Museo di arte moderna e contemporanea - MART
Rovereto (TN)
corso Bettini, 43
0464 438887 FAX 0464 430827
WEB
Quattro Mostre
dal 12/10/2007 al 19/1/2008

Segnalato da

Flavia Fossa Margutti




 
calendario eventi  :: 




12/10/2007

Quattro Mostre

Museo di arte moderna e contemporanea - MART, Rovereto (TN)

"Deperopubblicitario. Dall'auto-reclame all'architettura pubblicitaria" propone manifesti, locandine, disegni e collage di Fortunato Depero, a cura di Gabriella Belli e Beatrice Avanzi. "Maestri del '900 - da Boccioni a Fontana": 50 capolavori dell'arte moderna italiana, da Boccioni a Balla, Carra', Savinio, Sironi, Fontana, dalla raccolta d'arte di Luigi Ferro. "Arte Contro. Ricerche dell'arte russa dal 1950 ad oggi": opere dei pittori non in linea con il realismo socialista, uno studio sulla collezione Alberto Sandretti a cura di Alexandra Obukhova. Nella project room opere della giovane fotografa tedesca Ricarda Roggan.


comunicato stampa

DeperoPubblicitario - Maestri del '900, da Boccioni a Fontana - Arte Contro - Ricarda Roggan.

Deperopubblicitario
Dall’auto-reclame all’architettura pubblicitaria

A cura di: Gabriella Belli e Beatrice Avanzi
Comitato curatoriale: Nicoletta Boschiero, Carlo Prosser, Serena Aldi e Lara Sebastiani

MartRovereto, 13 Ottobre 2007- 3 Febbraio 2008

“L’arte dell’avvenire sarà potentemente pubblicitaria” Fortunato Depero

Il futurismo e l’arte pubblicitaria, 1927
Dalla fine dei secondi anni Dieci del secolo scorso una piccola città italiana ai margini dell’Impero Asburgico, Rovereto, fu percorsa da una sferzata di creatività, eclettismo e rinnovamento. Nel gruppo di artisti destinati a dare la sveglia alla cultura italiana – Fausto Melotti, Carlo Belli, Luigi Pollini, Fortunato Depero (Fondo 1892 – Rovereto 1960) – proprio quest’ultimo riuscì a spingersi ben al di là dei circuiti codificati dell’arte, incrociando l’avanguardia futurista e costruendo una forma di arte totale che ha spaziato dalla pittura al teatro, dalla scenografia alla fotografia, dalle arti applicate alle “liriche radiofoniche” e dall’editoria alla grafica pubblicitaria.

E proprio quest’ultimo campo è al centro di una mostra prodotta dal Mart, il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, curata da Gabriella Belli e Beatrice Avanzi, aperta dal 13 Ottobre 2007 al 3 Febbraio 2008. Il progetto “Deperopubblicitario. Dall’auto-réclame all’architettura pubblicitaria” testimonia la ricchezza dei materiali di proprietà del museo: manifesti, locandine, disegni, collage, che la mostra presenta con un grado di completezza del tutto inedito. La mostra valorizza in particolare il ricchissimo patrimonio di opere – parte del lascito originario di Depero degli anni Sessanta – che il Mart fin dal 1990 ha avuto in comodato dal Comune di Rovereto

Fortunato Depero si dedicò al mondo della pubblicità con una straordinaria vitalità, sorretta dalla fede futurista. Si trattava di un settore che, proprio all’inizio del secolo, aveva compiuto i primi passi, esplorando una nuova frontiera della creatività artistica e al cui servizio si adoperarono ben presto molti talenti. La sua attenzione nei confronti delle arti applicate si trova già nei pronunciamenti del manifesto “Ricostruzione futurista dell’universo”, firmato assieme a Giacomo Balla nel 1915. In questo testo, infatti, appaiono i primi accenni di un suo interesse per la pubblicità, evidenti in un passaggio dedicato alla “rèclame fono-moto-plastica”.

L’auto-Rèclame
“L’auto-rèclame non è vana, inutile e esagerata espressione di megalomania, ma bensì indispensabile NECESSITÀ per far conoscere rapidamente al pubblico le proprie idee e creazioni”. Fortunato Depero reclamizza come primo prodotto Fortunato Depero, e a questo importante aspetto del suo lavoro è dedicata la prima sezione della mostra. Sono le “auto-rèclame”: carte da lettere, pubblicazioni e curiosi cartelli da apporre all’ingresso delle sale dove si tenevano le esposizioni, come quelli eseguiti per la “Casa d’Arte Futurista Fortunato Depero”, l’officina per produrre arazzi e giocattoli, fondata a Rovereto nel 1919. “L’artista – scriveva Depero - ha bisogno di essere riconosciuto, valutato e glorificato in vita, e perciò ha diritto di usare tutti i mezzi più efficaci ed impensati per la reclame al proprio genio e alle proprie opere”.

