Doppia mostra a cura di Francesca Referza. Nella prima, intitolata "Cocci aguzzi di bottiglia", sono presentate opere di Marco Cordero ed Ester Viapiano, mentre in "1:1" i libri pittorico-concettuali di Luca Coser sono stati messi in rapporto diretto con la parola da Filippo Santarossa che ha scritto, per l'occasione, il testo Resine.
"Cocci aguzzi di bottiglia" Marco Cordero ed Ester Viapiano / "1:1" opere di Luca Coser e testo di Filippo Santarossa
a cura di Francesca Referza
"Cocci aguzzi di bottiglia" Marco Cordero ed Ester Viapiano
Il 15 ottobre inaugura a Teramo cocci aguzzi di bottiglia e 1:1, doppia mostra a cura di Francesca Referza. In cocci aguzzi di bottiglia sono presentate opere di Marco Cordero ed Ester Viapiano, mentre in 1:1 i libri pittorico-concettuali di Luca Coser sono stati messi in rapporto diretto con la parola da Filippo Santarossa che ha scritto, per l’ occasione, il testo Resine.
La mostra rientra nel programma di iniziative di promozione del libro e della lettura Ottobre, piovono libri, progetto varato nel 2006 dall’Istituto per il Libro, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in collaborazione con la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, l’Unione delle Province d’Italia, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, per rilanciare, incentivare e valorizzare la rete di strutture e iniziative che sono impegnate nel nostro Paese quotidianamente nella promozione del libro.
I cocci aguzzi di bottiglia, presi in prestito da una nota poesia di Montale, sottolineano come le parole, scritte o pronunciate, che rompono nel primo caso il vuoto della pagina bianca, nel secondo caso quello del silenzio, possano ferire profondamente come possono farlo dei cocci aguzzi di bottiglia sopra una muraglia.
Gli artisti Marco Cordero ed Ester Viapiano sono stati invitati dalla curatrice ad affrontare, attraverso l’uso del libro con Cordero e della carta con Viapiano, il tema dell’apparente innocenza della parola scritta dietro la quale si cela tuttavia una sua intrinseca pericolosità.
Nel lavoro di Ester Viapiano viene sottolineata l’idea della leggerezza estetica delle pagine scritte che possono nascondere tra le righe una verità diversa dall’apparenza delle cose. Marco Cordero, invece, lavora con un materiale inedito come il libro, che, formato com’è da numerose pagine di carta, ha tutta la consistenza di un materiale solido e difficile da lavorare proprio come lo è il legno da cui prende origine. Quello di Marco Cordero è un lavoro fisico per la particolarità del materiale da lui scelto, ma è al contempo estremamente sofisticato per l’attenzione che l’artista pone in ogni sua opera al contenuto dei libri che utilizza. In Batterepiano, in cui il titolo fa riferimento alla tecnica usata dai muratori per segnare il piano di
una superficie, il piano dell’orizzonte visivo è segnato da una sequenza di costolette di libro, ciascuno eroso a partire dalla copertina, in modo tale che l’autore ed il titolo non siano più individuabili. L’erosione tuttavia non è totale perchè lascia affiorare da una pagina una frase, casuale eppure al tempo stesso significativa che, sempre per la stessa logica del caso, ma anche per la particolare sensibilità dell’artista, ha senso da sola ma anche nell’accostamento alle altre frasi. Piccoli cumuli di sale, posti sopra le costolette dei libri sembrano in qualche modo riequilibrare, in superficie sulla linea dell’orizzonte, ciò che è stato sottratto dentro la materia viva del libro.
Aria, presentata per la prima volta nella primavera del 2007 nella galleria torinese 41artecontemporanea, è un'installazione formata da più di trecento libri poggiati a terra a formare un blocco compatto su cui l'artista interviene con perizia e pazienza fino a disegnare sulla superficie dei libri la sagoma di una persona che legge.
Aria è a tutti gli effetti una scultura da leggere. I libri, messi a disposizione dalle Edizioni Marcos Y Marcos e dalla Instar Libri, sono semplicemente accostati l’uno all’altro quasi a caso. La loro gravità fa da contrasto con la leggerezza evocata dal titolo, mentre la somma di colori data dalle diverse copertine dei libri fa risaltare maggiormente la sagoma bianca del lettore assorto, rendendola irreale come una visione della mente che emerge dal buio.
