Galleria d'Arte Moderna - GAM
Bologna
piazza Costituzione, 3
051 6496611
WEB
Sergio Romiti
dal 1/10/2001 al 15/11/2001
051 502859 FAX 051 371032
WEB
Segnalato da

ufficio stampa Gam




 
calendario eventi  :: 




1/10/2001

Sergio Romiti

Galleria d'Arte Moderna - GAM, Bologna

Mostra retrospettiva. In contemporanea presso la Sala Conferenze "Et in arcadia ego" Viaggio in Italia 1 e presso lo Spazio Aperto Bertozzi & Casoni.


comunicato stampa

mostra retrospettiva

La Galleria d'Arte Moderna di Bologna dedica a Sergio Romiti la prima ampia retrospettiva a poco più di un anno dalla scomparsa. L'artista definito da Marco Vallora sulle pagine de "La Stampa" all'indomani della morte "il grande dimenticato pittore bolognese", era già stato ospitato nelle sale della Galleria nel 1976 in una personale curata da Maurizio Calvesi.
La mostra intende proporre una lettura del lavoro di Romiti dal precoce avvio, a soli diciannove anni sul finire degli anni Quaranta, fino al suo completo rifiuto del fare artistico avvenuto due anni prima della morte.
La carriera di Romiti prende avvio quando, nel 1948, espone in una collettiva tra artisti che promuovono il neocubismo; dopo questa prima esperienza il suo lavoro si evolve seguendo il sottile filo conduttore di una progressiva scarnificazione dell'oggetto, che inizia con le Macellerie del '49 e le Mensole degli anni '50, in cui i protagonisti della tela, solitamente banali, presi a prestito dal quotidiano, vengono sezionati e poi ricomposti seguendo un intimo disegno, in un processo quasi ossessivo di interiorizzazione dell'immagine.
Gran parte della titolata critica italiana - fin dagli esordi attenta e cosciente interprete dell'artista bolognese- legge nelle opere di Romiti una vicinanza a Giorgio Morandi, sia nelle tangenze di vita vissuta come in un'eredità stilistica che traspare dai primi olii senza sconfinare mai nell'imitazione.
Il percorso di mostra è teso a testimoniare anche il rapporto conflittuale dell'artista con il colore, cercato e poi negato, riportato sulla superficie con tratti svelti e graffiati, alternati da vaste campiture di pasta pittorica intrecciate e sovrapposte che donano spessore materico ai dipinti.
Negli anni dal 1961 al 1979 i grigi e i neri, attraverso un processo di riduzione cromatica quasi totale, diventano i protagonisti di opere caratterizzate da larghe pennellate, trasparenti successioni di non colore.
L'attenzione di Romiti si rivolge anche al disegno, matite su carta realizzate durante le periodiche fasi di abbandono della pittura, lavori gelosamente custoditi e mai esposti per volontà dell'artista stesso.
Il ritorno al colore e la contemporanea riapparizione del pretesto figurativo, emergono nelle tempere e negli acrilici degli anni Ottanta e Novanta; il maestro bolognese riprende, con i lavori di questi anni, un discorso interrotto che si traduce in messaggi di profonda tensione e drammaticità. La pittura di Romiti, come scrive Fabrizio D'Amico, è "una pittura straordinariamente coerente a se stessa" durante tutto l'arco di attività e rivela una delle voci dell'arte italiana tra le più sapienti e sottili e da troppo tempo inascoltate.

Sergio Romiti nasce a Bologna nel 1928. Comincia a dipingere nel 1946 e dal 1948 partecipa assiduamente alla vita artistica nazionale e internazionale. Nel 1952 ha presentato, sotto gli auspici dell'Ambasciata d'Italia, una personale alla Galerie du Centre d'Art Italien ed in quello stesso anno la Giuria Internazionale della Biennale di Venezia gli ha conferito il Premio Ferrania.
E' stato presente a tutte le Biennali di Venezia dal 1952 al 1960 con gruppi di opere ed una sala personale. Ha partecipato inoltre alla V e VIII Biennale di San Paolo, Brasile, alle Esposizioni internazionali di Pittsburgh nel 1955, 1958 e 1961 ed una sua personale è presentata all'VIII Quadriennale di Roma. Sue opere figurano nelle collezioni della Galleria d'Arte Moderna di Bologna, della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, della Galleria d'Arte Moderna di Torino e della Tate Gallery di Londra.
Ha sempre vissuto e lavorato a Bologna dove è morto il 12 marzo del 2000.