L’ARTE DEL CARTELLO E I GRANDI MARCHI
Nei primissimi manifesti di Depero (da lui chiamati “cartelli”), si ritrova quell’universo meccanico futurista elaborato nel 1918 per I Balli Plastici, spettacolo di marionette ideato con lo scrittore svizzero Gilbert Clavel. E’ il caso, ad esempio, del “Manifesto pubblicitario Mandorlato Vido”, del 1924. Negli anni successivi, “i buffi manichini meccanici” vanno via via scomparendo, lasciando spazio a ricerche stilistiche sempre più raffinate. L’impegno pubblicitario di Depero si concretizza grazie a continuative collaborazioni con importanti ditte come la ditta di mattoni Verzocchi, la Magnesia e l’ Acqua San Pellegrino, il liquore Strega, la casa farmaceutica Schering, la ditta di dolciumi Unica, ma soprattutto con la famosa ditta Davide Campari.

Il sodalizio Campari-Depero aveva avuto inizio nel 1925-26, e costituisce un vero e proprio “caso” nella storia della pubblicità italiana, oltre a suggellare una collaborazione di affinità progettuali che per Depero non avrà riscontro in nessun altro dei rapporti di committenza avuti nel campo della pubblicità. Il volume Numero Unico Futurista Campari, realizzato nel 1931 con il poeta Giovanni Gerbino, è il punto d’approdo di tutta l’attività grafica di Depero, e anticipa quella che sarà in futuro la stretta collaborazione tra l’illustratore e il copy writer. Nel Numero Unico, oltre alle immagini pubblicitarie, è contenuto soprattutto il Manifesto dell’Arte pubblicitaria che rappresenta la sistemazione teorica e critica del “fare pubblicità” L’esposizione presenta anche i molti bozzetti proposti, purtroppo senza successo, sin dagli anni Venti da Depero a moltissime ditte. Coadiuvato dal poeta e pittore futurista Fedele Azari, Fortunato Depero si muoveva da vero agente di sé stesso.

DALL’ARCHITETTURA PUBBLICITARIA ALL’EDITORIA
Una delle forme più originali di pubblicità inventate da Depero, sono i Padiglioni tipografici. Lui che non era un architetto, nel 1927 progetta e costruisce il padiglione editoriale Bestetti-Treves-Tumminelli, un’architettura in cemento in cui gli spazi formano delle parole. Sempre in quell’anno, la ditta Davide Campari contribuisce alla realizzazione del libro imbullonato, il libro futurista progettato con Fedele Azari, salutato da Alfredo Degasperi, il direttore della “Voce trentina”, come “il libro che diventa tutti i libri”.

Progettato come promozione congiunta della casa editrice Dinamo Azari e dell’attività di Depero, il volume era formato da 234 pagine con copertina fustellata e una chiusura realizzata con bulloni in alluminio. Fedele Azari fu entusiasta delle soluzioni adottate da Depero nella costruzione delle singole pagine, un geniale gioco di tipografia che porta alle estreme conseguenze quanto teorizzato da Marinetti nel manifesto del 1913 “L'Immaginazione senza fili e le parole in libertà”: “Il libro deve essere l’impressione futurista del nostro pensiero futurista”. Il libro imbullonato anticipa di fatto di cinque anni Parole in libertà futuriste, olfattive, tattili, termiche, il libro-litolatta dello stesso Marinetti, serigrafato su fogli metallici. Ma il libro imbullonato dimostra anche come l’artista roveretano fosse in linea con le ricerche più avanzate della tipografia moderna, da Moholy-Nagy a Van Doesbourg, da El Lissitzky a Kurt Schwitters.

Importanti sono infine le collaborazioni con il mondo dell’editoria. Uno dei capitoli più ricchi e creativi della sua attività editoriale è rappresentato dal soggiorno di Fortunato Depero a New York. Tra il 1929 e il 1930, Depero prepara numerosi progetti di copertine per la Condé Nast Publications, la casa editrice di Vanity Fair, House & Garden, e Vogue. Molti di queste copertine furono pubblicate e alcune sicuramente esposte nella mostra a lui dedicata presso l’Advertising Club di New York nell’ottobre del 1929. In questi lavori è evidente la profonda impressione prodotta su Fortunato Depero dal paesaggio metropolitano di New York. A livello stilistico compaiono motivi déco, mentre i forti contrasti cromatici tipici della sua produzione precedente si smorzano in composizioni dai toni più sobri.

