Fortunato Depero
Umberto Boccioni
Giacomo Balla
Carlo Carra
Albero Savinio
Mario Sironi
Lucio Fontana
Viktor Ivanonv
Nikolaj Lapshin
Boris Svesnikov
Vladimir Nemuchin
Oskar Rabin
Julo Sooster
Julij Perevezencev
Ricarda Roggan
Gabriella Belli
Beatrice Avanzi
Alexandra Obukhova
Elisabetta Barisoni
Julia Trolp
"Deperopubblicitario. Dall'auto-reclame all'architettura pubblicitaria" propone manifesti, locandine, disegni e collage di Fortunato Depero, a cura di Gabriella Belli e Beatrice Avanzi. "Maestri del '900 - da Boccioni a Fontana": 50 capolavori dell'arte moderna italiana, da Boccioni a Balla, Carra', Savinio, Sironi, Fontana, dalla raccolta d'arte di Luigi Ferro. "Arte Contro. Ricerche dell'arte russa dal 1950 ad oggi": opere dei pittori non in linea con il realismo socialista, uno studio sulla collezione Alberto Sandretti a cura di Alexandra Obukhova. Nella project room opere della giovane fotografa tedesca Ricarda Roggan.
DeperoPubblicitario - Maestri del '900, da Boccioni a Fontana - Arte Contro - Ricarda Roggan.
Deperopubblicitario
Dall’auto-reclame all’architettura pubblicitaria
A cura di: Gabriella Belli e Beatrice Avanzi
Comitato curatoriale: Nicoletta Boschiero, Carlo Prosser, Serena Aldi e Lara Sebastiani
MartRovereto, 13 Ottobre 2007- 3 Febbraio 2008
“L’arte dell’avvenire sarà potentemente
pubblicitaria”
Fortunato Depero
Il futurismo e l’arte pubblicitaria, 1927
Dalla fine dei secondi anni Dieci del secolo scorso una piccola città italiana ai margini
dell’Impero Asburgico, Rovereto, fu percorsa da una sferzata di creatività, eclettismo e
rinnovamento.
Nel gruppo di artisti destinati a dare la sveglia alla cultura italiana – Fausto Melotti, Carlo
Belli, Luigi Pollini, Fortunato Depero (Fondo 1892 – Rovereto 1960) – proprio
quest’ultimo riuscì a spingersi ben al di là dei circuiti codificati dell’arte, incrociando
l’avanguardia futurista e costruendo una forma di arte totale che ha spaziato dalla pittura
al teatro, dalla scenografia alla fotografia, dalle arti applicate alle “liriche radiofoniche” e
dall’editoria alla grafica pubblicitaria.
E proprio quest’ultimo campo è al centro di una mostra prodotta dal Mart, il Museo di
Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, curata da Gabriella Belli e
Beatrice Avanzi, aperta dal 13 Ottobre 2007 al 3 Febbraio 2008.
Il progetto “Deperopubblicitario. Dall’auto-réclame all’architettura pubblicitaria”
testimonia la ricchezza dei materiali di proprietà del museo: manifesti, locandine,
disegni, collage, che la mostra presenta con un grado di completezza del tutto inedito.
La mostra valorizza in particolare il ricchissimo patrimonio di opere – parte del lascito
originario di Depero degli anni Sessanta – che il Mart fin dal 1990 ha avuto in comodato
dal Comune di Rovereto
Fortunato Depero si dedicò al mondo della pubblicità con una straordinaria vitalità,
sorretta dalla fede futurista. Si trattava di un settore che, proprio all’inizio del secolo,
aveva compiuto i primi passi, esplorando una nuova frontiera della creatività artistica e
al cui servizio si adoperarono ben presto molti talenti.
La sua attenzione nei confronti delle arti applicate si trova già nei pronunciamenti del
manifesto “Ricostruzione futurista dell’universo”, firmato assieme a Giacomo Balla nel 1915.
