Palazzo Bossi - Bocchi
Parma
Strada Ponte Caprazucca, 4
0521 532111
WEB
La musica segreta del maestro
dal 13/4/2007 al 9/6/2007
10-12.30-15-18.30

Segnalato da

Mazzotta Ufficio Stampa




 
calendario eventi  :: 




13/4/2007

La musica segreta del maestro

Palazzo Bossi - Bocchi, Parma

Le opere d'arte collezionate da Arturo Toscanini. La mostra attraversa le correnti piu' all'avanguardia della seconda meta' dell'Ottocento: dalla Scuola dei Macchiaioli, al Divisionismo, dalla Scapigliatura alla scuola di Posillipo. Tra gli artisti presenti in mostra ricordiamo: Vittore Grubicy de Dragon, Giovanni Boldini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Gaetano Previati, Antonio Fontanesi, Gerolamo Induno, Vincenzo Gemito, Umberto Boccioni.


comunicato stampa

Le opere d'arte collezionate da Arturo Toscanini

A cura di Renato Miracco

Dedicata a Toscanini collezionista la rassegna presenta un nucleo di opere appartenute al grande maestro provenienti da New York, che per la prima volta vengono presentate in Italia. L’inaugurazione fissata per sabato 14 aprile a Parma, città Natale di Toscanini, presso l’elegante sede di Palazzo Bossi Bocchi, è destinata a diventare uno degli appuntamenti artistici di maggior richiamo della prossima primavera.
Per la prima volta verrà esposto a Parma un album fotografico, recentemente acquistato dalla Fondazione Cariparma, realizzato da Luigi Vaghi in occasione delle celebrazioni per la "Commemorazione del 25° Anniversario della morte di Giuseppe Verdi" avvenute a Busseto con l’allestimento del Falstaff nel 1926.
L’album è composto da 10 fotografie di cui una con l'autografo originale di Arturo Toscanini con il gessetto bianco e un'altra rappresentante Toscanini e tutti gli interpreti del Falstaff davanti alla Casa Natale di Verdi a Roncole di Busseto, autografata da tutti. Le altre foto presenti rappresentano la scenografia.

La mostra si inserisce all’interno del ricco programma di eventi artistici e culturali realizzati dal Comitato per le Celebrazioni di Arturo Toscanini che intendono commemorare il Maestro esplorandone la vita, l’opera, la personalità complessa e affascinante.

Dalla testimonianza del figlio Walter e del nipote Walfredo (come si legge anche nel catalogo della mostra) sappiamo che tutti i dipinti erano posti sui muri di casa quasi a formare una partitura musicale. “Una moltitudine di dipinti appesi dappertutto accompagna i miei primi ricordi della casa del nonno in via Durini, a Milano. A cominciare dall’ingresso e dallo studio dove il busto di Verdi di Vincenzo Gemito mi guardava dall’alto, fino al soggiorno dove i ritratti della nonna e del nonno, eseguiti da Giacomo Grosso, erano appesi di fronte al camino, e al salotto dove erano esposti dipinti più grandi, per lo più paesaggi, e un’enorme tela di Telemaco Signorini che oggi s’intitola La toilette del mattino ambientata in un salone (che poi da grande scoprii essere una casa di malaffare). Ma la concentrazione più sorprendente si trovava in un ampio corridoio che dal soggiorno portava in cucina, e lì i quadri, illuminati dalla luce naturale, erano appesi a circa un metro dal pavimento fino al soffitto, in file verticali, ricoprendo interamente le pareti”.

Toscanini aveva scelto come adviser Vittore Grubicy de Dragon, critico, pittore, padre del Divisionismo italiano e mentore di moltissimi artisti della “nuova scuola”, quali Segantini, Fattori, Boldini ecc.

Per il maestro il quadro suggeriva uno stato d’animo, un sentimento, una musica, una sinfonia. Di qui l’estremo rigore non scolastico, non didattico, ma emotivo della collezione che attraversa le correnti più all’“avanguardia” della seconda metà dell’Ottocento: dalla Scuola dei Macchiaioli, al Divisionismo, dalla Scapigliatura alla scuola di Posillipo. Tra gli artisti presenti in mostra ricordiamo: Vittore Grubicy de Dragon, Giovanni Boldini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Gaetano Previati, Antonio Fontanesi, Gerolamo Induno, Vincenzo Gemito, ma anche Umberto Boccioni di cui in mostra sarà esposto un bellissimo Autoritratto del 1908.
Toscanini collezionava opere pittoriche e nutriva un amore particolare proprio per i lavori di Grubicy, che sono per lui “musica misteriosa [che] va insinuandosi a poco a poco! Musica leggera, inafferrabile, eppur così calda d’armonia! Ma ci vuole l’anima non le orecchie per sentirla” (lettera di Arturo Toscanini a Vittore Grubicy del 19 maggio 1915). Grubicy diventa per Toscanini un consigliere attento e raffinato, capace di indicargli le opere e gli artisti più interessanti presenti sul mercato, di aiutarlo a portare a termine gli acquisti, di seguire spedizioni e consegne, di scegliere le cornici delle opere. Ogni quadro è accompagnato da una storia, o una dedica, che il visitatore può leggere in mostra o sul catalogo edito Mazzotta, per comprendere meglio il legame tra Toscanini e l’opera o l’artista che l’ha realizzata.

