Il video che da' il titolo alla mostra e' la ripresa di un'azione performativa nella quale si susseguono delle costruzioni realizzare manualmente e che esistono solo nello spazio\tempo del video. Il lavoro porta lo spettatore nel processo di performance della costruzione e al contempo nega la fisicita' sia dell'oggetto sia dello spazio.
Gazebo
Il lavoro di Giordano Pozzi (New York 1968) circola attorno all'idea di
manipolare porzioni di spazio. Spazio percepito come luogo della memoria
nella quale creare delle strutture scultoree. L'artista racconta una
microstoria, non dichiarata e non definita, nata dalla propria
struttura mnemorica e trasportata nello spazio attraverso differenti
materiali in rapporto di coordinazione e interdipendenza. Il lavoro
nasce quasi tradizionalmente dall'astrazione di una realtà preesistente,
astrazione che in seguito torna ad essere realtà ed a ricordare
strutture architettoniche esistenti.
Elementi portanti di possibili
edifici o modelli di costruzioni. Le sculture ci ricordano il Sin
Center di Archigram, guardano alle teorie architettoniche di Lebbeus
Woods e alle sue visioni apocalittiche per le città di Sarajevo,
l'Havana e San Francisco. Osservano il movimento e il dinamismo interno
della forma architettonica contemporanea. La scultura è qui la
contaminazione e la sovrapposizione memorica d'edifici preesistenti,
delle emozioni che si associano a luoghi o fatti, e delle architetture
utopiche. Il presupposto è che lo spazio sia il fattore essenziale
dell'architettura e che quindi non si può immaginare lo spazio se non lo
si confronta con altro spazio. Le sculture sono costruite con materiali
comuni: c'è spesso il ferro che nella saldatura lascia piccole cicatrici
o materiali plastici dai bordi imperfetti; ma anche il legno, la balsa,
il polistirolo, il colore e il gesso.
C'è sempre un elemento precario,
differente, come semplice rapporto di una diversa visione di
completezza. I lavori sono pensati come delle strutture self-generated
che sono sculture, architetture, ma anche monumenti.
La mostra Gazebo raccoglie un gruppo di lavori che presentano le nuove
sfaccettare della sua ricerca e si diramano verso differenti visioni.
L'idea principale è quella di crearsi una costruzione per avere un punto
di vista; dalla quale osservare e, forse, anche trasmettere.
In mostra una struttura che ricalca l'andamento di una superficie
topografica di un qualsiasi luogo e dove sono poste le sculture in
connessione tra loro; su tutto sovrasta la scultura Radar Station, il
punto alto - idealmente il punto di riferimento di un intero panorama.
Un'installazione dove tutti gli elementi sono indipendenti ed unici ed
allo stesso tempo collegati e in comunicazione tra loro.
Gli studi in
architettura e design portano Giordano Pozzi a vedere lo spazio anche in
termini bidimensionali. Il video dal titolo Gazebo è la ripresa di
un'azione performativa nella quale si susseguono delle costruzioni
realizzare manualmente e che esistono solo nello spazio\tempo del video.
Il lavoro porta lo spettatore nel processo di performance della
costruzione e nello stesso tempo nega la fisicità sia dell'oggetto (che
none esiste fuori dal video) sia dello spazio (che non esiste senza
l'oggetto). In mostra anche una la serie di disegni di "ville"
immaginarie con reminiscenze moderne raccolte e assemblate nella
memoria, e ricostruite in uno spazio senza ambiente.
Inaugurazione: sabato 5 maggio 2007 alle 18
Fabio Paris Art Gallery
Via Alessandro Monti 13 - Brescia
Orari: tutti i giorni 15-19 escluso festivi
Ingresso gratuito