Galleria d'Arte Moderna - Piazza Costituzione, 3 Bologna

Periodo: 3 ottobre - 15 novembre 2001

Inaugurazione: martedì 2 ottobre, ore 19.00

Curatore: Pier Giovanni Castagnoli in collaborazione con Guido Salvatori

Orario: 10 - 18; chiuso il lunedì

Biglietti: Intero Lit 8000 Ridotto Lit 4000

Catalogo: Silvana Editoriale


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"Bertozzi & Casoni"

Spazio Aperto ospita in quest'occasione la singolare ricerca artistica di Paolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni. La ditta "Bertozzi & Casoni" si costituisce a Imola con l'intento di unire la prassi artigianale del fare artistico alla logica economico-aziendale. La società diventa da subito strumento imprescindibile del loro percorso: "L'autore delle nostre opere è la ditta. Sebbene siamo due identità molto diverse, lavorare in questa prospettiva di neutralizzazione e sdoppiamento insieme è per noi una opportunità di vivere in un certo senso una felice schizofrenia…" dichiarano gli artisti a commento del loro modo di operare.
Utilizzando il linguaggio della ceramica e della maiolica, Bertozzi & Casoni dissolvono i confini tra artigianato e industria sfruttando le pratiche aziendali per dare vita ad un nuovo concetto di operatività artistica. Nello studio-laboratorio di Imola denominato "Opificio", i due artisti coniugano il loro interesse verso sofisticate tecniche produttive della maiolica al tentativo di rinnovare, dall'interno, la teoria e la pratica della ceramica, muovendosi tra arte e design, artigianato e architettura.
Il loro lavoro prende forma da una sintesi voluta tra passato e presente, tra storia e attualità, risultando però singolarmente inattuale, fuori da ogni dimensione storica, abitando una temporalità intesa come eterno ritorno, come percorso circolare. Dalla metà degli anni Novanta la loro ricerca si rivolge a nuove sperimentazioni progettuali che implicano l'utilizzo di diversi materiali come il metallo e il vetro. L'oggetto/prodotto si carica di valori espressivi ed estetici tipici dell'unicità dell'opera d'arte; ogni lavoro d'arte e di design realizzato nell'opificio imolese è catalogato con un numero di inventario, insieme all'annessa etichetta di "gadget pubblicitario".
In mostra Bertozzi & Casoni presenteranno lavori inediti, realizzati appositamente per l'occasione. Il catalogo a documentazione della rassegna conterrà un testo critico di Roberto Daolio.

Tra le mostre più recenti si segnalano la personale "Bertozzi & Dal Monte Casoni S.N.C." presso il centro Paggeria di Sassuolo nel 1993, mentre nel 1994 alla Galleria Placentia di Piacenza presentano "Evergreen" e, in quello stesso anno, sono ospitati alla Galleria Dilmos di Milano con "Aldilà dell'I-Stanza un'ondalunga". Tra le ultime mostre personali ricordiamo la "Bertozzi & Casoni S.N.C." alla Galleria 1000Eventi di Milano nel 1998, "Pout-Pourri", presso la Galleria Sperone Jr di Roma nel 1999 e "Sceglie il paradiso", presentata nel Centro Culturale Paggeria di Sassuolo nel 2000.