Dopo questa felice stagione creativa, dagli anni Quaranta alla sua morte, nel 1960, l’impegno di Fortunato Depero nel campo della pubblicità trova nuovi spunti nella collaborazione con importanti ditte trentine come la ditta di tapparelle Komarek, le cantine Cavazzani e le macchine di produzione della pasta Braibanti, ma anche la Cassa di Risparmio di Trento e l’Ente Provinciale per il Turismo. Tutte attività che, grazie allo stile Depero”, sono riuscite a riqualificare in chiave moderna la propria immagine.

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Maestri del '900
da Boccioni a Fontana
La collezione di un raffinato cultore dell’arte moderna

A cura di: Gabriella Belli
Comitato curatoriale: Beatrice Avanzi, Elisabetta Barisoni, Nicoletta Boschiero, Margherita de Pilati, con la collaborazione di Lara Sebastiani

MartRovereto, 13 Ottobre 2007 - 20 Gennaio 2008

Cinquanta capolavori dell’arte moderna italiana, da Boccioni a Balla, Carrà, Savinio, Sironi, Fontana e due sale intere dedicate rispettivamente a de Chirico e Morandi, questo è il “tesoro” della splendida raccolta d’arte di Luigi Ferro. Il Mart lo espone, per la prima volta nella sua completezza, dal 13 Ottobre 2007 al 20 Gennaio 2008, grazie al generoso deposito a lungo termine, voluto dagli eredi per continuare a far vivere la sua passione per l’arte. Con l’arrivo di questo nuovo deposito, il percorso museografico permanente dedicato al ‘900 italiano del Mart, acquista nuova qualità artistica e ulteriore completezza storica. Le opere collezionate da Luigi Ferro – uomo d’impresa che a partire dagli anni Ottanta ha affidato all’arte un fortissimo desiderio di elevazione spirituale – sono tutte di eccezionale valore.

Non sono state collezionate in base ad un progetto storico-critico preciso, ma piuttosto sull’onda di trasporti emozionali ed istintivi: la figlia Camilla ricorda a questo proposito un’illuminante frase del padre, dopo l’acquisto di una tela: "Questo quadro appaga la mia anima: finalmente, adesso che è mio, posso emozionarmi ogni giorno". Ogni nuovo dipinto entrato in collezione, ha dato avvio ad un cammino di conoscenza, artistica ma anche spirituale, a proposito del quale la figlia Camilla, nel suo scritto in catalogo, parla di “intelligente passione”, consapevolmente perseguita dal padre in contrapposizione al collezionismo speculativo.

Il percorso espositivo mostra come il collezionista abbia maturato negli anni un gusto molto selettivo, arrivando a dare alla sua raccolta un indirizzo artistico coerente, al cui centro sta sicuramente la passione per la più innovativa pittura figurativa italiana del primo ‘900, ma anche l’approdo, negli anni estremi, al concettuale di Fontana, una scelta sicuramente foriera di una svolta consapevole verso la più recente contemporaneità. L’esplodere delle “emozioni”, che la famiglia Ferro ricorda come la scintilla che lo faceva avvicinare ad ogni nuova opera, rispondeva alla sua esigenza di ritirarsi nell’intimità di un mondo fatto di bellezza e armonia, ma anche di quesiti complessi e di fughe nella più spericolata creatività: la costruzione passo dopo passo della sua raccolta non fa che riflettere questa sua esigenza.

Tutto ciò è del resto dimostrato dalla presenza di alcuni capolavori del futurismo, ma anche dalla scelta dei pittori di Novecento, che include tra gli altri autori ben al di sopra della retorica del ventennio, come Morandi, Guidi, de Chirico, de Pisis, Savinio. Luigi Ferro era dotato di una straordinaria capacità nella quale si esprimeva anche al meglio il carattere dell’uomo d’impresa conquistato dall’arte: quella di riconoscere immediatamente la qualità e rarità di un’opera. E fu proprio grazie a quest’intuito che poté aggiungere alla propria collezione lo splendido dipinto di Sironi Il Pescatore (1925), una tela sparita dal mercato fin dalla data della sua esecuzione e che appena gli venne segnalata in vendita nel 2000 in una casa d’aste svizzera, egli decise di acquistare comprendendone immediatamente il valore.

Una segnalazione a parte meritano due importanti nuclei, particolarmente illuminanti per il percorso artistico dei due maggiori rappresentanti del ‘900 italiano, quello di Giorgio de Chirico e quello di Giorgio Morandi. Di entrambi sono presenti in collezione ben otto opere.