La mostra presenta quindi 54 opere (tra dipinti, sculture, ceramiche, vetri, incisioni e disegni) realizzate tra la fine dell'Ottocento e il primo Novecento italiano in gran parte appartenenti a Walfredo Toscanini, figlio di Walter, provenienti da New York, dove vive attualmente. Per la prima volta il nipote ha deciso di presentare queste opere in una mostra in Italia in occasione del cinquantesimo anniversario. Le opere di Vittore Grubicy De Dragon (Milano 1851-1920) invece sono di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno che recentemente le ha acquistate dagli eredi Toscanini con l'intento di ricomporre il nucleo fondamentale di opere provenienti dall'eredità del grande critico e mercante di cui Toscanini e Benvenuto Benvenuti (pittore livornese divisionista discepolo di Grubicy) furono gli esecutori testamentari. La Fondazione infatti possiede anche il corpus di opere di Grubicy possedute da Benvenuti donate a questa istituzione dal figlio Ettore.

La rassegna ha avuto come prestigiosa première l’Avery Fisher Hall di New York, sede della Philarmonic Opera, per iniziativa del Ministero degli Affari Esteri; a settembre verrà trasferita dopo la tappa Parma a Livorno grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno e la collaborazione della Fondazione Teatro Goldoni che la ospita.

Il catalogo, contiene saggi di Harvey Sachs (biografo di Toscanini), di Renato Miracco (curatore del progetto), di Walfredo Toscanini (che ha scritto una breve memoria sul nonno) e di Paola Pettenella e Francesca Velardita del Mart (cha hanno scritto sui ritrovamenti e sulla corrispondenza tra Toscanini e Grubicy). All’interno del catalogo sono riprodotti i documenti e le lettere messi a disposizione dalla Casa Ricordi e da Walfredo Toscanini, oltre alle lettere rintracciate all’interno dell’Archivio Grubicy, ora di proprietà del Mart.

Arturo Toscanini (Parma, 25 marzo 1867 – New York, 16 gennaio 1957) fu il più influente direttore d’orchestra del Novecento. Impresse una svolta decisiva all’interpretazione non soltanto musico-orchestrale ma anche lirico-teatrale nella sua totalità. Iniziò la carriera quando Verdi stava ancora componendo l’Otello e la concluse nell’èra dei concerti televisivi e della stereofonia. Diresse le prime mondiali di opere quali I pagliacci di Leoncavallo e La bohème, La fanciulla del West e Turandot di Puccini; guidò il Teatro alla Scala (1898-1903, 1906-08, 1921-29), il Metropolitan di New York (1908-15), la Filarmonica di New York (1926-36) e l’Orchestra sinfonica della NBC americana (1937-54), nonché, come ospite, la maggior parte delle altre orchestre più importanti di tutto il mondo. Il suo orecchio acutissimo e la sua memoria fotografica, il terrificante rigore e l’incontenibile energia contribuirono a elevare il livello dell’esecuzione musicale ai due lati dell’Atlantico.

Con la sua frenetica attività, condotta sempre ai massimi livelli in uno sterminato repertorio che non badava a frontiere nazionali, Toscanini non solo contribuì come pochi altri a plasmare la vita musicale del ventesimo secolo: fu anche un protagonista delle vicende del suo tempo. Il suo antifascismo, che portò nel 1931 al discusso episodio dello schiaffo bolognese, lo spinse a un lungo esilio, prima artistico e poi anche fisico, dalla sua amata patria, interrotto solo dopo la fine della Seconda guerra mondiale. L’opposizione al nazismo lo spinse ad abbandonare il Festival di Bayreuth (dove era stato il primo musicista non di scuola tedesca a dirigere) nel 1933 e quello di Salisburgo nel 1938; sostenne invece, a proprie spese, un’orchestra di profughi ebrei scappati in Palestina (oggi il complesso si chiama la Filarmonica d’Israele) e un nuovo festival a Lucerna (oggi uno dei più importanti del mondo). Diresse per l’ultima volta nel 1954, all’età di ottantasette anni, e morì poche settimane prima del suo novantesimo compleanno.

Ufficio stampa Mazzotta - Alessandra Pozzi
tel. 02.878380, ufficiostampa@mazzotta.it

Inaugurazione 14 aprile 2007

Palazzo Bossi - Bocchi
Strada Ponte Caprazucca, 4 - Parma
Orario: 10-12.30-15-18.30, chiusa lunedì e martedì 1° maggio 2007
Ingresso libero

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