I lavori esposti, benche' opere di artisti, hanno a che fare con la scenografia, il design, il paesaggio urbano ed il tempo: quest'ultimo come rapporto sbilanciato tra produzione e fruizione di un'opera. Il pubblico e' invitato a partecipare anche all'allestimento.
Collettiva
Ephe è una serie di eventi che avrà luogo alla microgallery. I lavori esposti, benchè frutto di artisti, hanno a che fare con la scenografia, il design, il paesaggio urbano ed il tempo: quest'ultimo come rapporto sbilanciato tra produzione e fruizione di un'opera.
Ephe intende approfittare della visibilità del periodo del salone, per riflettere sulla breve vita di un'esposizione e sul lavoro immane di preparazione che a volte necessita. Si tratta infatti di installazioni onerose dal punto di vista dell'allestimento, e volutamente brevi nel mettersi in mostra. Il pubblico è invitato a partecipare anche all'allestimento, o meglio alla messa in scena. E di godere da un punto di vista privilegiato il rituale dell'inaugurazione.
Ephe e' una riflessione sull'inessenzialità di un evento e sulla sua immotivata urgenza e bellezza.
Ephe è anche un meta opening (!!!): un'elucubrazione sulle inaugurazioni. Gli openings avranno luogo in contemporanea con CAMPO, spazio espositivo di Chicago, che partecipa al Version Fest 07. Nei dodici metri quadri di microgallery ci sarà spazio anche per allungare il tavolo delle discussioni e degli aperitivi sin dall'altra parte dell'oceano. CAMPO partecipa al Version Festival 07 durante la stessa settimana, e si gemella con noi in tempo reale partecipando agli stessi openings di microgallery.
Ilka Meyer
In my works I want to question everyday occurrences, to work and play with our boundaries.
Those boundaries which we create ourselves and the boundaries created by our thoughts,
which then determine our actions.
In doing so I create seemingly normal elements or places within our familiar environment,
which at second glance, are incongruous and strangely detached. I wish to transplant an idea
from one place to another, to create new places.
This is why I work with inconspicuous things that surround us, things we use to organize our
environment and which in turn we come to depend upon.
Nothing seems to be more ordinary and therefore more harmless than a plant from the
roadside and still, nothing is as weird, fragile, rugged and beautiful at the same time when
removed from natural surroundings. Plants appear, disappear and show up again in a similar
form - as do ideas, things and places, creatures and systems. They constantly migrate,
permute and therefore are transitory.
For my piece "Transplant – Hanging Gardens", at the 5th Biennale for Contemporay Art in
Gwangju, South Korea (2004), I used BigBags, soil and vegetation from the roadside. My aim
was to create a situation which seems to be normal as well as bizarre: the planted bags were
standing like aliens between other clean artworks and seemed like remains from a time long
ago, when the building had been constructed. They are taken out of the constructions
process and out of their causal context. The heavy big sized carrying bags are piled up as
movable modules in front of the viewer.
Ilka Meyer
Il giardino è una raffigurazione dell'idea di mondo, ed il terreno ideale per
rappresentare i concetti di spazio, tempo e forma. Nell'opera “SANDGLASS” (dalla
serie Transitscapes), una collina ricoperta d'erba come quelle che si trovano nei
cantieri abbandonati, domina la microgallery da un tempo immemorabile. E'
arrivata da un buco sul soffitto, magari da Chicago?
A garden is an image of a world concept and the stage for an idea - like time, space and
shape. In the work “SANDGLASS” (from the series Transitscapes) the hill which looks like
one of a construction lot conquers N!03 Microgallery. The sand is blowing through the
hole in the ceiling and may be further to Chicago or elsewhere.
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Paolo Barlascini
Studi di architettura alle spalle, corsi all´Accademia di Belle Arti e poi, nel 1999 il
trasferimento a Berlino, dove Paolo Barlascini vive e lavora. Paolo dipinge, ma il suo modo
di porsi non è quello di un'artista. Egli ha invece un approccio molto moderno e pratico alla
professione. Dipinge, ma per il cinema e il teatro come scenografo. Disegna, realizzando
fumetti e illustrazioni dal linguaggio immediato. Il suo canalizzare la tecnica a fini
pragmatici lo rende particolarmente cosciente della direzione di marcia.
I primi lavori del 2001 sembrano risentire di una matrice espressionista, di impianto
tipicamente nord europeo, non lontano da connotazioni di carattere sociale.
La produzione recente segna il passaggio dalla rappresentazione seppur critica di una
realtá trovata, quale quella della cittá, alla creazione di una “realtá di finzione”.
Il lavoro come scenografo influenza le sue scelte di allestimento creando quinte teatrali
con i pannelli distanziati dai muri, sui quali si muovono i suoi nudi ginnici. Gli atleti che si
levano in volo, ma anche gli attori di questa fiction sono privi di sfondo perché privi di vera
esistenza: tutti infatti danno l´apparenza di essere impegnati in una parte, a recitare un
“come se”.
