Alla ricerca della mia bandiera. "L'artista parte dalla manipolazione del gesso, quasi fosse terra, per costruire le sue opere che sono quasi sempre pittoriche e scultoree" (Silvano Battistotti)
“Alla ricerca della mia bandiera”
Prendo spunto dal titolo del dipinto “Nella poetica dei segni anche la mia bandiera” per giustificare quell’ansia di conquista che caratterizza il percorso estetico di questo grande artista. Egli parte dalla manipolazione del gesso, quasi fosse terra, per costruire le sue opere pittoriche che sono quasi sempre pittoriche e scultoree in quanto la terza dimensione ne caratterizza l’estrinsecazione estetica.
Lucio Boscardin sente la forma e, pur contenendola in limiti espansivi relativamente contenuti, la gestisce attraverso il colore che ne amplifica o ne riduce le dimensioni.
Egli fa della dimensione plastica il momento creativo delle sue opere. Esse spaziano dal “graffito”, in cui l’incisione della materia ne articola e struttura il fondo rendendolo arcaico o evocativo di iscrizioni lontane, all’espansione più lata e morbida che crea e sviluppa piani variamente modulati. In questi piani la luce sviluppata dal colore si espande o si trattiene a seconda degli aggetti o delle rientranze della materia.
Il gesso è il costituente base delle sue costruzioni ritmiche, una materia plasmabile che da polvere, con l’aggiunta di acqua, si trasforma in materiale plastico e duttile sotto le sue mani esperte di artista. Vi è in questo un ricordo della gioia infantile di “pasticciare” con il fango, la gioia segreta di poter costruire l’oggetto, quasi una scintilla divina che invade la mente costringendo la mano a creare, creare, creare…
Ma la cultura, quando c’è, si estrinseca ed ecco che l’idea base, piano piano si sviluppa, si cristallizza in una forma, poi in più forme che entrano in empatia tra loro creando correlazioni impensate, ritmi desueti, evocazioni incredibili. La sua è una poetica che ha origini lontane, parte dalla storia dell’uomo, si organizza, emerge da un magma primordiale, sviluppandosi fino a coagularsi nelle sue “bandiere”. Bandiere che indicano il suo possesso sulla materia, che svettano sulle sue opere come un marchio genetico, in cui il suo DNA trionfa sul tormento di terre accidentate, di porzioni della mente non sondate, di evocazioni oniriche mai pensate.
In alcune opere la sua bandiera si articola con il paesaggio plastico divenendone essa stessa elemento costitutivo. Essa si lascia captare dagli elementi modulari che costellano le sue opere, altre volte svetta prepotentemente su tutto, sui deserti antichi o su strutture più recenti, manifestandosi come elemento soggettivo inalienabile.
Non vi sono dubbi, timori, ripensamenti nell’opera di Lucio Boscardin, anzi, una certa irruenza erompe da contrasti tematici fra un mondo ipogeo e lo squillo cromatico che conferisce la luce una volta usciti dalle tenebre del sotterraneo. Da qui prende parte attiva la sua costruzione da cui emerge, verso l’alto, ancora una volta la sua bandiera.
Lucio Boscardin ci sta dicendo: sono qui, io ho operato questa metamorfosi della materia, io ho scandito i colori dei territori che ho colonizzato, mia è la mente che tutto ciò ha gestito, architettato, diretto. Se volete seguirmi questa è la via ed io vi condurrò su piani mobili, su mondi nuovi, vi farò appoggiare i piedi su un suolo sconosciuto, come fecero gli astronauti muovendo i primi passi sulla luna. Le mie ipotesi di lavoro non vi scoraggino, compiamo insieme questo viaggio della mente tra passato e futuro, piantiamo la nostra bandiera nella terra di nessuno e facciamola nostra.
Silvano Battistotti.
ArteGioia107
Via Melchiorre Gioia, 107- Milano
Orario: martedi-venerdi 16-19
Ingresso libero