Rapturing Stillness. I disegni dell'artista sono atti silenziosi di una lunga fiaba, una saga contemporanea e onirica raccontata senza parole, ma con carta, colori e acqua. Ognuno e' l'approfondimento di qualcos'altro, un passaggio di una meditazione sulla realta', un viaggio all'interno del proprio inconscio.
Rapturing Stillness
La galleria Glance è lieta di presentare la prima personale italiana di Min Kim.Nel mito coreano della creazione, il figlio divino scende sulla terra e ne gode i frutti. Un giorno, un orso e una tigre gli chiedono di trasformarli in esseri umani. Il figlio divino gli dice di andare in una caverna mangiando solo aglio e porri e aspettare nel buio più completo. Dopo qualche giorno la tigre scappò e l’orso divenne una donna. Il figlio divino sposò la donna orso e dalla loro unione nacque il primo re della Corea.
I disegni di Min Kim sono atti silenziosi di una lunga fiaba, una saga contemporanea e onirica raccontata senza parole, ma con carta, colori e acqua. Ognuno è l’approfondimento di qualcos’altro, un passaggio di una meditazione sulla realtà, un viaggio all’interno del proprio inconscio.
Tutti i lavori di Rupturing Stillness sono ispirati dai sogni. Partono dal sogno per diventare qualcos’altro attraverso le stratificazioni di significati che l’artista aggiunge. Come quello dove una giovane, versione poetica dei manga e dei cartoon giapponesi, ha la bocca cucita, che trae spunto dal sogno in cui l’artista va a trovare la madre che le cuce una guancia e le chiude la bocca con un filo rosso.
Alcuni soggetti ritornano spesso nelle sue opere, come lettere di un vocabolario personale. Sono simboli carichi di significato, come le ferite, che parlano del dolore, del sesso femminile, della nascita, dei tagli di Fontana, delle stigmate di Cristo o dell’incredulità di san Tommaso. Di un’apertura, una dimensione più profonda, interiore, divina. Simboli di una riflessione personale, come la casa e la caverna, rifugi e luoghi di un cambiamento, una trasformazione che per Min Kim sta avvenendo ovunque: alcune teorie impopolari affermano che il mito coreano è stato creato dai discepoli di Confucio per instillare nella gente l’idea di una distanza tra l’uomo, di natura divina, e la donna, legata alla terra e a un’origine animale. In Corea, una società molto patriarcale, la parola che significa “donna sposata” letteralmente è “persona dell’interno”. Sebbene molte giovani donne pensano che il ruolo domestico sia un grande privilegio (ma non una scelta), molte altre stanno cambiando stile di vita.
Ricorrenti sono l’acqua e il fuoco, elementi purificatori che si confondono con altri come il sangue, o i capelli sciolti. Nei suoi lavori tutto si trasforma: esseri umani, vegetali e animali si fondono tra di loro, si contaminano, tanto che gli arbusti entrano nella pelle provocando lacerazioni, uscendone a loro volta animati, carnosi, sanguigni. Le piante sono sempre presenti e fedelmente riprodotte: velenose, domestiche, selvatiche, osservate dal vivo, fotografate o riprese dai numerosi libri di botanica, materia che l’artista studia a New York, dove vive, ma che conosce fin da bambina, essendo cresciuta in una zona montana, fuori da Seoul.
Nella tradizione coreana la divinità è considerata un principio creatore eterno, un’entità panteistica e immanente, che si manifesta nella natura come nell’essere umano. Nei lavori di Min Kim l’uomo e la natura sono una sola cosa. Personale e collettivo, Oriente e Occidente, maschile e femminile, sogno o incubo, bellezza e mostruosità, vita e morte: nessuna definizione ha più senso, ogni cosa è il suo contrario, tutto è dualità. Tutto è soltanto un ingrediente mescolato dalle sue mani sapienti, alla ricerca dell’equilibrio (im)perfetto. Norma Mangione
Inaugurazione: venerdì 13 Aprile, dalle 18.30 alle 20.30
Galleria Glance
via San Francesco da Paola, 48/E - Torino
da martedì a sabato 15:30-19:30 o su appuntamento
Ingresso libero