Spiegando... un reale fantastico. "Le sue opere dovrebbero essere osservate come gemmazione del suo vissuto: resumee di esperienze esistenziali (emozionali) e sperimentazioni pittoriche (formali) metabolizzate durante i 25 anni trascorsi dalla sua prima esposizione personale datata 1982." Enzo Rossi-Roiss
Critico curatore e presentatore: Enzo Rossi-Ròiss
MANU’ (Manuela Simoncelli) ha trascorso i primi anni della sua infanzia a Korryong
in Australia, dove è nata nel 1959 da genitori italiani. Ha vissuto, poi, a lungo a
Bologna dove ha compiuto studi artistici regolari, completati a Firenze. Ha la casa
e l’atelier nei pressi di Bassano a Mussolente in provincia di Vicenza. Si è data
notorietà con molte illustrazioni per libri e giochi destinati all’infanzia. “Il
giro dell’oca di Pinocchio” e “La Giostra di Pinocchio” sono due sue creazioni
recenti prodotte e commercializzate dalla Arbos di Solagna/Vicenza. Della sua
pittura hanno scritto (in ordine alfabetico): Giuliana Lucia Barosco, Silvia
Camerini, Lino Cavallari, Giancarlo Dal Moro, Bartolomeo De Gioia, Valerio Dehò,
Arnaldo Felletti, Roberto Giungi, Enrico Guidi, Salvatore Maugeri, Anna Romagnoli,
Enzo Rossi-Ròiss, David Russell, Gregorio Scalise, Tiziana Tartari, Peter Van Der
Glossen, Roberto Vitali, Serena Vivian.
Le opere che risultano esposte a Verona nelle sale della Galleria La
Meridiana le suppongo dipinte da una Manù intenzionata (consapevolmente, oppure
inconsapevolmente) a intrattenere con la pittura, nel tempo che verrà, rapporti più
fertili che in passato: sempre più ravvicinati, intensi ed esclusivi. Diversamente
dai rapporti intrattenuti contemporaneamente anche con l’illustrazione di testi
letterari, a cominciare dal principio della sua attività creativa. Preso atto che
non ha alimentato vanamente la propria esistenza con più interessi: dipingendo,
cantando jazz, sperimentando innamoramenti, generando due figlie.
Le sue opere dovrebbero essere, perciò, osservate come gemmazione del suo vissuto:
resumèe di esperienze esistenziali (emozionali) e sperimentazioni pittoriche
(formali) metabolizzate durante i 25 anni trascorsi dalla sua prima esposizione
personale datata 1982. Ci risulteranno, così, dotate di una maggiore carica
simbolica e agiranno in una più vasta area metaforica: risultandoci concepite,
gestite e magistralmente eseguite fantasticando esistenzialità artistica alternativa
e più gratificante.
Ciò premesso, sarà più agevole decriptare la loro iconologia, “visitandole”
posizionati su più livelli di significazione. Principalmente su due livelli: quello
artistico-letterario e quello metaforico.
Posizionati sul livello della significazione artistica-letteraria osserveremo che
l’artista in esposizione ha indiscutibilmente “una bella mano” (come suol dirsi !) e
che la usa pensando a ciò che ha letto o a ciò che ha vissuto, e a come ri-narrare o
rivivere raffigurando il proprio pensiero, privilegiando la surrealtà più che la
realtà e metafisicizzando la fisicità.
Poiché l’ambito poetico in cui è possibile (anche facile) collocarla come pittrice
raffinata e sensibile è quello surreale.
Poiché non le è estranea la poetica metafisica che tante radici di pittori
surrealisti ha alimentato.
Posizionati sul livello della significazione metaforica osserveremo che Manù
privilegia l’oggettistica inanimata, piuttosto che l’antropomorfismo vitale,
iconizzando simboli, emblemi e simulacri di una esistenzialità sonorizzata dal
silenzio, più che dalla rumorosità, routinizzata da dinamismi usurati divenuti
obsoleti.
Poiché ha dipinto e continua dipingere reali soltanto le cose, connotando
d’inverosimiglianza le persone o le figure.
Poiché dà forme e colori alle proprie emozioni e ai propri sentimenti (anche
desideri) tramite le cose che raffigura sempre pulite, poco usate o come nuove.
Poichè nelle sue opere tutto ciò che è vetro è trasparente, tutto ciò che è
superficie è lucido, su tutto ciò che è liquido non galleggia alcun rifiuto, e
l’erba dei suoi prati non rivela tracce di calpestio.
Manù appartiene indiscutibilmente alla categoria degli individui di talento,
“teorizzati e schematizzati” dall’ungherese Géza Révész nel suo libro “Talento e
Genio” (Garzanti 1956), perché la sua personalità artistica è costituita dalle
seguenti qualità: ricchezza di esperienze interiori, fantasia artistica, originalità
nella rappresentazione, aspirazione all’optimum in ogni opera finita, costante
sviluppo e arricchimento dell’espressione. Qualità che personalmente le ho
riconosciuto a cominciare dalla scrittura del mio primo testo esegetico per la sua
prima esposizione, riconoscendogliele anche in numerose occasioni successive.
Particolarmente allorchè ho scritto: Manù ha aperto uno squarcio
nella siepe al di là della quale si celava il suo infinito creativo e vi si è
introdotta come Alice decisa a godersi fino in fondo l’avventura artistica, costi
quel che costi.
Il 2007 sarebbe stato l’anno anniversario d’argento per il nostro rapporto, se tale
rapporto avesse assunto subito connotati sentimentali, anziché intellettuali. Il mio
augurio è che sia comunque un anno anniversario, e che questa esposizione dia inizio
a un rapporto di Manù con l’attività pittorica e il macro universo dell’artisticità
sempre più appagante e totale.
Patrocinio: Centro Culturale e Artistico Porta Dieda - Bassano
Organizzazione: Associazione Culturale Italo-Baltica - Bologna
Vernissage: 17 novembre 2007 ore 19
Galleria La Meridiana
via Oberdan 3 Verona