Non raccontate mai niente a nessuno è un rotolo di carta di 130 cm di altezza per una cinquantina di chili. In questo lavoro Cordero ha scritto una frase presa da un libro appena sotto il bordo superiore del rotolo. La frase è poi stata scavata, asportando la carta con lo scalpello. Quello che ne rimane è in qualche modo il suo negativo, inteso dall’artista come ''il lato oscuro su cui poggiano le cose''. L’ installazione pervade l’ ambiente, fino ad avvolgere le colonne della stanza e crea una sorta di barriera, di muro. Una installazione che materializza il titolo stesso del progetto, una muraglia dal profilo frastagliato in apparenza fragile eppure minacciosa.
Il lavoro di Ester Viapiano è tratto dal romanzo epistolare del narratore israeliano Amos Oz, La scatola nera, dal quale prende il titolo, e riflette sulla capacità della parola al tempo stesso di essere dolce come il miele ed amara come il fiele, in un contrasto di sensazioni che sono quelle che si provano alla fine della lettura del romanzo. Tuttavia la scatola della Viapiano non è nera, almeno all’ apparenza. Fatta di pagine di libro, la scatola è piuttosto bianca come la carta e vuota come l’aria che la riempie e le passa attraverso i tanti tagli che dividono le righe fino quasi a renderle illeggibili. Nero è solo il sentimento che le parole evocano che può digradare fino a sfumarsi in una sorta di grigio, comunque sempre intriso di una profonda malinconia. Mentre il romanzo risulta denso come una nuvola carica di elettricità pronta a scaricarsi nella confessione (a volte fin troppo intima) della parola scritta per lettera, La scatola nera della Viapiano si alleggerisce grazie ad un annullamento della parola attraverso il taglio e si materializza in una sorta di nuova nuvola formata da tante piccole scatole di carta.
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"1:1" opere di Luca Coser e testo di Filippo Santarossa
1:1 è il rapporto stabilito tra Luca Coser e Filippo Santarossa. Il titolo di questo progetto parallelo e sostanzialmente autonomo, che vede affiancate l’arte di Coser e la scrittura di Santarossa, sottolinea la volontà della curatrice di mettere sullo stesso piano le due forme di espressione. Non dunque una scrittura critica che si ponga al servizio dell’arte per decodificarla in qualche modo trasformandola, bensì una scrittura creativa e additiva che nelle pause, nelle allusioni e nelle sospensioni create dall’ arte di Coser si intrometta con la libertà e l’ esuberanza ironica e dissacratoria che contraddistingue la parola del Santarossa.
Apparentemente semplice, ma raffinata operazione concettuale, la ricerca di Coser condensa, nella forma di un libro di legno dalla copertina patinata e lucida grazie ad uno strato di resina, i molteplici interessi dell’artista. Altreversioni, I titoli Elsie e First & Second sono i titoli dei tre cicli pittorico–letterari, artistici e musicali presentati in mostra.
In Altreversioni, partendo dai titoli presenti nella propria biblioteca, Coser, attraverso una sovrapposizione di tracce di immagini e testi, elabora nuove immagini-copertina. Ne I titoli Elsie sono i quadri di artisti moderni e contemporanei ad essere spacciati per titoli di libri. First & Second, invece, è un ciclo di opere che si riferiscono ai primi due album del gruppo rock dei Tindersticks. Un pezzo “libro” per ogni titolo musicale.
Dunque se ad un primo sguardo il libro di Coser si presenta in modo rassicurante per la riconoscibilità del formato e la familiarità dei titoli, l’impossibilità di ricomporre ad unità gli indizi che vi si leggono, generano una irrequietezza che è la stessa che scaturisce dalla parola del Santarossa. L’ uno e l’ altro con mezzi diversi aggiungono, stratificano, scartano il significato e lo mistificano fino a renderlo qualcos’ altro rispetto a come appare ad una prima osservazione. Impossibile dunque qualsiasi altro rapporto tra la polisemica arte di Luca Coser e l’ anarchica scrittura di Filippo Santarossa se non quello di 1:1.
Inaugurazione ore 18.30
Banca di Teramo
Viale Crucioli, 3 (Sala Espositiva Carino Gambacorta) - Teramo
Orario: da martedi a sabato 10.00-13.00 e 16.00-19.00 lunedi su appuntamento
Ingresso libero