Due trittici per la prima milanese dell'artista: Streams si compone di tre lightbox che innescano una stratificazione tabulare dell'immagine. Unbend consiste in tre video in interrelazione tra loro, quasi a formare un unico schermo.
Torn Curtain
Mercoledi 9 maggio, dalle 19 fino a tardi, verrà presentata Torn Curtain, installazione di Paolo Meoni, artista attivo a Prato e inedito per la scena milanese, con un testo di Alessandro Sarri. La mostra sarà visibile, su appuntamento, fino a venerdì 8 giugno.
Saranno esposti due trittici:
Unbend consiste in tre video in interrelazione tra loro, quasi a formare un unico schermo, nei quali si assiste a una scansione temporale e vettoriale frammentata in un incalzare di scorrimenti a un tempo sincronici e diacronici. Lo scivolare in bande di tempo parallele, come in corsie diffratte, tapis roulant e insieme ruota moltiplicatrice, comporta un perturbamento della vettorialità secondo una scansione intervallare, la possibilità di vedere una scena che si zebra di già e di non ancora accaduto: fette di paesaggio si rintracciano all’infinito, mentre ogni senso di consequenzialità si annulla in un precipitato orizzontale che scorre secondo flussi diversificati, sforbiciando la vista in una proliferazione anacronistica di movimenti alla deriva nel tempo e nello spazio.
Streams si compone di tre lightbox che innescano una stratificazione tabulare dell’immagine dove il vedere si satura e la capacità di distinguere sembra fossilizzarsi in una nigredo in cui il senso della visione si carbonizza, si cristallizza in una sorta di opera al nero che si offre allo spettatore per essere decrittata al tempo stesso in quanto superficie e in quanto coestensione di profondità.
Così Paolo Meoni spiega il proprio lavoro: “In Unbend abbiamo una visione che segmenta lo schermo in 50 strisce che scorrono in modo orizzontale; tutte hanno la stessa durata e sono composte dagli stessi piani sequenza, ma differiscono fra loro nei tempi di partenza, dati in modo casuale nella timeline. Questo implica che la visione sia entropica e fortemente frammentata, ma ciò che ritengo sia più importante è quello che non accade, a differenza della visione cinematografica e cioè l'assenza del fuori campo, perché sempre anticipato in un altro punto della visione”.
Albertoaperto è uno spazio in cui è possibile non solo transitare ma sostare e fare tardi, uno spazio all’interno del quale un artista è tenuto a entrare in rapporto con i segni del vissuto e le marche del luogo, uno spazio che in questo modo diventa ospitato dai lavori dell’ospite.
Inaugurazione ore 19
Albertoaperto
Via Burlamacchi, 6 - Milano
Ingresso libero