Sono in mostra le celebri figure in camera d'aria cucita e imbullonata, le opere su tela che hanno scandito la sua produzione dalla prima mostra presso la galleria Spaziotempo di Firenze del '94 e quelle recentissime presentate in anteprima alla Fondazione Mudima. L'apologia del mito, il facile consumismo, una societa' falsamente libera vengono registrate dalla poetica di Luca Matti che, come i giovani della sua generazione, si gettano disperati dentro al proprio io nell'affannosa ricerca di una verita' nuova.
La Fondazione Mudima presenta la prima grande mostra a Milano del giovane artista fiorentino Luca Matti. Saranno in mostra tanto le celebri figure in camera d'aria cucita e imbullonata quanto le opere su tela che hanno scandito la sua produzione dalla prima mostra presso la galleria Spaziotempo di Firenze del 1994 fino a quelle recentissime presentate in anteprima alla Fondazione Mudima.
Luca Matti nasce a Firenze nel 1964. Si occupa per lungo tempo di fumetto, illustrazione e grafica, collaborando con riviste e case editrici. Dal 1968 si dedica alla pittura e alla scultura, sviluppando un personalissimo stile che lo colloca tra i giovani artisti di spicco della scena italiana.
L'assenza di colore nelle opere di Luca Matti è il segno della negazione assoluta verso le sovrastrutture, verso una società che egli rifiuta aprioristicamente, nel suo insieme, rinnegando, a maggior ragione, tutto quanto vi appaia di superficie, di inutile, tutto quanto, cioè, può contribuire a contaminare i veri valori.
L'apologia del mito, il facile consumismo, una società falsamente libera vengono registrate dalla poetica di Luca Matti che, come i giovani della sua generazione, si gettano disperati dentro al proprio io nell'affannosa ricerca di una verità nuova.
L'immaginario frammentato di Luca Matti
Le pagine iniziali di "La Peau de chagrin", il primo grande romanzo compiuto di Honoré de Balzac, presentano un narratore che preme sui dettagli del reale, incrinandone, minandone le connessioni così da lasciar venire alla luce i segni di un dramma più vero ed intenso, un "iper-dramma" che la realtà superficiale insieme suggerisce e nasconde.
Mutatis mutandis, l'universo dei personaggi che abitano l'opera di Luca Matti si muove secondo il medesimo principio balzachiano del "tout y est mythe et figure".
Anch'egli conduce la sua ricerca sforzandosi di attraversare e superare ogni ostacolo
superficiale per giungere al luogo in cui si svolge il conflitto fondamentale, nell'intento di trovarvi le immense entità di quel dramma dell'agire di cui il dramma umano delle sue figure svuotate e del Raphael de Valentin di Honoré de Balzac costituiscono un'unica immagine speculare.
Laddove in Balzac lo scollamento dal reale avveniva però sul piano metafisico e il suo strumento d'indagine era una sorta di sonda psicoanalitica ante litteram, l'incrinatura posta in atto da Luca Matti è fondamentalmente linguistica: si appoggia cioè ad un'estetica di impronta caricaturale e ad una narrazione frammentata dal ritmo quasi fumettistico. I suoi personaggi vivono essi stessi frammentati e racchiusi, imprigionati il più delle volte, nel microcosmo precario delle loro storie individuali. Animati o inanimati, i suoi soggetti hanno eletto la frammentazione esistenziale che li connota a poetica del quotidiano, secondo
una delle caratteristiche della pratica postmoderna che è quella di far concorrere alla costruzione dell'opera mezzi diversi, ibridazioni extrartistiche e contaminazioni pluridisciplinari; così è nell'opera di Luca Matti, giocata a piede libero tra pittura e scultura, laddove la pittura ha una consistenza scultorea e tridimensionale che la contraddice, e la scultura, per contro, è negata, avvilita e sopraffatta dal prevalere del vuoto sul pieno, dalla tensione alla bidimensionalità , dalla fuga dispersa nello spazio circostante.
Combinando sinestesicamente pittura e disegno, scultura e animazione, video e illustrazione, Luca Matti mette in scena una costellazione di segni e di gesti da "tableau vivant" che rimanda ad un fare arte particolare, vissuto come investigazione dell'intimo, del disagio, del dramma, doppiando la frammentazione di tecniche diverse con la frammentazione come attitudine poetica.
Come per Balzac la realtà quotidiana costituisce sia lo scenario del dramma sia la maschera di un dramma più autentico e nascosto, un nodo misterioso al quale si può forse solo alludere, per poi affrontarlo con una serie di ipotesi. Se però la visione balzachiana può in estremo riservare un margine salvifico se non altro per l'idealizzazione simbolista e misteriosofica del male che egli mette in atto, Luca Matti, figlio della perdita di tutte le illusioni che il secolo scorso ci ha lasciato in eredità , registra il vuoto e ce lo trasmette asettico e depurato, un valore assoluto sfrondato da ogni flambuayerie simbolista o illusoriamente redentrice.
I simboli usati dall'artista valgono come coordinate per asindeto con una funzione esclusivamente narrativa, si esauriscono in se stessi, nel loro valore descrittivo volto
ad articolare pienamente i termini esatti su cui si basa il dramma. "No escape from nowhere" recita Aston nel secondo atto del "Caretaker" pinteriano e la sua stanza desolata echeggia la disperazione che lo colpisce, così come il frigorifero aperto di Luca Matti è l'urlo soffocato di un presente senza più radici.
Gianluca Ranzi
Inaugurazione ore 18.30
Fondazione Mudima Via Tadino 26 a Milano
La mostra rimarrà aperta fino a venerdì 16 novembre 2001
Orari: lun.-ven. 10.30 - 12.30 / 16-19.30 sabato e domenica chiuso
per informazioni:
Centro d'arte SPAZIOTEMPO srl piazza Peruzzi 15r 50122 Firenze
tel 0039 055 218 678 fax 0039 055 287 590