Persian Miniatures. Aidan esplora il tema del corpo femminile e le relative implicazioni di desiderio sessuale e autoerotismo. Le sue immagini spesso prendono in giro determinate imposizioni di uno status quo esclusivamente patriarcale.
Persian Miniatures
Aidan Salakhova è senza ombra di dubbio una delle personalità di maggior
rilievo nel panorama dell'arte contemporanea russa. Artista poliedrica,
Aidan ama lavorare con vari materiali e cimentarsi con successo in più
settori, non solo la pittura, il campo in cui ha perfezionato la propria
educazione. Ad esempio, il suo primo video 'Suspence' (1998) è considerato
essere una pietra miliare nella storia della video arte russa. Una carriera
brillante che spazia oltre due decenni l'ha vista protagonista di un
considerevole numero di mostre sia in Russia che all'estero a tale
proposito vale la pena ricordare la partecipazione nel padiglione dell¹URSS
alla Biennale di Venezia. È doveroso inoltre menzionare che i riconoscimenti
da parte di critica e pubblico nonché il suo constante impegno nella
promozione dell'arte contemporanea hanno portato Aidan ad ottenere, tra
l¹altro, la carica di docente della cattedra di pittura al prestigioso
Istituto d'Arte Surikov e, di recente, a divenire membro dell¹Accademia
Russa di Belle Arti.
Il mondo creato da Aidan con i suoi lavori si contraddistingue per il ruolo
dominante che la donna ricopre in esso incidentalmente nelle ultime opere
la figura maschile non compare per nulla. Condizioni (e sensazioni)
prettamente femminili animano le sue tele: dal trauma dell'aborto
interpretato in chiave concettuale ('Aborti', 1989-90) a quello della
masturbazione ('I Love Myself', 2006), giusto per fare un paio di esempi.
Altro particolare rilevante è che le donne di Aidan vengono quasi tutte
dall'Oriente delle Mille ed una notte, come l'odalisca, la danzatrice di
sufi, la temibile donna-guerriero. Ciò che le accomuna è il loro ruolo
attivo, l'essere in controllo dello spazio che le circonda, il dominare su
tutto e tutti nella video installazione 'Kaab' (La casa di Dio, 2002) lo
sguardo di una donna si impone letteralmente su quello degli stessi
spettatori.
Nella serie 'Persian Miniatures' (2006-07) Aidan esplora il tema del corpo
femminile e le relative implicazioni di desiderio sessuale e autoerotismo.
Qui le immagini spesso assumono una presa di posizione chiaramente
irriverente ('politicamente non corrette' verrebbe da dire) prendendo in
giro determinate imposizioni di uno status quo esclusivamente patriarcale:
il carattere fallico implicito nella configurazione architettonica di una
moschea ne è lampante dimostrazione. Superiori ad eventuali condizionamenti
che l'Islam impone, queste donne sanciscono l'essere padrone della propria
sessualità e del proprio corpo. La timidezza che traspare dona loro un certo
candore che le rende ancora più genuine e meno oggetti sessuali. Al
contrario, la pacata ironia che governa l'intera serie conferma la forza di
tutte queste donne ed il loro essere regine incontrastate del proprio mondo
che nessuno potrà mai usurpare. Antonio Geusa
Opening 14 Aprile dalle 17 alle 21
AMT Gallery
Via Milano, 27 - Como