Le preziose testimonianze di Camilla Ferro chiariscono bene quale fosse il posto di questi due artisti nel pantheon pittorico del padre: “Comperare l’Autoritratto (1924) di Morandi – diceva Luigi Ferro – è stata una delle cose più belle che ho fatto nella vita”. Ed a proposito di de Chirico, sempre la figlia Camilla ricorda il padre immobile per ore davanti ai Cavalli in riva al mare, 1924 o ai Mobili nella valle, del 1927. L’allestimento del Mart valorizza appieno questi due importantissimi nuclei, dove fanno mostra di sé, oltre alle tele ricordate, Fiori di campo,1913, la Natura morta con pere del 1924 e tre Paesaggi di Giorgio Morandi.

L’acquisto delle otto tele di Giorgio de Chirico, tra le quali spicca per il suo valore assoluto di “classica modernità” il grande dipinto Figure mitologiche del 1927, rappresenta secondo Gabriella Belli “la frontiera più avanzata della lunga e appassionante vita di Luigi Ferro collezionista. Del resto, quale artista meglio di de Chirico avrebbe saputo farlo sognare, con la complessità e l’arguzia che a lui tanto piacevano?” Uscendo dall’ambito domestico e approdando alle sale del Mart, grazie alla generosità degli Eredi, il sogno del collezionista diventa sogno condiviso con il pubblico.
MartRovereto.13 Ottobre 2007 - 20 Gennaio 2008

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Arte Contro
Ricerche dell'arte russa dal 1950 ad oggi
Opere dal Fondo Sandretti del '900 Russo

A cura di: Alexandra Obukhova
Curatore tecnico di mostra e catalogo: Elisabetta Barisoni

Mart Rovereto. 13 Ottobre 2007- 20 Gennaio 2008
A partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, un italiano innamorato della Russia ha iniziato a collezionare l’arte dei pittori non in linea con il realismo socialista. Alberto Sandretti non si è mai fermato ed oggi la sua ricca collezione, che solo d’arte contemporanea russa vanta più di 1500 opere, è ospitata al Mart. La presenza nel Museo di questa’interessante raccolta ha aperto nuovi ambiti di ricerca, indirizzati in particolare allo studio delle relazioni culturali tra Italia e Russia nel ‘900. La mostra ARTE CONTRO. Ricerche dell'arte russa dal 1950 ad oggi, è il risultato di due anni di studio e catalogazione sul Fondo, curato dalla studiosa moscovita Alexandra Obukhova.

L’esposizione presenta una selezione di circa 130 opere, frutto della ricerca artistica di talenti poco noti al grande pubblico, le cui vicende biografiche, spesso drammatiche, si sono incrociate con l’ostracismo della cultura ufficiale verso la libera creatività. La ricchezza delle opere presenti nel Fondo Sandretti ha permesso alla curatrice della mostra Alexandra Obukhova di realizzare un percorso critico, che porterà il grande pubblico a conoscere non solo alcune opere del realismo socialista, come quelle di Viktor Ivanonv e di Nikolaj Lapshin, ma soprattutto quelle prodotte dall’arte russa “non-ufficiale”.

L’ARTE NON-UFFICIALE
La mostra ruota infatti intorno ad un nucleo importante di opere d’arte cosiddetta non conformista, tutte realizzate a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta. Furono anni in cui, in coincidenza con un breve periodo di disgelo politico interno in URSS, un eterogeneo gruppo di pittori e scultori si mise alla ricerca di un linguaggio artistico affrancato dai dogmi di regime: riallacciandosi all’eredità dell’avanguardia russa, ma anche al modernismo occidentale, artisti come Boris Svešnikov, Vladimir Nemuchin, Oskar Rabin e Julo Sooster, solo per ricordare alcuni nomi presenti in mostra, seppero infatti esprimere una propria originale autonomia creativa, talvolta superando drammatiche vicende personali.

Sfidando la paura, questi artisti furono i veri difensori, nella seconda metà del ‘900, di quel principio di libertà creativa e di quel carattere sperimentale, che sin dai primi anni del secolo - attraverso cubo-futurismo, raggismo, costruttivismo – era sempre stato presente nella pittura russa. Fu un territorio affascinante e “sotterraneo” quello sperimentato dall’arte russa nonconformista: una clandestinità simbolica, ma anche reale, il cui terreno operativo non era dentro le accademie, ma piuttosto negli appartamenti privati, nei rifugi e non di rado nei campi di lavoro in Siberia.