In questo testo, infatti, appaiono i primi accenni di un suo interesse per la pubblicità,
evidenti in un passaggio dedicato alla “rèclame fono-moto-plastica”.
L’auto-Rèclame
“L’auto-rèclame non è vana, inutile e esagerata espressione di megalomania, ma bensì
indispensabile NECESSITÀ per far conoscere rapidamente al pubblico le proprie idee
e creazioni”.
Fortunato Depero reclamizza come primo prodotto Fortunato Depero, e a questo
importante aspetto del suo lavoro è dedicata la prima sezione della mostra. Sono le
“auto-rèclame”: carte da lettere, pubblicazioni e curiosi cartelli da apporre all’ingresso delle
sale dove si tenevano le esposizioni, come quelli eseguiti per la “Casa d’Arte Futurista
Fortunato Depero”, l’officina per produrre arazzi e giocattoli, fondata a Rovereto nel
1919. “L’artista – scriveva Depero - ha bisogno di essere riconosciuto, valutato e
glorificato in vita, e perciò ha diritto di usare tutti i mezzi più efficaci ed impensati per la
reclame al proprio genio e alle proprie opere”.
L’ARTE DEL CARTELLO E I GRANDI MARCHI
Nei primissimi manifesti di Depero (da lui chiamati “cartelli”), si ritrova quell’universo
meccanico futurista elaborato nel 1918 per I Balli Plastici, spettacolo di marionette ideato
con lo scrittore svizzero Gilbert Clavel. E’ il caso, ad esempio, del “Manifesto
pubblicitario Mandorlato Vido”, del 1924. Negli anni successivi, “i buffi manichini
meccanici” vanno via via scomparendo, lasciando spazio a ricerche stilistiche sempre più
raffinate. L’impegno pubblicitario di Depero si concretizza grazie a continuative
collaborazioni con importanti ditte come la ditta di mattoni Verzocchi, la Magnesia e
l’ Acqua San Pellegrino, il liquore Strega, la casa farmaceutica Schering, la ditta di
dolciumi Unica, ma soprattutto con la famosa ditta Davide Campari.
Il sodalizio Campari-Depero aveva avuto inizio nel 1925-26, e costituisce un vero e
proprio “caso” nella storia della pubblicità italiana, oltre a suggellare una collaborazione
di affinità progettuali che per Depero non avrà riscontro in nessun altro dei rapporti di
committenza avuti nel campo della pubblicità.
Il volume Numero Unico Futurista Campari, realizzato nel 1931 con il poeta Giovanni
Gerbino, è il punto d’approdo di tutta l’attività grafica di Depero, e anticipa quella che
sarà in futuro la stretta collaborazione tra l’illustratore e il copy writer. Nel Numero Unico,
oltre alle immagini pubblicitarie, è contenuto soprattutto il Manifesto dell’Arte pubblicitaria
che rappresenta la sistemazione teorica e critica del “fare pubblicità”
L’esposizione presenta anche i molti bozzetti proposti, purtroppo senza successo, sin
dagli anni Venti da Depero a moltissime ditte. Coadiuvato dal poeta e pittore futurista
Fedele Azari, Fortunato Depero si muoveva da vero agente di sé stesso.
DALL’ARCHITETTURA PUBBLICITARIA ALL’EDITORIA
Una delle forme più originali di pubblicità inventate da Depero, sono i Padiglioni
tipografici. Lui che non era un architetto, nel 1927 progetta e costruisce il padiglione
editoriale Bestetti-Treves-Tumminelli, un’architettura in cemento in cui gli spazi
formano delle parole.
Sempre in quell’anno, la ditta Davide Campari contribuisce alla realizzazione del libro
imbullonato, il libro futurista progettato con Fedele Azari, salutato da Alfredo Degasperi,
il direttore della “Voce trentina”, come “il libro che diventa tutti i libri”.
Progettato come promozione congiunta della casa editrice Dinamo Azari e dell’attività di
Depero, il volume era formato da 234 pagine con copertina fustellata e una chiusura
realizzata con bulloni in alluminio.
