Saranno esposte 10 grandi opere (mt.2x2,40 ciascuna) provenienti dalla mostra che si e' tenuta lo scorso Maggio a Bad Homburg (Germania) e l'installazione che Shafik ha realizzato proprio per Palazzo Racani Arroni, ispirato dalla sequenza e dall'atmosfera delle sale trecentesche che si aprono una dentro all'altra. A cura di Martina Corgnati.
Promossa dalla Galleria Civica d'Arte Moderna della Città di Spoleto, sabato 15 Settembre 2001 alle ore 18 a Spoleto presso Palazzo Racani Arroni, si inaugurerà la mostra dell'artista egiziano Medhat Shafik dal titolo "Nidi di luce", curata da Martina Corgnati.
Saranno esposte 10 grandi opere (mt.2x2,40 ciascuna) provenienti dalla mostra che si è tenuta lo scorso Maggio a Bad Homburg (Germania) e l'installazione che Shafik ha realizzato proprio per Palazzo Racani Arroni, ispirato dalla sequenza e dall'atmosfera delle sale trecentesche che si aprono una dentro all'altra.
Il catalogo trilingue (italiano, inglese, tedesco) contiene il testo critico di Martina Corgnati, la riproduzione a colori delle opere esposte ed i riferimenti bio-bibliografici.
L'inaugurazione sarà preceduta da una tavola rotonda dal titolo "Riflessioni sul futuro. I linguaggi dell'arte" che si terrà alle 16,30 presso il Teatro Caio Melisso (Piazza Duomo). Moderati da Alberto Fiz (direttore Fondazione Bandera per l'Arte di Busto Arsizio), interverranno: Matteo Basilè (artista), Piergiovanni Castagnoli (direttore della Galleria d'Arte Moderna di Torino), Franco Guerzoni (artista), Nuccio Madera (direttore del mensile Arte), Fabio Marazzi (consulente legale) e Antonio Aldeghi (consulente fiscale).
La partecipazione della società Marazzi Roncoli Zotti & Partners consulting alla mostra pubblica di Medath Shafik sottolinea l'importanza degli aspetti legali e fiscali nell'ambito dell'arte moderna contemporanea e rappresenta un'occasione per fornire informazioni indispensabili ai collezionisti.
Martina Corgnati, nel suo testo scrive:
"Medhat Shafik non perde di vista la propria cultura, splendida cultura egiziana copta ma anche fatimide, ommayyade, abbaside e persiana, ma anche bizantina, cultura di gioiello, di mashrabeia e di palazzo.
Questa cultura, però, nel suo caso così raro, si affranca radicalmente e aprioristicamente dalla mediocrità del motivo, del pretesto formale, del trucco quasi etnico così in voga oggi, per proporsi invece come modo per incontrare, investimento di e nella relazione, presupposto, punto di partenza per uno scambio creativo e trasfigurante. Guardando sia indietro sia avanti, lo sguardo dell'artista incontra letteralmente gemme preziose, offerte con la discrezione del sussurro celato, incontra gli ori e gli argenti, il respiro diffuso dei tessuti, le pietre rosse degli imperatori portate per migliaia di miglia a cavallo del grande fiume. E incontra allo stesso modo e con la stessa naturalezza il vocabolario dell'arte contemporanea: insofferente alla rappresentazione, schivo delle sostanze troppo profumate, vincolante nell'esigenza di riportare esperienza, nozioni, saperi e valori a uno spazio, un tempo, una circostanza, tutte, completamente, presenti. Esattamente quello che Medhat Shafik fa nelle sue installazioni e nei suoi dipinti.
(...) Anche nelle installazioni l'artista non prescinde mai da una componente pittorica, il suo sguardo accarezza il colore, la sua mano pone il fondamento per ogni forma, per ogni immagine a principiare dal colore, un colore purissimo che sembra scaturire quasi proprio dal fondo delle cose, animato da una propria, endogena, segreta e misteriosa luce. Niente di sorprendente allora che Medhat abbia dedicato al dipingere tanta parte delle proprie risorse creative, che i quadri costellino tutto il suo itinerario come pietre miliari sul ciglio di una strada romana. Ma identificare questi quadri con semplici "tele" sarebbe riduttivo. Si tratta, infatti, piuttosto di luoghi complessi, tessiture di materie diverse, dove alla "base" di ruvida tela si sovrappongono stratificazioni e addensamenti di morbida carta colorata, per esempio, sostanze multiple e ricche, gessose o sericee, che attenuano la ruvidezza di un discorso esclusivamente segnico/pittorico, attenuano la perentorietà della superficie e sposano il quadro allo spazio.
