Palazzo Reale
Milano
piazza Duomo, 12
02 0202, 02 88451 FAX 02 88450104
WEB
Due mostre
dal 2/7/2007 al 15/9/2007
lunedì 14:30-19:30; martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9:30-19:30; giovedì 9:30-22:30

Segnalato da

Motta Editore




 
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2/7/2007

Due mostre

Palazzo Reale, Milano

Unanimemente riconosciuto come il capolavoro di Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il quarto Stato e' considerato il manifesto di un periodo - quello dei primi anni del 900 - fortemente animato dal fermento delle lotte sociali, che di li' a poco avrebbero cambiato la storia. L'antologica di Ivan Theimer presenta circa un centinaio le opere tra sculture e acquerelli. Il suo percorso artistico testimonia un interesse costante verso il rapporto dell'uomo con la natura e il tempo, della forma con il simbolo, dell'opera d'arte con la cultura e lo spazio pubblico.


comunicato stampa

Giuseppe Pellizza da Volpedo - Il quarto Stato

Dal 4 luglio al 16 settembre 2007 la Sala delle Cariatidi all’interno di Palazzo Reale ospita uno dei quadri simbolo del XX secolo: Il quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Unanimemente riconosciuto come il capolavoro dell’artista piemontese, Il quarto Stato è considerato il manifesto di un periodo - quello dei primi anni del Novecento - fortemente animato dal fermento delle lotte sociali, che di lì a poco avrebbero cambiato la storia.

La Sala delle Cariatidi, con la sua maestosità, farà quindi da sfondo al celebre dipinto che, con le sue grandi proporzioni - quasi tre metri di altezza per oltre cinque di larghezza - raffigura una massa di lavoratori dei quali il pittore, grazie al gioco della luce che ne esalta il movimento di mani e piedi e la tecnica divisionista, di cui Pellizza fu uno dei maggiori esponenti, riproduce perfettamente il possente incedere.

Della sua opera scrive lo stesso Pellizza nella lettera a Matteo Olivero nel 1904: “fu una delle mie primissime concezioni, fu il pensiero continuato di un decennio e non riuscii a concretarlo che dopo aver evoluto la mia arte con molto, moltissimo lavoro e con altrettanto pensiero. Ma quando pensiero e forma si fusero nella mia convinzione nulla mi trattenne: non le rampogne della famiglia, non i consigli degli amici, non le maldicenze dei meno benevoli e altre maggiori difficoltà. Fu quale l’avevo voluto. L’avanzarsi animato di un gruppo di lavoratori verso la sorgente luminosa simboleggiante nella mia mente tutta la grande famiglia dei figli del lavoro”.

Dopo gli studi fatti attraverso Fiumana e Il cammino dei lavoratori, Pellizza riesce finalmente ad esprimere con Il quarto Stato tutta quella forza simbolica che rappresenta l’uscita della schiera dei lavoratori da un passato cupo in favore di un futuro luminoso verso il quale simbolicamente incedono le maestose figure, lasciandosi alle spalle l’età dell’oppressione.

Milano fa così rivivere, attraverso l’esposizione di questo dipinto, da solo in un’unica grande sala qual è quella delle Cariatidi, i fervori che animarono quegli anni ricchi di cambiamenti e di nuove ideologie di cui proprio il capoluogo lombardo fu protagonista in vari ambiti.

Accompagna la mostra il catalogo Il Quarto Stato. Giuseppe Pellizza da Volpedo, pubblicato da Federico Motta Editore.


Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868 - 1907). Si forma dapprima all’Accademia di Brera, poi presso quelle di Roma e di Firenze, seguendo gli insegnamenti di Fattori e Tallone. Si accosta all’opera divisionista attraverso Segantini, Morbelli e Previati, ma il passaggio decisivo alla nuova maniera avviene con l’opera Speranze deluse (1894), che gli vale l’ammirazione di Segantini. Il rapporto, soprattutto epistolare, con Morbelli lo incoraggia ad approfondire il tema sociale, che diviene componente costante dell’intera sua vicenda artistica.

La suggestione simbolista ricavata da Previati, caratterizza molto la sua opera che, nel corso degli anni acquista importanza anche in relazione al divisionismo di Balla, il cui studio romano ha modo di frequentare e che gli procura analogie con il neo-impressionismo francese., visibili soprattutto ne Il sole nascente, del 1904. La sua opera più famosa ed il suo capolavoro divisionista rimane comunque Il quarto stato (1901), conservato presso la Galleria di Arte Moderna di Milano.

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Ivan Theimer

Dal 4 luglio al 16 settembre 2007 Milano ospita, nelle sale del Museo della Reggia a Palazzo Reale, un’antologica del celebre artista Ivan Theimer. Un centinaio le opere esposte tra sculture e acquerelli, che percorrono con grande maestria il filo conduttore della sua vicenda artistica, caratterizzata dalla continua sperimentazione plastica e pittorica. Dalla Moravia, sua terra d’origine permeata da influenze anzitutto classiche, ma anche bizantine e germaniche, Ivan Theimer trae spunti e riferimenti culturali, spingendosi poi con il tempo anche verso il mondo orientale.

