L'artista porta avanti da anni un lavoro di scomposizione e trasformazione su oggetti prelevati dal quotidiano, che sono destinati a perdere la loro originaria funzione per diventare materia prima di un percorso estetico. In mostra disegni, installazioni, video.
One more time. Personale
L’artista di origine siciliana porta avanti da anni un lavoro di scomposizione e trasformazione su oggetti prelevati dal quotidiano, che sono destinati a perdere la loro originaria funzione per diventare materia prima di un percorso estetico basato su premesse logiche poste continuamente in dubbio con acuto spirito di osservazione. Ciò che proviene da una dimensione intima, privata o comunque riferibile ad un determinato contesto culturale, passa attraverso il filtro del tempo per arrivare ad essere condivisibile da tutti, come strumento in grado di decifrare anche il presente ed il futuro grazie alla sua forte carica simbolica.
Analizzare, decostruire, smontare la realtà come l’ingranaggio di un meccanismo è un passaggio fondamentale nel processo creativo; come enunciato dal principio del verum factum di Giambattista Vico (1668 – 1744), “sapere è comporre gli elementi delle cose”, si possiede la vera conoscenza solo di quello che si produce.
All’interno del progetto ideato appositamente per la Galleria Umberto Di Marino Arte Contemporanea, infatti, il rimando alle teorie del filosofo napoletano è frequente, soprattutto nel momento in cui l’attenzione si concentra sulla ripetibilità degli eventi, come delle emozioni o più semplicemente dei gesti. Tutto si ripete nell’eterno svolgersi della storia in modo circolare, ma mai niente è perfettamente identico a ciò che lo ha preceduto, almeno per quanto riguarda le modalità.
Nella prima stanza tale presupposto viene sintetizzato a partire dalla serie di Drawings with filter, in cui il risultato ottenuto attraverso lo scorrere della matita sulla carta carbone varia a secondo del filtro materico (ma anche emotivo), interposto tra i due fogli: una rosa ricevuta in regalo, la federa di un cuscino, la trama di un foulard contribuiscono a creare un lieve scarto percettivo con la loro diversa consistenza. Su di un tavolo, poi, sono collocati cinque Paradossi, ovvero piccole opere in grado di dimostrare, come in un esperimento da laboratorio, la relatività dei concetti di eternità ed immanenza. Vecchi timbri dell’ex-Jugoslavia vengono convertiti, da simboli della spersonalizzazione burocratica, a suggello di parole che rimandano a categorie trascendenti (per sempre, in saecvla saecvlorum, now).
Il risultato casuale della scomposizione di piccole aste in plexiglass che reagiscono alla pressione di un dito, ci avverte su quanto la ripetizione di un’azione sia l’unico mezzo capace di restituirle unicità. Piccoli frammenti di vetro smussati dal costante logorio delle onde, vengono raccolti con pazienza per diventare pietre preziose, come pure basta un tocco a restituire nuova dignità alla vite consumata di un vecchio carretto siciliano, una volta bagnata nell’oro. Infine, alcuni insoliti cioccolatini (Baci di Modica) verranno scartati per permettere ai visitatori la lettura del messaggio all’interno, ovvero frasi ‘fatte’ estrapolate dai discorsi dei nostri politici durante la scorsa campagna elettorale.
Nella seconda stanza, poi, cambiano le dimensioni con una grande installazione, in cui il cerchione metallico della ruota di un carro perde la sua tipicità tramite un motorino che lo fa ruotare in senso orario, fino a dargli l’aspetto di un semplice cerchio. Che lo si intenda come rappresentazione dello scorrere ciclico del tempo o come riduzione della circonferenza terrestre assume un valore aggiunto, che è determinato unicamente dalla sua nuova destinazione d’uso. In un angolo, infatti, ritroviamo Vico in scala ridotta, perso a vagare tra i suoi ragionamenti all’interno di una piccola colonna tortile, simbolo formale della sua teoria.
A chiudere il percorso espositivo, sul pavimento dell’ultima stanza è proiettato il video One more time, dove i ciottoli, solitamente gettati ripetutamente per guardarne le evoluzioni sulla superficie dell’acqua, vengono qui composti per formare figure geometriche e scritte, al suono incessante del ticchettio di un orologio.
Inaugurazione giovedi 4 ottobre 2007 ore 19-22
Umberto Di Marino Arte Contemporanea
Via Alabardieri 1, Napoli
Orario: lun ore 16-20, mar-sab10:30- 13:30 e 16-20
Ingresso libero