Peaks, craters, dust, un ciclo di nuove sculture e dipinti, nate dallo studio del paesaggio, dell'ambiente e dall'osservazione astronomica. Successivamente l'intervento dell'artista e l'utilizzo di materiali diversi, di immagini e di allusioni, si risolve in una destabilizzazione dell'aspettativa di voler trovare significato e sostanza in una forma data.
Peaks, craters, dust
In occasione della sua terza personale alla Galleria Maze, Pablo Vargas Lugo presenta un ciclo di nuovi lavori nati dallo studio del paesaggio, dell’ambiente e dall’osservazione astronomica. Successivamente l’intervento dell’artista e l’utilizzo di materiali diversi, di immagini e di allusioni, si risolve in una destabilizzazione della nostra aspettativa di voler trovare significato e sostanza in una forma data.
Una prima serie di lavori si lega al tema del paesaggio lunare. Nella scultura Ciclo Lunar (2006) si mescolano la visione di un cielo notturno illuminato dalla luce della luna piena e il battere, ipnotico e prosaico, del vestiario all’interno di un apparecchio casalingo. In questo modo l’opera si propone come nuovo strumento di misurazione del tempo, insieme a quello armonico dei corpi celesti e a quello meccanico basato sulla tecnologia.
Della stessa serie fanno parte i lavori Sombras para Cráteres (2007). Questi disegni, rappresentanti le ombre proiettate dai crateri dellla superficie lunare, diventano oggetti: lastre metalliche su sfondi di feltro, possibili oggetti da collezione o indizi visivi pronti per la prossima collisione astrale.
I quattro dipinti, Monolitos, si legano all’osservazione del paesaggio: come un grande puzzle dalle forme complicate che l’occhio dello spettatore può trasformare in suggestivi panorami di cime e di valli. I lavori acquisiscono un proprio senso dello spazio e del volume determinato dall’uso strategico dell’osservazione paesaggistica.
Infine, le ali di una farfalla, Thysania Agrippina, sono la fonte di ispirazione per un mandala di sabbia che occupa il centro della galleria. I mandala di sabbia, dipinti meticolosamente dai monaci buddisti tibetani e poi spazzati via una volta terminate le cerimonie, rappresentano la morfologia della coscienza e dell’ordine cosmico. Senza la pretesa di avvicinarsi al profondo significato dell’arte tibetana, l’artista legge nelle ali della farfalla l’evoluzione dell’universo, suggerendoci un’immagine dell’intesità del tempo.
Questa mostra è stata realizzata in parte con l'aiuto del Fondo Nazionale per la Cultura e le Arti del Messico (FONCA).
Inaugurazione 19 aprile ore 19
Galleria Maze
Via Mazzini 40 - Torino