Volume! propone, attraverso una serie di mostre, differenti ispirazioni e metodi di lavoro. A essere esibite sono assonanze e differenze. Volume! è un luogo di forte densità , di confronti serrati che viene modificato di volta in volta dalla complessità del progetto dell’artista presente.
Volume! propone, attraverso una serie di mostre, differenti ispirazioni e metodi di lavoro. A essere esibite sono assonanze e differenze. Volume! è un luogo di forte densità , di confronti serrati che viene modificato di volta in volta dalla complessità del progetto dell’artista presente. Da questo movimento dell’opera si pone, a ogni esposizione, una soglia da varcare.
E’ uno spazio esposto alla ricerca delle espressioni chiave della scena artistica contemporanea. Dopo le mostre di Alfredo Pirri, Jannis Kounellis, Bernhard Rüdiger, Nunzio, Raimond Kummer, Gianni Dessì, Sol Lewitt, Maurizio Savini, Gilberto Zorio, il 23 marzo si inaugurerà l’esposizione Erme di Bizhan Bassiri, curata da Bruno Corà .
Ciò che è messo in scena è la creazione nella sua infinita serie di rimandi e nel suo carattere enigmatico. L’intervento di Bizhan Bassiri è l’evasione dallo spazio del quadro, della cornice, dell’architettura. E’ la rottura dagli argini dello spazio di rappresentazione: rompere la linea di demarcazione tra opera e spazio per far transitare i segni emblematici della sua opera, Lo Scudo, Le Erme, La Spada.
Erme è un’idea di percorso, un itinerario che prevede una triplice navigazione. Si presenta come un partitura per voci singole, ma è contemporaneamente un dialogo e uno sconfinamento. Sono tre spazi dialettici. Le opere ci fanno attraversare i diversi luoghi, per farci ruotare intorno a una figura, a un colore, a qualcosa di antico e di archetipo.
L’immediatezza presunta della partecipazione al senso dell’opera del primo spazio il luogo abitabile, è conservata nelle diciotto erme del secondo spazio, ma viene soppressa nell’opera finale, dove si trova La Spada.
Le Erme sono una sorta di esercito accolto in un luogo solitario, lo spazio è quello della meditazione, che però vive grazie alle singoli voci degli spettatori. Permette la riflessione e matura la visione dell’ultimo spazio, il non raggiungibile se non all’occhio.
Bizhan Bassiri crea un recinto di memoria da cui si riflettono tre spazi i quali si pongono in una dimensione di soglia e di transito, per rendere visibile l’invisibile.
In occasione della mostra verrà edito il libro Erme, con un testo di Bruno Corà .
Orario: dal martedì al sabato dalle ore 18.00 alle 20.00
Bizhan Bassiri
Nasce a Teheran nel 1954. Vive e lavora a Roma e a San Casciano dei Bagni (SI).
L’esperienza artistica di Bizhan Bassiri parte negli anni Ottanta in ambito materico. Superfici di cartapesta e di alluminio, sculture in ferro o in bronzo, elementi lavici, elaborazioni fotografiche vedono la definizione di un’immagine che trae origine dalla formulazione del pensiero magmatico. La volontà di Bassiri è di fondere il lavoro con la letteratura e la poesia, con il teatro e la musica, verso una spinta alla totalità testimoniata proprio dal suo Manifesto del pensiero magmatico. Il Magmatismo (1986-2000), utilizzando tecniche pittoriche e materiali tradizionali, strumenti elettronici e sofisticate elaborazioni fotografiche.
Per l’artista occorre andare sempre più lontano. La sua opera è errante, preferisce il labirinto mentale alle vie dritte e sicure. A tutti coloro che proclamano la costanza per quanto riguarda l’arte, oppone più che mai la virtù del cambiamento, la forza di contraddirsi, di muoversi. In questo senso l’artista rappresenta un preciso esempio di espressività artistica di chi non ha mai feticizzato le proprie scoperte creative. Si è, infatti, sempre volontariamente spossessato della propria sicurezza esecutiva, del già sperimentato, per tenere in vita un concetto più consono alla specificità del processo creativo, quello del movimento. Uno degli ultimi interventi lo testimonia: la chiesa di Sant’Antonio a San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena, dove vive e lavora.
Bisogna passare attraverso la luce divorante degli Specchi Solari per riuscire a vedere il lontano profilo della sua esistenza. Gli Specchi hanno una violenza, un tellurico movimento che trasfigura ogni cosa. I segni sulla superficie di acciaio possono apparire aggrovigliati, poiché nel loro cammino hanno catturato tutte le sensazioni, tutti i turbamenti che hanno attraversato la sua mente.
Le sue sono opere che hanno qualcosa di religioso perché conducono alla divinità , ci introducono all’interno di un tempio, raccontano la storia di un rito antichissimo, di un cerimoniale sacro.
Inaugurazione giovedì 23 marzo 2000, ore 18
VOLUME!
Via San Francesco di Sales 86/88 00165 Roma