Personale di pittura a cura di Anna Caterina Bellati. I colori, la luce, l'essenzialita' ci fanno percepire, odorare, toccare, la vita dell'uomo che passa senza mai mostrarcela esplicitamente.
Personale
a cura di Anna Caterina Bellati
Piero Mosti è un artista che ha sempre dipinto le cose e gli oggetti nel loro divenire, o ai margini dell’abbandono e della scomparsa, luoghi e ambienti appartati periferie misteriose, ha raccontato terre di frontiera, lacerate e contese fra dialogo e contrapposizione, come la Lunigiana, e poi la città che è limite quasi a tutto, perfino alla fantasia dell’uomo, cioè Venezia. Questo alternarsi delle “stagioni” di Mosti ha insinuato dubbi, proferito giudizi di valore di preferenze, ogni volta che l’artista affrontava un “nuovo modo” di dipingere.
Ma in realtà Mosti non ha mai cambiato “modo” di dipingere, ha solamente affinato il suo linguaggio pittorico in modo tale da distinguersi inequivocabilmente da chi imitava, copiava, saccheggiava la sua pittura.
Un affinamento che permette all’artista di dire di più sulla natura delle cose, sulla natura della nostalgia, che non è solo abbandono e inerzia, sul senso del tempo, che consuma ma insieme costruisce e rinnova, e poi soprattutto sui destini e le potenzialità della pittura, sulla necessità, fisica oltrechè poetica, di continuare a dipingere.
Possiamo tranquillamente affermare che ogni volta che Piero Mosti affronta un nuovo ciclo egli non fa altro che scrivere un’altra pagina, e non un altro libro, in cui sfogare le sue intenzioni poetiche. Le opere che compongono la personale di Piero Mosti sono un ulteriore esempio dell’affinamento pittorico di cui sopra. Mosti come sempre non fa vedere ma evoca “l’umanità del paesaggio”.
I colori, la luce, l’essenzialità ci fanno percepire, odorare, toccare, la vita dell’ uomo che passa senza mai mostrarcela esplicitamente ed è proprio questo suo modo di narrare pittoricamente che lo rende unico ed inimitabile. Il percorso espositivo, che intendiamo proporre, racconta il cammino compiuto dall’artista verso i luoghi della memoria in quanto zona di ricordi primordiali.
Le nuove opere si ispirano al tema del paesaggio “umano” (anche se la figura umana non è mai presente) individuale e collettivo, avvolto in una sorta di sospensione temporale. Le grandi tele raffigurano solitari interni di giardini, desolate periferie della natura, ovvero la natura contaminata dalla presenza dei manufatti umani con i quali Mosti crea un equilibrio antico e fragile. Il percorso espositivo intende trasportare il visitatore nella irreale realtà di un giardino della memoria ed in questa situazione Piero Mosti rispecchia la realtà autentica dove si mescolano elementi naturali e altri artificiali, costruzioni e ri-costruzioni, rappresentare dunque un’ulteriore analisi, un nuovo approfondimento sull’ essenzialità del paesaggio.
Piero Mosti si differenzia nel panorama dell’arte italiana grazie alla particolare attenzione che egli dà ai supporti e alla realizzazione formale. Nel delicato rapporto dei cromatismi e delle immagini, l’immagine reale e la realtà dell’immagine, rimanendo ancorato a quel che si dice la tradizione pittorica, Piero Mosti sonda, sperimenta inedite vie e trova nuovi equilibri. Gianni Dova parlando di Piero Mosti dice: “…nei quadri mi interessa soprattutto la luce che anche nel buio più completo contro un muro sgretolato e rosa mi fa riconoscere il meglio dal peggio, il buono ed il bello dal mediocre ed un artista come Mosti da chi non lo è”.
Inaugurazione ore 18
Palazzo Pretorio
Piazza San Pietro - Chiavenna (SO)
Orario: 10-12,30 e 15,30-19 - lunedì chiuso
Ingresso libero