La mostra raccoglie un selezionatissimo numero di opere, che consentono una riflessione attenta sul ruolo e sull¹importanza di questo artista, sia per quanto concerne il periodo triestino, con le prospettive scorciate e i colori vivaci di azzurri e di verdi, sia per quanto relativo al periodo milanese, che lo vide entrare a far parte del gruppo del Novecento italiano, fondato da Margherita Sarfatti nel 1922, con una pittura piu' plastica nei volumi, di maggior rigore costruttivo e con una cromia pacata nei toni.
Nato in una Trieste di fine secolo, austro-ungarica e severa, proiettato
naturalmente nella cultura nuova e dinamica delle secessioni di Vienna e di
Monaco, curioso di ciò che accadeva a Roma, dove Balla, Boccioni e Severini
esperimentavano il divisionismo, passato da Venezia, luogo di dibattito
culturale d¹avanguardia, in opposizione alla tradizione rappresentata dalle
Biennali, attirato da Parigi in anni fondamentali per tutta la pittura
nuova, Piero Marussig (Trieste 1879 Â Pavia 1937) vive la propria vicenda
artistica con l¹impegno del sapiente, con profonda elaborazione mentale e
continuo confronto dialettico con le teorie culturali contemporanee.
La mostra raccoglie un selezionatissimo numero di opere, che consentono una
riflessione attenta sul ruolo e sull¹importanza di questo artista, sia per
quanto concerne il periodo triestino, con le prospettive scorciate e i
colori vivaci di azzurri e di verdi, sia per quanto relativo al periodo
milanese, che lo vide entrare a far parte del gruppo del Novecento italiano,
fondato da Margherita Sarfatti nel 1922, con una pittura più plastica nei
volumi, di maggior rigore costruttivo e con una cromia pacata nei toni.
Raffaele Carrieri scriveva così, pochi anni dopo la prematura scomparsa di
Marussig, descrivendone la persona e l¹animo: ³La pittura era l¹unica cosa
viva della sua vita. Un ideale tangibile, quasi fisico. Aveva fatto del
colore un¹industria dell¹anima, un castigo quotidiano. Lo maturava come una
pena d¹amore. Si sentiva l¹idea fissa, il presentimento di un¹impresa
logorante e precisa. Muoveva il colore come la più sensibile delle macchine
in mezzo a vuoti e pieni seguendo le linee e le oscillazioni della
composizione. Lo sviluppava lentamente costringendolo in limiti esatti e
lasciava al tono d¹arricchirsi e moltiplicarsi senza perdere quel
sottilissimo registro di rapporti di cui era tenace revisore. Dipingeva cose
semplici con animo difficile. Una bottiglia, una tazza, una tenda, una
donna: dei valori da sistemare, delle forme da risolvere.²
Nel progetto di riesame dell¹opera del maestri del Novecento italiano,
questa mostra si colloca come una delle tessere del variegato e ricco
mosaico dell¹arte del secolo scorso.
A cura di Claudia Gian Ferrari. Catalogo Charta
Inaugurazione martedi 16 ottobre 2001 ore 18,30
La mostra rimarrà aperta fino a fine dicembre 2001 con i seguenti orari
10 Â 13 / 15,30 Â 19,30 domenica e lunedi mattina chiuso
Claudia Gian Ferrari
Studio di Consulenza per il Novecento italiano
via Fiori Chiari 3, Milano
t 0286451348 Â 86451499 / f 02860600