"Sono ormai all'eta' in cui si tirano le somme e non ho fatto nulla. Sarei potuto
diventare un grande attore, e invece su cento e piu' film che ho girato, ve ne sono
di degni non piu' di cinque. Ma anche se fossi diventato un grande attore, cosa
sarebbe cambiato? Noi attori siamo solo venditori di chiacchiere. Un falegname
vale certo piu' di noi: almeno il tavolino che fabbrica resta nel tempo, dopo di lui"
Antonio de Curtis
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CAMPO
Campo e' un spazio d'arte abitato. E' una ricerca sugli spazi di esposizione e fruizione
dell'arte dopo quelli bianchi e vuoti della white cube. Collocato in casa di Lorenza Perelli a
Chicago, Campo e' una ricerca di public art.
Installazione live. Un opening per parlare di openings. In collegamento e con la
partecipazione del version fest '07, attraverso il gemellaggio con CAMPO, uno
spazio espositivo simile a microgallery, di Chicago.
Il pretesto di una cena, i cui commensali stanno sullo stesso tavolo anche se sono
dalla parte opposta dell'oceano. E tutti, comunque, in vetrina. Una “boxed table talk
dinner” in bacheca, che si rifà sia agli aperitivi milanesi che al “revolutionary table”
di Red76, http://www.red76.com/Revtable.html, ma con un campanello di fianco alla
vetrina...
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Sergio Cascavilla
SERGIO CASCAVILLA, alias SERGINHO CARTOONS INC, alias PORFIRIO
VILLAROSA, usa secondo le occasioni questi pseudonimi, per realizzare le sue mostre,
installazioni, design, performance, dj set, e almanacchiate varie. Nasce a Torino il 21
maggio 1966, ha alle spalle circa 240 mostre tra personali e collettive, realizzate in
gallerie, spazi pubblici (Museo delle Papesse di Siena, Castello di Rivoli, Galleria d'Arte
Moderna di Bologna, ecc..) e luoghi inconsueti che a partire dal 1990 ha effettuato in Italia,
Europa, Africa e America...
Tra queste le personali "Poltrona Biribissi" (Torino 1990) mostra che segna il suo
folgorante esordio; "Sex Packets" (Torino 1991) dove presentava le famose pastiglie
eccitanti; "Intrepide avventure" (Torino 1993) e "Eroi di storie bizzarre" (Milano 1995)
presentate con due speciali libri ad edizione limitata; "Pane amore e fantasia" (Trieste
1996) realizzata con la rivista d'arte Juliet Art Magazine che gli dedica per l'occasione la
copertina; "Gran cucina ottimo vin" (Torino 1997) e "Cibo matto" (Bruxelles 1997) dove
venivano anche presentati gli oggetti per la cucina "Comix in the kitchen" realizzati per
Alessi; "Serginho tv" (Lisbona 1998) dove nasceva il progetto di artdesign "Teletoys"; un
entusiasmante installazione con incantesimo di "Loveland" (Torino 2001); una nuova
concezione di arte in "A New Definition of Art" (Casier (tv) 2001); il complesso progetto di
"Crazy Penis" (Torino 2002) che comprendeva anche un programma tv per bambini, e un
sofisticato dj set dilatato in vari appuntamenti; "Flashbreakfast" (Milano 2003) un
inconsueta installazione flashante a base di aromi, luci, colori; "Vota Porfirio Villarosa"
(Torino 2005) la coinvolgente performance dove durante le elezioni si presenta come
candidato con un vero rivoluzionario programma politico dal titolo "Love Commission"...
Inoltre ha realizzato progetti di design (Alessi, Atelier Mendini, Swatch, Bisazza, ecc...).
Come illustratore per case editrici, riviste d'arte, pubblicità e progetti speciali. Ha lavorato
anche per la moda, (Adidas, BluMarine, ecc...). E molto molto altro...
microgallery è lieta di presentare un "altarino-giostrina-jukebox"
dedicato a Fred Buscaglione.
"Altarino" per tutti quelli che hanno un desiderio da sogno, basta
inginocchiarsi e chiedere al nostro Eroe, sarà esaudito entro l'estate.
"Giostrina" per tutti quelli che giocano con il fato, basta farsi
trasportare dalle luci intermittenti e colorate per entrare in un
mondo da favola.
"Jukebox" per provare un solo attimo le sensazioni di un tempo
passato ed esaltante a ritmo di swing.
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N!03 studio ennezerotre
N!03 si occupa di installazioni multimediali interattive. L'ambito di ricerca dello studio si
rivolge all'innovazione tecnologica così come allo sviluppo e costruzione dei contenuti, con
il risultato di un ampio coinvolgimento di pubblico su argomenti anche molto specifici e
settoriali. N!03 è anche microgallery, uno spazio espositivo con vetrina, che permette allo studio di
dare libero sfogo ad iniziative senza committenti esterni. Offre visibilità a chiunque abbia
idee da esibire non necessariamente relegate al mondo dell'arte e apre la possibilità di
collaborazioni a chi voglia approfittare della tecnologia di N!03 per realizzare ed ampliare
le proprie idee.
Inaugurazione: 19 aprile 2007. ore 19
N!03 - Microgallery
Via Lodovico Settala 41 - Milano
Ingresso libero