Quarta edizione questo autunno per Cantu'Arte, manifestazione che prevede la presentazione di tre esposizioni. Come gia' nelle passate edizioni, la proposta espositiva si indirizza in due direzioni, l'arte e il design.
Manifestazione promossa dall'Assessorato per la Cultura del Comune di Cantù, dal CLAC - Centro Legno Arredo Cantù, dalla Galleria del Design e dell'Arredamento e dall'Associazione Amici dei Musei della Città di Cantù, e che prevede la presentazione di tre esposizioni negli spazi della Galleria del Design e dell'Arredamento in Piazza Garibaldi 5.
Come già nelle passate edizioni, la proposta espositiva si indirizza in due direzioni, l'arte e il design.
ASTRATTISMO STORICO ITALIANO - IL CASO COMO
Per quanto riguarda l'arte, l'attenzione è puntata sull'astrattismo comasco, episodio rilevante nello sviluppo dell'arte astratta italiana, che trovò terreno fertile nella città di Como, certo sollecitato anche dalle architetture razionaliste realizzate tra la fine degli anni Venti e gli anni Trenta da Giuseppe Terragni. L'attenzione della mostra si concentra sull'inizio degli anni Quaranta e assume in particolare come momento di riferimento la Biennale di Venezia del 1942, dove, nella sezione dedicata al "Futurismo", l'esperienza comasca, allora in pieno sviluppo, otteneva una significativa vetrina internazionale.
In quel contesto ritroviamo, infatti, Carla Badiali (1907-1992), Mario Radice (1898-1987) e Manlio Rho (1901-1957) e un gruppo di altri artisti comaschi spesso trascurati nella ricostruzione storica dell'arte comasca di quegli anni: Aristide Bianchi (1905-1984), Cordelia Cattaneo (1921-1958), Carla Prina (1912), Eligio Torno (1888-1960). Mancavano in quella rassegna Aldo Galli (1906-1981), pure attivo in città sia come scultore che come pittore, e Alvaro Molteni (1920) che solo all'ultimo momento rimase escluso dalla partecipazione alla mostra veneziana. La mostra intende dimostrare come il clima comasco fosse in quegli anni - caso particola-re all'interno del panorama artistico italiano - fervido di iniziativa e di novità , maturate anche in forza di un rapporto dialettico esistente tra gli architetti razionalisti e i pittori attivi in città .
L'esposizione documenta in modo ampio l'opera dei quattro maestri maggiori, che proseguirono l'esperienza astratta anche nei decenni successivi, e propone degli altri un saggio della produzione dell'epoca attingen-do, in buona parte dei casi, proprio alle opere esposte alla Biennale. La mostra si compone di oltre cinquanta opere, databili agli anni storici di quella esperienza (pochi sono i lavori dei primi anni Cinquanta) tra cui alcu-ne importanti sculture di Aldo Galli, uno dei pochi scultori italiani che ha frequentato il mondo dell'astrazione geometrica.
Le opere esposte provengono soprattutto da collezioni private (ma alcune opere provengono dalla Pinacote-ca Civica di Como) e costituiscono un lucido spaccato di un'esperienza maturata negli anni in cui, proprio a Como, architetti come Giuseppe Terragni, Pietro Lingeri e Cesare Cattaneo disegnavano una nuova strada per l'architettura nella logica della struttura razionalista.
La mostra, che è stata promossa dal Civico Museo Parisi Valle di Maccagno (VA) dove è stata proposta in una prima versione, è curata da Luigi Cavadini, coordinatore del Comitato Tecnico Culturale di quel Museo ed è accompagnata da un catalogo, pubblicato nella collana dei "Quaderni dell'Associazione Amici dei Musei di Cantù".
I MOBILI DI PAOLO BUFFA
Nel campo delle cosiddette "arti applicate e decorative", in particolare quelle inerenti il mobile e l'Arredamento è spesso poco noto e studiato il lavoro di personaggi che, lontano dai dibattiti sul rinnova-mento formale e tecnologico, si sono dedicati ad un paziente lavoro di progettazione a diretto contatto con le realtà produttive locali.
Una di queste figure è certamente Paolo Buffa (Milano 1903-1970), uno dei numerosi architetti che, in anni in cui il "moderno" si andava affermando, hanno continuato a lavorare attingendo al patrimonio figurativo de-gli stili storici e al repertorio di materiali e tecniche costruttive della tradizione, interpretandoli e attualizzando-li, per farli diventare elementi propulsivi della produzione artigianale e della piccola industria.
Attivo sin dagli anni Venti (quando comincia a lavorare nello studio di Gio Ponti, poi in collaborazione con Cassi Ramelli ed infine con studio autonomo), Buffa si dimostra un testimone aggiornato dell'evoluzione del gusto - soprattutto quello della ricca borghesia milanese- interpretandolo con un raffinato eclettismo, legato alla sua formazione neoclassica.
Partecipa da protagonista a importanti occasioni espositive, dalle Triennali di Monza e Milano degli anni Trenta alla Mostra dell'Arredamento a Como nel 1945, alle mostre organizzate da Fede Cheti a Milano e poi riallestite ai Saloni parigini.
Il suo lavoro è caratterizzato da una ricerca rigorosa e sistematica di varianti di forma di determinate tipologie di oggetti (in particolare le sedute e i contenitori) evidenziata dalla quantità impressionante di disegni prodot-ti, dallo schizzo al disegno esecutivo.
I suoi mobili sono spesso realizzati con legni e materiali preziosi, arricchiti da sottili scanalature e delicati in-tarsi lignei o metallici ed evidenziano una attenzione quasi ossessiva per le finiture e la perfezione esecutiva. Questo modo di progettare ne fanno un personaggio chiave per lo sviluppo e l'affermazione del mobile, in quanto capace di interpretare e valorizzare la maestria esecutiva e la sensibilità per le finiture dei materiali di alcune fra le "botteghe" artigiane più qualificate di Cantù come Lietti, Arrighi, Marelli e Colico (ma in prece-denza anche con i mobilifici Quarti di Milano e Turri di Bovisio), con cui egli instaura un legame privilegiato.
La mostra si avvale dei pezzi d'arredo ancora reperibili presso questi produttori e collezioni private, corredati dal relativo materiale iconografico (disegni originali, schizzi, fotografie, raccolti con la collaborazione degli Eredi e di diversi Archivi) e di commento, giocando anche su associazioni e parallelismi con altre scale di progetto (le architetture, l'arredamento di interi ambienti, ecc.); è organizzata per isole tematiche (costruite su particolari tipologie di oggetti: le sedute, i contenitori, ecc.) nelle quali evidenziare la coerenza e l'evoluzione progettuale di Buffa e sulle quali intrecciare il gioco di rimandi alle altre scale.
Essa vuole essere un piccolo contributo alla conoscenza della "cultura materiale" di un territorio che ha co-struito la sua identità legando passione e capacità esecutiva con la ricerca progettuale.
XIX PREMIO COMPASSO D'ORO ADI
dicembre 2001 - gennaio 2002
Orari: 10.30-12.30 / 14.30-18.00 · sabato e domenica 11.00-13.00 / 15.00-19.00 · chiuso lunedì
Ingresso gratuito
GALLERIA DEL DESIGN E DELL'ARREDAMENTO - CANTÙ
Piazza Garibaldi 5 - Tel. 031.713114 Fax 031.713118