Tutta la ricerca dello scultore tiene conto delle diverse possibilita' offerte dalla materia e delle forme che puo' assumere. In mostra installazioni, disegni e sculture.
Dee e miti. Personale
a cura di Anna Caterina Bellati
Benatti aveva in mente un certo tipo di disegno fin da ragazzo. Le sue prime figure mostrano già allora quel tratto vigoroso che caratterizzerà la produzione di tutta una vita. Immagini che lottano in una contrazione dello spazio, quella del supporto cartaceo. Tuttavia il limite del foglio non infastidisce la sua mano rapida. Anzi, il pensiero si adegua alle dimensioni e un corpo di donna mantiene la sua armonia sia dilatato su un grande cartoncino che rinchiuso in un quadretto di carta di pochi centimetri. Per Benatti a contare è l’idea del corpo, non l’ingombro che crea. E questo ha maggior peso nel disegno che nelle sculture. Quando sbozza una pietra l’artista di Airuno segue la struttura originaria della materia, ma in seguito le imprime il proprio marchio.
Le mani dirozzano, grattano, levigano, costruiscono un personaggio. E in questo caso più le dimensioni aumentano, più la forza della scultura smangia lo spazio che l’attornia. Non nel disegno. Quell’idea di bellezza che Benatti insegue si riassume nel coniugare delicatezza e violenza, vuoto e pieno, luce e ombra. E non ha a che fare con centimetri e volumi. La figura umana è il metro per misurare lo spazio illusorio su cui prende forma l’immagine; profondità, alto e basso dipendono da come un braccio si piega, una gamba resta in parte nascosta se assume una certa posizione, un dorso s’incurva, una testa si gira in direzione contraria allo sguardo dell’osservatore.
Lo spazio su cui Benatti si muove è quello geometrico-prospettico che deriva da una lunghissima tradizione, quella di Bramante e di Michelangelo. Non si vuole dire con questo che lo scultore brianzolo si allinei con questi due giganti, ma di sicuro ne conosce e ha studiato la grammatica del segno. Da qui deriva la sua capacità di costruire un corpo anche usando il sistema dello scorcio. Com’è noto in questo caso le proporzioni non devono imitare il reale, ma suggerirne l’idea.
La riduzione della figura a elemento volumetrico impone un’attenzione costante al suo inserimento nello spazio. Quella che gli antichi chiamavano “la difficoltà dell’arte della prospettiva” è risolta da Benatti assumendo le tre dimensioni dentro una specie di involucro che ingloba la totalità del soggetto. E inglobare è un gesto che gli piace molto. Lo fa imprigionando delicate forme di metallo in una soluzione di metacrilato. Il risultato sono sculture eteree che galleggiano in una sostanza solidificata che ha però mantenuto l’aspetto di liquidità.
Tutta la ricerca dello scultore cresciuto vicino all’Adda tiene conto delle diverse possibilità offerte dalla materia e delle forme che può assumere. Di qui viene la versatilità dei materiali impiegati e la quantità dei risultati raggiunti. Ma tornando ai disegni, va infine sottolineata la valenza di originalità e di invenzione che li accomuna, quell’insistere sul medesimo soggetto raccontando ogni volta un elemento nuovo dell’universo femminile.
Inaugurazione 20 ottobre 2007
Mya Lurgo Gallery
Piazza Riforma 9, Lugano
Ingresso libero