Boris Svešnikov, che la mostra del Mart celebra con una ricca sezione, ha trascorso otto anni nei gulag staliniani, dipingendo di notte e di nascosto dalla sorveglianza. Svešnikov riuscì a conservare alcune delle sue opere, e nel Fondo Sandretti si trovano oggi tre sue composizioni a china realizzate durante la prigionia. In questi disegni, così come nelle opere degli anni Sessanta e Settanta, pure presenti in mostra, risplende quella che Il’ya Kabakov, grande ammiratore di Svešnikov, chiamava “la luce della morte”.

Il percorso prosegue con la documentazione dell’avvento dell’arte astratta, un linguaggio che si diffonde in Russia nel corso degli anni cinquanta/sessanta. Come per altre espressioni artistiche lontane dal realismo di propaganda, anche l’astrazione troverà non poche difficoltà a diffondersi, anche se gli ottimi esempi conservati nel fondo Sandretti, testimoniano come in quel periodo, nonostante le difficoltà di comunicazione, molti artisti russi avessero risentito dell’influenza dell’arte astratta occidentale, a dimostrazione di una comune e condivisa necessità di sperimentazione.

Segue una sezione dedicata ad artisti che hanno accolto nelle loro opere, pur con linguaggi “moderni”, l’antico interesse dell’arte russa per il fantastico, il grottesco e il fiabesco, dando vita ad originalissimi esiti, che li avvicinano ai linguaggi del surrealismo internazionale. Tra le sale più interessanti della mostra si segnala quella che ospita ben quaranta disegni e incisioni di Julij Perevezencev, artista oggi notissimo in Russia come illustratore di libri. Perevezencev è anche un maestro della grafica a cavalletto, ed è in questa veste che è stato collezionato da Alberto Sandretti fin dalla metà degli anni Sessanta. La sua opera è pressochè sconosciuta al grande pubblico e promette dunque d’essere una vera scoperta per la critica d’arte.

Gli anni più recenti sono testimoniati in mostra da opere di artisti oggi acclamati a livello internazionale – come Sergej Bugaev, presente alla Biennale di Venezia nel ’99 – opere realizzate e immediatamente acquistate da Sandretti sul finire degli anni Ottanta, all’epoca della perestrojka. Sono gli eredi dell’eroica stagione “non-ufficiale”, che rileggono le opere della generazione precedente attualizzandone la portata polemica e lo spirito creativo alla luce – questa volta – di esperienze certamente ancora drammatiche e complesse, vissute però non più all’interno di un contesto geograficamente circoscritto, ma, anche in Russia, sottomesse alla nuova “dittatura” della globalizzazione.
MartRovereto. 13 Ottobre 2007- 20 Gennaio 2008

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Project Room
Young In The Future
Ricarda Roggan

A cura di: Julia Trolp

MartRovereto. 13 Ottobre 2007 - 2 Dicembre 2007
Il Mart dedica alla giovane fotografa tedesca Ricarda Roggan (Dresda, 1972) la sua prima mostra personale in Italia. Ricarda Roggan, che si è formata alla Hochschule für Grafik und Buchkunst di Lipsia e al Royal College of Art di Londra, è una delle figure più interessanti nel panorama della fotografia tedesca. Al Mart presenterà le sue serie fotografiche Interieur, ATTIKA e SCHACHT, per la prima volta messe a confronto.

L’artista, che attualmente vive e lavora a Lipsia, indaga nelle sue opere luoghi abbandonati in cui è ancora presente la testimonianza di una “vita precedente”; luoghi che vengono da lei puliti, ordinati e scrupolosamente preparati prima di ogni scatto. Questo atto di preparazione sistematica unito all’utilizzo di una tecnica fotografica rigorosa, pur creando una sensazione di abbandono, non lascia alcuno spazio al sentimento della nostalgia. Punto di riferimento per l’artista nella preparazione dei suoi set è la tradizione della “staged photography”, resa nota da protagonisti come Jeff Wall. “Young in the future” è una nuova proposta espositiva del Mart, dedicata agli artisti under 35. La rassegna, attraverso un'attività continuativa di piccole mostre curate da giovani critici d'arte, vuole valorizzare- in totale indipendenza rispetto allo starsystem del mercato dell'arte - giovani talenti, ai quali viene offerta la possibilità di progettare e realizzare la prima esposizione in uno spazio museale.
MartRovereto. 13 Ottobre 2007 - 2 Dicembre 2007

Inaugurazione 13 ottobre 2007

Museo d'Arte Moderna e Contemporanea - Mart
Corso Bettini, 43, Rovereto (TN)

IN ARCHIVIO [227]
Due mostre
dal 3/12/2015 al 2/4/2016

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