(...) L'artista egiziano pensa all'opera come ad un'esperienza totale, che coinvolge il corpo e tutti i sensi, che rallenta il tempo del mondo circostante e della quotidianità invocando un'attenzione diversa, più intima, più intensa e concentrata, priva di calcolo e priva di riserve. Un'attitudine che si confronta inevitabilmente con la più grande, forse, utopia artistica del secolo XX, quella di un'opera totale che riassuma in sé tutte le tecniche e tutte le potenzialità dell'esperienza estetica e finanche del gusto e del modo di vivere; ma che si richiama, anche, direttamente, ad una temporalità diversa, per certi aspetti reperibile ancora ai margini del mondo occidentale. Una temporalità gentile, venata da ataviche attitudini alla pazienza, al disinteresse per l'utile immediato (non dappertutto e non sempre il tempo è denaro!), che si riflette nella predilezione per gli spazi velati, impenetrabili ma godibili in tutto il loro corredo di segreti preziosi, puri come i pigmenti colorati che l'artista usa da sempre. Segreti di luce a cui Medhat Shafik ha affidato ormai, con piena sicurezza, la qualità più personale e più irripetibile del suo stile".
L'ARTISTA
Nato in Egitto nel 1956, Medhat Awad Shafik dal 1976 vive ed opera in Italia e in Egitto. Diplomato in pittura e scenografia presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, ha ottenuto la sua consacrazione alla Biennale di Venezia del 1995, dove il Padiglione Egitto da lui rappresentato è stato premiato con il Premio delle Nazioni, (nel 2000, la cassetta video realizzata in quell'occasione, intitolata "Il Percorso dell'asceta", è stata selezionata dal Centre George Pompidou per la 6° Biennale Internazionale del Film d'Arte).
Artista di successo per la sua capacità di coniugare le suggestioni e i colori dell'arte orientale con le più avanzate tecniche compositive delle avanguardie occidentali, ha esposto in Italia e all'estero in prestigiose gallerie e in importanti collettive in spazi pubblici.
Dopo una pausa di riflessione durata circa un anno, il 1998 per l'artista è stato particolarmente fecondo e denso di impegni espositivi: in aprile il Centre Culturel L'Espal di Le Mans (Francia) gli ha dedicato una personale, quale artista più significativo dell'arte egiziana contemporanea;
In autunno, Shafik ha partecipato a Bruxelles alla rassegna "Mediterranea": 35 artisti invitati alla mostra internazionale dei paesi del Mediterraneo. Shafik, invitato per l'Egitto, ha ripreso il tema già affrontato a Le Mans realizzando una grande installazione intitolata "La Via del cachemire, la Via della seta" presentata all'Hotel de Ville.
Nel 2000, Shafik, ha partecipato ed è stato premiato come "Special Guest" alla 7a Biennale del Cairo, edizione particolarmente interessante sia per la presenza di artisti internazionali quali Frank Stella, Antonio Tapiés, A.R. Penk, Markus Lupertz, Giò Pomodoro, sia per i critici che hanno partecipato al Simposio internazionale teoretico sulla critica dell'arte.
Anche nel 2001 Shafik è stato uno degli artisti che ha ricevuto il "Gran Premio" dell'8a Biennale del Cairo.
http://www.shafik.it
Inaugurazione sabato 15 Settembre 2001 ore 18
Orario: 10 - 13 e 15 - 18, lunedì chiuso
Ingresso gratuito
Catalogo a cura di Cristina Ghisolfi Guazzone, Spirale Arte, Editore: Bandecchi e Vivaldi, prezzo in mostra Lire 30.000, pagine n. 62 - formato cm. 24x30 - riproduzioni a colori n. 33
Informazioni al pubblico: Tel.0743-218300 (Ufficio Cultura del Comune di Spoleto)
Sponsor: Marazzi Roncoli Zotti & Partners consulting
Claudia Rota Relazioni Esterne - Ufficio Stampa
Tel.035-210156 E-mail: c.rota@mrpartners.it
Palazzo Racani Arroni
Via Rippo - Piazza Duomo, Spoleto PG