Artisti: Paolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni
Curatore: Roberto Daolio

Galleria d'Arte Moderna - Spazio Aperto - Piazza Costituzione 3, Bologna

Periodo: 3 ottobre-11 novembre 2001

Inaugurazione: martedì 2 ottobre 2001 ore 19

Orario: 10-18, lunedì chiuso

Biglietti: Intero Lit. 8000; ridotto Lit. 4000

Catalogo: Edizioni Pendragon

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Et in arcadia ego


Con la mostra "Et in arcadia ego" si apre il ciclo dal titolo "Viaggio in Italia" che presenterà i lavori di diversi fotografi stranieri nati in seno alla loro esperienza diretta con il "Belpaese". La storia e la gente d'Italia, insieme al suo paesaggio carico di simboli e testimonianze del passato, hanno da sempre affascinato gli artisti come gli scrittori, i filosofi come i comuni turisti. Particolarmente sensibili alla peculiare atmosfera italiana sono le persone provenienti dai paesi nordici, che ritrovano in essa una dimensione primordiale e arcaica, rivivendo i mitici fasti dell'epoca classica.
Questa prima mostra presenta 82 immagini realizzate tra il finire del XIX e l'inizio del XX secolo da tre diversi fotografi, Wilhelm von Gloeden, Guglielmo Plüschow e Vincenzo Galdi, testimonianze del loro personale "grand tour" alla scoperta del mito attraverso Roma, Napoli e Taormina. Le fotografie, perfettamente conservate, erano raccolte tutte insieme in un album dall'aspetto sobrio e funzionale e dalla storia ancora in parte avvolta nel mistero: il proprietario risulta essere un pittore simbolista francese, non si conoscono i criteri di selezione delle immagini ma, come scrive Tobias G. Natter nel suo saggio in catalogo, è suggestivo tentare di ricostruire il percorso del corpus per avvicinarsi il più possibile a comprendere i desideri e le motivazioni del collezionista. Le fotografie - che verranno presentate rispettando la sequenza di raccolta - mostrano principalmente immagini dalle scenografiche ambientazioni con ruderi classici o ville e giardini rinascimentali, animate da presenze umane, rivelando un forte interesse per scenari naturalistici. Un principio fondamentale prende forma nello scorrere degli scatti: paesaggio e figure assumono, gradualmente, uguale importanza, ma poi, a poco a poco, le distanze diminuiscono e lo sguardo si concentra sempre più sulle presenze umane, fino alla quasi totale assenza paesaggistica a favore della figura che diventa protagonista e mattatrice assoluta dell'immagine. I soggetti fotografati, ritratti in pose spontanee e naturali, sono trasportati verso una dimensione distante e antica attraverso l'uso dei costumi e delle ambientazioni sceniche, sottolineandone la componente sensuale in contrasto con lo stereotipo corrente del tempo che soffocava qualsiasi espressione erotica. L'occhio dei tre fotografi si differenzia sia nella scelta della costruzione dell'immagine sia nella sua varietà organizzativa: von Gloeden è sicuramente la personalità maggiormente complessa, mentre Vincenzo Galdi tende a bloccare uno spirito più comune e meno ricercato. Nelle immagini di Guglielmo Plüschow, il fotografo più rappresentato dell'intero album, si coglie un sentimento sublime e sofisticato nelle sua "particolare combinazione del desiderio del viaggio attraverso reminiscenze storiche coniugate a immagini di giovani uomini", come scrive il curatore in catalogo.


Artisti: Wilhelm von Gloeden, Guglielmo Plüschow, Vincenzo Galdi
Curatore: Peter Weiermair

Galleria d'Arte Moderna - Piazza Costituzione 3, Bologna

Periodo: 3 ottobre-11 novembre 2001

Inaugurazione: martedì 2 ottobre 2001

Orario: 10-18, lunedì chiuso

Biglietti: Intero Lit. 8000; ridotto Lit. 4000
Catalogo: Edizioni Oherli


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Immagine: Guglielmo Pluschow, Senza titolo, 1900 circa


Info:
Ufficio Stampa Galleria d'Arte Moderna Bologna:
Marcella Manni - Simona Brighetti
tel. +39 051 502859; fax 051 371543

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