Fedele Azari fu entusiasta delle soluzioni adottate da Depero nella costruzione delle
singole pagine, un geniale gioco di tipografia che porta alle estreme conseguenze quanto
teorizzato da Marinetti nel manifesto del 1913 “L'Immaginazione senza fili e le parole in
libertà”: “Il libro deve essere l’impressione futurista del nostro pensiero futurista”.
Il libro imbullonato anticipa di fatto di cinque anni Parole in libertà futuriste, olfattive, tattili,
termiche, il libro-litolatta dello stesso Marinetti, serigrafato su fogli metallici.
Ma il libro imbullonato dimostra anche come l’artista roveretano fosse in linea con le
ricerche più avanzate della tipografia moderna, da Moholy-Nagy a Van Doesbourg, da
El Lissitzky a Kurt Schwitters.
Importanti sono infine le collaborazioni con il mondo dell’editoria. Uno dei capitoli più
ricchi e creativi della sua attività editoriale è rappresentato dal soggiorno di Fortunato
Depero a New York.
Tra il 1929 e il 1930, Depero prepara numerosi progetti di copertine per la Condé Nast
Publications, la casa editrice di Vanity Fair, House & Garden, e Vogue. Molti di queste
copertine furono pubblicate e alcune sicuramente esposte nella mostra a lui dedicata
presso l’Advertising Club di New York nell’ottobre del 1929.
In questi lavori è evidente la profonda impressione prodotta su Fortunato Depero dal
paesaggio metropolitano di New York. A livello stilistico compaiono motivi déco,
mentre i forti contrasti cromatici tipici della sua produzione precedente si smorzano in
composizioni dai toni più sobri.
Dopo questa felice stagione creativa, dagli anni Quaranta alla sua morte, nel 1960,
l’impegno di Fortunato Depero nel campo della pubblicità trova nuovi spunti nella
collaborazione con importanti ditte trentine come la ditta di tapparelle Komarek, le
cantine Cavazzani e le macchine di produzione della pasta Braibanti, ma anche la
Cassa di Risparmio di Trento e l’Ente Provinciale per il Turismo. Tutte attività
che, grazie allo stile Depero”, sono riuscite a riqualificare in chiave moderna la propria
immagine.
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Maestri del '900
da Boccioni a Fontana
La collezione di un raffinato cultore dell’arte moderna
A cura di: Gabriella Belli
Comitato curatoriale: Beatrice Avanzi, Elisabetta Barisoni, Nicoletta Boschiero, Margherita
de Pilati, con la collaborazione di Lara Sebastiani
MartRovereto, 13 Ottobre 2007 - 20 Gennaio 2008
Cinquanta capolavori dell’arte moderna italiana, da Boccioni a Balla, Carrà, Savinio,
Sironi, Fontana e due sale intere dedicate rispettivamente a de Chirico e Morandi,
questo è il “tesoro” della splendida raccolta d’arte di Luigi Ferro.
Il Mart lo espone, per la prima volta nella sua completezza, dal 13 Ottobre 2007 al 20
Gennaio 2008, grazie al generoso deposito a lungo termine, voluto dagli eredi per
continuare a far vivere la sua passione per l’arte.
Con l’arrivo di questo nuovo deposito, il percorso museografico permanente dedicato al
‘900 italiano del Mart, acquista nuova qualità artistica e ulteriore completezza storica.
Le opere collezionate da Luigi Ferro – uomo d’impresa che a partire dagli anni Ottanta
ha affidato all’arte un fortissimo desiderio di elevazione spirituale – sono tutte di
eccezionale valore.
Non sono state collezionate in base ad un progetto storico-critico preciso, ma piuttosto
sull’onda di trasporti emozionali ed istintivi: la figlia Camilla ricorda a questo proposito
un’illuminante frase del padre, dopo l’acquisto di una tela: "Questo quadro appaga la
mia anima: finalmente, adesso che è mio, posso emozionarmi ogni giorno".
