui il taglio delle tele, poi ricucite. Maria Molteni opta per un'espressivita' astratta, fondata sulla suggestione dell'evocazione e adottando bronzo e ferro come materiali.
La tangibilità del logos
A cura di Giovanna Barbero
L'arte non figurativa è l'elemento essenziale che lega le due artiste ospitate presso la Biblioteca Nazionale di Torino dal 13 aprile al 15 maggio 2007. Cristina Ariagno si diploma negli Anni Ottanta in pianoforte e in Musica Corale e Direzione di Coro presso il Conservatorio di Torino. Inizia subito la carriera concertistica e parallelamente si occupa del movimento artistico-culturale dell'art nouveau francese. Incidendo per case discografiche internazionali opere di Debussy, Satie, Ravel, Delvincourt ed altri compositori, crea un substrato che si realizza in pittura con una ricerca informale che ben presto lascia il campo ad una indagine più concettuale.
Da qui il taglio delle tele, volto a cercare nel profondo dello squarcio le risposte che ognuno di noi si pone quando riflette sull'uomo e sul suo destino. Ricuce allora le ferite prima con grandi aghi, poi con titanio solidarizzato, per sottolineare l'eternità delle cuciture. E' una situazione nata in funzione intimista – dice l'artista – Risolto lo smarrimento dell'attimo sento che debbo porvi rimedio e allora ricucio. E' un percorso che tende a recuperare in senso positivo la superficie.
Il taglio ha dato nel frattempo vita alla sagoma di un'ala di farfalla, pretesto per una riflessione sulla condizione umana. L'ala della farfalla è intesa come vita, quindi come metamorfosi indispensabile all' evoluzione.
Il percorso professionale di Maria Molteni è tracciato da studi scientifici, interessi per la psicologia, la musica e la scultura. Si diploma in pianoforte al Conservatorio di Parma e frequenta un ambiente riccamente artistico operando riservatamente per diversi anni. Risiede a lungo in Canada ed in Egitto e al suo rientro in Italia, dopo un intenso tirocinio di esperienza in fornaci e cave, affronta il lavoro in terra. Dall'esordio caratterizzato da lavori in terracotta e pietra, realizzati con un linguaggio figurativo e forte tensione allusiva, la Molteni transita poi ad una espressività astratta, fondata su evocazione suggestiva adottando bronzo e ferro quali materiali di riferimento tecnico.
I significati nascosti delle sue creazioni si intrecciano in un insieme di aspetti che caratterizzano la mente umana: incomunicabilità, solitudine, inquietudine, frattura. Con le sue sfere di bronzo racchiuse in cerchi di ferro che pian piano si aprono verso l'alto, la Molteni è alla ricerca disperata del pensiero vero. La sfera di bronzo, lucente e senza imperfezioni – spiega l'artista – rappresenta il pensiero autonomo, che dapprima racchiuso in un cerchio di ferro, simbolo di luogo comune o falso pensiero, riesce in successivi passaggi a liberarsi e sprigionare tutta la sua forza.
La mostra è organizzata in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e l'Istituto Nazionale d'Arte Contemporanea, ed è curata da Giovanna Barbero.
Ufficio stampa
Marilina Di Cataldo madica@libero.it
Inaugurazione: venerdi' 13 aprile alle 18
Biblioteca Nazionale Universitaria
Via Carlo Alberto 3 - Torino
Orari: lunedi', mercoledi', venerdi', sabato 10-13, martedi' e giovedi' 15-19, domenica chiuso
Ingresso gratuito