Theimer ha la vocazione di artista polivalente, ugualmente capace di scolpire, dipingere e incidere; ed il suo talento, forte di questa multiformità, si esprime allo stesso modo nelle piccole e medie sculture così come nei monumenti,.Dalle celebri tartarughe alle stele vegetali e agli obelischi, dall’esperienza dei ritratti in bronzo agli acquerelli, frutto dei numerosi viaggi in Egitto, Grecia e India, il percorso artistico di Theimer testimonia l’interesse costante verso il rapporto dell’uomo con la natura e il tempo, della forma con il simbolo, dell’opera d’arte con la cultura e lo spazio pubblico.

L’opera di Theimer procede sempre come una sinfonia, con un tema appena accennato che sembra sortire lentamente, eco lontana e flebile che poi si precisa e prende forma fino a farsi spazio e diventare motivo dominante: le superfici delle sue sculture vibrano di infiniti dettagli che si svolgono come pagine narrative a raccontare la storia passata e la realtà presente. E’ dunque per Milano un’occasione preziosa ospitare un artista così poliedrico come Ivan Theimer che in Italia ha saputo trovare una ricca messe di forme e simboli e piegarle ai bisogni espressivi del suo temperamento irrequieto e della sua continua ricerca di stile.

Dopo l’antologica di Praga del 1996, ospitata nella prestigiosa cornice del Belvedere del Castello, sono seguiti altri omaggi alla sua opera nelle città italiane di Aosta, Lucca, Pietrasanta, Lecce e l’isola d’Elba: la mostra del capoluogo lombardo è dunque il coronamento di un già lungo percorso artistico sia in Italia che all’estero.

Accompagna la mostra il catalogo Ivan Theimer pubblicato da Federico Motta Editore. Il volume si arricchisce del talento di un grande fotografo come Aurelio Amendola, che ha immortalato nella maestria del bianco e nero le suggestive sculture dell’artista.

Ivan Theimer nasce nel 1944 in Moravia (Cecoslovacchia) dove frequenta l’Accademia di Belle Arti. Nel 1968 partecipa alla Biennale di Bratislava, poi si trasferisce in Francia dove continua gli studi all’Accademia di Belle Arti di Parigi. Espone nel ’73 alla Biennale di Parigi e nel 1978 è invitato a partecipare alla Biennale di Venezia. Nel 1982 alla Biennale di Venezia interviene con una esposizione personale alla rassegna “Arte come Arte: la persistenza dell’opera”. Nel 1989 partecipa all’esposizione “La France, Images of Woman and Ideas of Nations” a Londra.

Nel 1995 è ancora presente alla Biennale di Venezia per il centenario di Palazzo Grassi. Nel 1998 gli è stato assegnato il Premio “Pietrasanta e la Versilia nel mondo”. Le sue mostre si tengono in Francia, Italia, Svizzera e Germania e culminano nella grande antologica a lui dedicata nel 1996 al Belvedere del Castello di Praga. Numerose le sculture destinate agli spazi pubblici che gli sono state commissionate: in Francia si ricordano i tre obelischi in bronzo per la sede del Palazzo dell’Eliseo, il Monumento per i Diritti dell’Uomo nel Campo di Marte a Parigi e La colonna di Place de la Victoire a Bordeaux : in Germania ha realizzato sculture per varie città, fra cui Kassel e Amburgo. Vive a Parigi ma soggiorna spesso in Toscana, a Pietrasanta, dove si trovano le fonderie artistiche e gli artigiani con i quali lavora.

Aurelio Amendola nasce e vive a Pistoia. Nel corso della sua lunga carriera di fotografo ha svolto un’attività in gran parte dedicata al mondo delle arti figurative, documentando l’opera di Jacopo della Quercia, Michelangelo, Donatello, Giovanni Pisano e singoli capolavori e monumenti come il pulpito pistoiese di Giovanni Pisano, il fregio robbiano dell’Ospedale del Ceppo, sempre a Pistoia, e il battistero di Pisa.

L’arte contemporanea rappresenta per Amendola un altro elemento di grande interesse, tanto che negli anni egli è arrivato a raccogliere una vera e propria galleria di ritratti – di De Chirico, Lichtenstein, Pomodoro, Schifano, Tapies, Warhol, per ricordarne solo alcuni – per la quale egli si è avvalso anche di una lunga frequentazione personale con gli artisti. All’opera fotografica di Amendola si devono inoltre numerose monografie dedicate ai maggiori artisti contemporanei tra cui quelle su Marino Marini, Burri, Manzù, Fabbri, Ceroli, Vangi, Kounellis.

Nel 1994 il suo volume Un occhio su Michelangelo – dedicato alla cappella medicea in San Lorenzo a Firenze – ha vinto il premio Oscar Goldoni. Sullo stesso soggetto si è tenuta nel 1995, presso la sede espositiva di Palazzo Reale, una mostra voluta dal Comune di Milano. Presso la Federico Motta Editore ha pubblicato Bernini, La scultura in San Pietro e San Pietro, un’importante ed esclusiva campagna fotografica accompagnata dall’ultima fatica intellettuale di Bruno Contardi, il grande studioso prematuramente scomparso. La pubblicazione più recente è Il David di Michelangelo.

Ufficio stampa: Motta Arte
michela.beretta@mottaeditore.it

Immagine: Ivan Theimer

Inaugurazione 3 luglio 2007

Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 - Milano
Orari: lunedì 14:30-19:30; martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9:30-19:30; giovedì 9:30-22:30

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