Ogni nuovo dipinto entrato in collezione, ha dato avvio ad un cammino di conoscenza,
artistica ma anche spirituale, a proposito del quale la figlia Camilla, nel suo scritto in
catalogo, parla di “intelligente passione”, consapevolmente perseguita dal padre in
contrapposizione al collezionismo speculativo.
Il percorso espositivo mostra come il collezionista abbia maturato negli anni un gusto
molto selettivo, arrivando a dare alla sua raccolta un indirizzo artistico coerente, al cui
centro sta sicuramente la passione per la più innovativa pittura figurativa italiana del
primo ‘900, ma anche l’approdo, negli anni estremi, al concettuale di Fontana, una scelta
sicuramente foriera di una svolta consapevole verso la più recente contemporaneità.
L’esplodere delle “emozioni”, che la famiglia Ferro ricorda come la scintilla che lo
faceva avvicinare ad ogni nuova opera, rispondeva alla sua esigenza di ritirarsi
nell’intimità di un mondo fatto di bellezza e armonia, ma anche di quesiti complessi e di
fughe nella più spericolata creatività: la costruzione passo dopo passo della sua raccolta
non fa che riflettere questa sua esigenza.
Tutto ciò è del resto dimostrato dalla presenza di alcuni capolavori del futurismo, ma
anche dalla scelta dei pittori di Novecento, che include tra gli altri autori ben al di sopra
della retorica del ventennio, come Morandi, Guidi, de Chirico, de Pisis, Savinio.
Luigi Ferro era dotato di una straordinaria capacità nella quale si esprimeva anche al
meglio il carattere dell’uomo d’impresa conquistato dall’arte: quella di riconoscere
immediatamente la qualità e rarità di un’opera. E fu proprio grazie a quest’intuito che
poté aggiungere alla propria collezione lo splendido dipinto di Sironi Il Pescatore (1925),
una tela sparita dal mercato fin dalla data della sua esecuzione e che appena gli venne
segnalata in vendita nel 2000 in una casa d’aste svizzera, egli decise di acquistare
comprendendone immediatamente il valore.
Una segnalazione a parte meritano due importanti nuclei, particolarmente illuminanti
per il percorso artistico dei due maggiori rappresentanti del ‘900 italiano, quello di
Giorgio de Chirico e quello di Giorgio Morandi. Di entrambi sono presenti in
collezione ben otto opere.
Le preziose testimonianze di Camilla Ferro chiariscono bene quale fosse il posto di
questi due artisti nel pantheon pittorico del padre: “Comperare l’Autoritratto (1924) di
Morandi – diceva Luigi Ferro – è stata una delle cose più belle che ho fatto nella vita”.
Ed a proposito di de Chirico, sempre la figlia Camilla ricorda il padre immobile per ore
davanti ai Cavalli in riva al mare, 1924 o ai Mobili nella valle, del 1927.
L’allestimento del Mart valorizza appieno questi due importantissimi nuclei, dove fanno
mostra di sé, oltre alle tele ricordate, Fiori di campo,1913, la Natura morta con pere del 1924
e tre Paesaggi di Giorgio Morandi.
L’acquisto delle otto tele di Giorgio de Chirico, tra le
quali spicca per il suo valore assoluto di “classica modernità” il grande dipinto Figure
mitologiche del 1927, rappresenta secondo Gabriella Belli “la frontiera più avanzata della
lunga e appassionante vita di Luigi Ferro collezionista. Del resto, quale artista meglio di
de Chirico avrebbe saputo farlo sognare, con la complessità e l’arguzia che a lui tanto
piacevano?”
Uscendo dall’ambito domestico e approdando alle sale del Mart, grazie alla generosità
degli Eredi, il sogno del collezionista diventa sogno condiviso con il pubblico.
MartRovereto.13 Ottobre 2007 - 20 Gennaio 2008
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Arte Contro
Ricerche dell'arte russa dal 1950 ad oggi
Opere dal Fondo Sandretti del '900 Russo
A cura di: Alexandra Obukhova
Curatore tecnico di mostra e catalogo: Elisabetta Barisoni
Mart Rovereto. 13 Ottobre 2007- 20 Gennaio 2008
A partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, un italiano innamorato della Russia ha
iniziato a collezionare l’arte dei pittori non in linea con il realismo socialista. Alberto
Sandretti non si è mai fermato ed oggi la sua ricca collezione, che solo d’arte
contemporanea russa vanta più di 1500 opere, è ospitata al Mart. La presenza nel Museo
di questa’interessante raccolta ha aperto nuovi ambiti di ricerca, indirizzati in particolare
allo studio delle relazioni culturali tra Italia e Russia nel ‘900.
La mostra ARTE CONTRO. Ricerche dell'arte russa dal 1950 ad oggi, è il risultato di due
anni di studio e catalogazione sul Fondo, curato dalla studiosa moscovita Alexandra
Obukhova.
L’esposizione presenta una selezione di circa 130 opere, frutto della ricerca artistica di
talenti poco noti al grande pubblico, le cui vicende biografiche, spesso drammatiche, si
sono incrociate con l’ostracismo della cultura ufficiale verso la libera creatività.
La ricchezza delle opere presenti nel Fondo Sandretti ha permesso alla curatrice della
mostra Alexandra Obukhova di realizzare un percorso critico, che porterà il grande
pubblico a conoscere non solo alcune opere del realismo socialista, come quelle di
Viktor Ivanonv e di Nikolaj Lapshin, ma soprattutto quelle prodotte dall’arte russa
“non-ufficiale”.
L’ARTE NON-UFFICIALE
La mostra ruota infatti intorno ad un nucleo importante di opere d’arte cosiddetta non
conformista, tutte realizzate a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta.
Furono anni in cui, in coincidenza con un breve periodo di disgelo politico interno in
URSS, un eterogeneo gruppo di pittori e scultori si mise alla ricerca di un linguaggio
artistico affrancato dai dogmi di regime: riallacciandosi all’eredità dell’avanguardia russa,
ma anche al modernismo occidentale, artisti come Boris Svešnikov, Vladimir Nemuchin,
Oskar Rabin e Julo Sooster, solo per ricordare alcuni nomi presenti in mostra, seppero
infatti esprimere una propria originale autonomia creativa, talvolta superando
drammatiche vicende personali.
Sfidando la paura, questi artisti furono i veri difensori, nella seconda metà del ‘900, di
quel principio di libertà creativa e di quel carattere sperimentale, che sin dai primi anni
del secolo - attraverso cubo-futurismo, raggismo, costruttivismo – era sempre stato
presente nella pittura russa.
Fu un territorio affascinante e “sotterraneo” quello sperimentato dall’arte russa nonconformista:
una clandestinità simbolica, ma anche reale, il cui terreno operativo non era
dentro le accademie, ma piuttosto negli appartamenti privati, nei rifugi e non di rado nei
campi di lavoro in Siberia.
Boris Svešnikov, che la mostra del Mart celebra con una ricca sezione, ha trascorso otto
anni nei gulag staliniani, dipingendo di notte e di nascosto dalla sorveglianza. Svešnikov
riuscì a conservare alcune delle sue opere, e nel Fondo Sandretti si trovano oggi tre sue
composizioni a china realizzate durante la prigionia. In questi disegni, così come nelle
opere degli anni Sessanta e Settanta, pure presenti in mostra, risplende quella che Il’ya
Kabakov, grande ammiratore di Svešnikov, chiamava “la luce della morte”.
Il percorso prosegue con la documentazione dell’avvento dell’arte astratta, un linguaggio
che si diffonde in Russia nel corso degli anni cinquanta/sessanta. Come per altre
espressioni artistiche lontane dal realismo di propaganda, anche l’astrazione troverà non
poche difficoltà a diffondersi, anche se gli ottimi esempi conservati nel fondo Sandretti,
testimoniano come in quel periodo, nonostante le difficoltà di comunicazione, molti
artisti russi avessero risentito dell’influenza dell’arte astratta occidentale, a dimostrazione
di una comune e condivisa necessità di sperimentazione.
Segue una sezione dedicata ad artisti che hanno accolto nelle loro opere, pur con
linguaggi “moderni”, l’antico interesse dell’arte russa per il fantastico, il grottesco e il
fiabesco, dando vita ad originalissimi esiti, che li avvicinano ai linguaggi del surrealismo
internazionale.
Tra le sale più interessanti della mostra si segnala quella che ospita ben quaranta disegni
e incisioni di Julij Perevezencev, artista oggi notissimo in Russia come illustratore di
libri. Perevezencev è anche un maestro della grafica a cavalletto, ed è in questa veste che
è stato collezionato da Alberto Sandretti fin dalla metà degli anni Sessanta. La sua opera
è pressochè sconosciuta al grande pubblico e promette dunque d’essere una vera
scoperta per la critica d’arte.
Gli anni più recenti sono testimoniati in mostra da opere di artisti oggi acclamati a livello
internazionale – come Sergej Bugaev, presente alla Biennale di Venezia nel ’99 – opere
realizzate e immediatamente acquistate da Sandretti sul finire degli anni Ottanta,
all’epoca della perestrojka.
Sono gli eredi dell’eroica stagione “non-ufficiale”, che rileggono le opere della
generazione precedente attualizzandone la portata polemica e lo spirito creativo alla luce
– questa volta – di esperienze certamente ancora drammatiche e complesse, vissute però
non più all’interno di un contesto geograficamente circoscritto, ma, anche in Russia,
sottomesse alla nuova “dittatura” della globalizzazione.
MartRovereto. 13 Ottobre 2007- 20 Gennaio 2008
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Project Room
Young In The Future
Ricarda Roggan
A cura di: Julia Trolp
MartRovereto. 13 Ottobre 2007 - 2 Dicembre 2007
Il Mart dedica alla giovane fotografa tedesca Ricarda Roggan (Dresda, 1972) la sua
prima mostra personale in Italia.
Ricarda Roggan, che si è formata alla Hochschule für Grafik und Buchkunst di Lipsia e
al Royal College of Art di Londra, è una delle figure più interessanti nel panorama della
fotografia tedesca.
Al Mart presenterà le sue serie fotografiche Interieur, ATTIKA e SCHACHT, per la
prima volta messe a confronto.
L’artista, che attualmente vive e lavora a Lipsia, indaga nelle sue opere luoghi
abbandonati in cui è ancora presente la testimonianza di una “vita precedente”; luoghi
che vengono da lei puliti, ordinati e scrupolosamente preparati prima di ogni scatto.
Questo atto di preparazione sistematica unito all’utilizzo di una tecnica fotografica
rigorosa, pur creando una sensazione di abbandono, non lascia alcuno spazio al
sentimento della nostalgia. Punto di riferimento per l’artista nella preparazione dei suoi
set è la tradizione della “staged photography”, resa nota da protagonisti come Jeff Wall.
“Young in the future” è una nuova proposta espositiva del Mart, dedicata agli artisti
under 35. La rassegna, attraverso un'attività continuativa di piccole mostre curate da
giovani critici d'arte, vuole valorizzare- in totale indipendenza rispetto allo starsystem del
mercato dell'arte - giovani talenti, ai quali viene offerta la possibilità di progettare e
realizzare la prima esposizione in uno spazio museale.
MartRovereto. 13 Ottobre 2007 - 2 Dicembre 2007
Inaugurazione 13 ottobre 2007
Museo d'Arte Moderna e Contemporanea - Mart
Corso Bettini, 43, Rovereto (TN)