Pianissimo Contemporary Art
Milano
via Ventura, 6
02 2154514
WEB
Ingo Gerken
dal 21/11/2007 al 29/12/2007
martedi' - sabato 15-19

Segnalato da

Pianissimo



approfondimenti

Ingo Gerken



 
calendario eventi  :: 




21/11/2007

Ingo Gerken

Pianissimo Contemporary Art, Milano

Help. Sorry. Wow. Oggetti, installazioni e fotografie dal carattere marcatamente processuale. Nella pratica della scultura, Gerken decostruisce habitat familiari distorcendo le prospettive spaziali e manipolando quei concetti sclerotizzati che informano un pensiero statico dell'Arte, ripensandoli per favorire una sorta di loro rilancio vitalistico.


comunicato stampa

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In occasione della sua prima personale in Italia, Ingo Gerken presenta nello spazio di Pianissimo una nuova serie di lavori che sondano la resistenza materiale e la fluidità spaziale della galleria, spingendo i confini fisici e il significato storico dello spazio espositivo verso una divertita messa in crisi del suo statuto di ambiente “funzionale”.

Attraverso un taglio minimale, Gerken occupa l’intero spazio interrogandone la banalità della superficie e la profondità dell’essere, secondo un approccio filosofico squisitamente ironico. Più in generale, Gerken fissa attraverso oggetti, installazioni e fotografie dal carattere marcatamente processuale porzioni di un processo creativo fluido e inarrestabile, ricerca la natura complessa della rappresentazione in rapporto alle sue molteplici riproduzioni e attraverso la forma non-forma delle sue installazioni, ci offre inediti scorci interpretativi sull’informe panorama semantico che da e su esse si genera.

Gerken è interessato a sperimentare sia la fragilità, sia le strategie di sopravvivenza delle forze attive nella pratica della scultura, decostruisce habitat familiari distorcendo le prospettive spaziali ma anche manipolando tutti quei concetti sclerotizzati che informano un pensiero statico dell’Arte, ripensati e relativizzati in modo da favorire una sorta di loro rilancio vitalistico ed esistenziale. Mantiene, infine, una posizione di morbida e fragile ambivalenza rispetto agli standard, i valori e le tendenze dei media, spesso oggetto di appropriazioni ora adesive ora critiche da parte dell’artista.

Nel 2001 colpisce con un fulmine Villa Manin, facendo sedere lo spettatore su una sedia modernista - opera dell’artista bauhaus Marcel Breuer - collocata all’interno di un edificio antistante la villa e sistemata di fronte ad una finestra, che rivestita con una pellicola graffiata color fumè produceva la visione di un fulmine che si abbatteva sul museo. Nel 2004 capovolge il mondo esterno confinandolo all’interno dello spazio espositivo, utilizzando una foto della performance di Chis Burden intitolata “Shoot” (1971) sulla quale pratica un foro coincidente col buco sanguinante provocato dalla pallottola nel braccio di Burden, che attraversa la retrostante parete generando l’unica fonte di luce della galleria. Per il principio della camera oscura, attraverso il foro l’esterno viene proiettato rovesciato sulla parete opposta della galleria. Nel 2007 ostacola l’ingresso di una mostra collettiva ospitata in un appartamento di Dublino, avvitando le scarpe del curatore sul pavimento dietro la porta. All’inizio del 2007 crea l’opera “7 smells for 7 sculpures”, allestendo nei giardini di Essen, in Germania, una serie di dispositivi che dal suolo diffondono sette differenti fragranze orientate su altrettante sculture “outdoors” di Max Bill, Ulrich Ruckriem, Thomas Schutte e altri. Infine, nella sua ultima mostra personale – facente parte di un progetto collaterale alla Biennale di Lione – presso Le9Bis, crea l’impressione di una grande parete specchiante all’interno dello spazio espositivo senza tuttavia utilizzare alcuno specchio, bensì suddividendo l’ambiente in due metà speculari ottenute duplicando gli oggetti e l’arredamento della galleria. Dinnanzi ad una superficie specchiante inesistente eppure assolutamente efficace nel suo inganno illusionistico, lo spettatore si scopre invisibile, perduto o non necessario, come il vampiro che non si riflette nello specchio.
Gerken è dunque interessato all’oggetto solo in quanto strumento vettoriale in un campo di forze più ampio, a sua volta ricondotto all’interno di un contesto semantico, spaziale e territoriale circoscritto o in via di definizione. La sua messa a punto di un’“anti-scultura” - nel senso di una prassi in bilico tra immaterialità e concretizzazione - diviene strumento per scoprire e registrare molti di quegli aspetti della realtà che, pur se invisibili, nondimeno la informano quanto o più di ciò che immediatamente è evidente. Help. Sorry. Wow.

Opening: 22 novembre 2007 18.00

Pianissimo
Via Ventura 5 20134 Milano
Mar – Sab: 15.00 – 19.00

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Ingo Gerken

Help. Sorry. Wow.

For his first solo show in Italy Ingo Gerken will exhibit new works focussing on the materiality and fluidity of the gallery space. He touches upon its physical borders and historic format in a playful and symbolic way in order to fold, cut or break its functional aspects. As a serious minimalist with a sense of humour, Gerken enters the gap between banality´s surface and the depths of philosophical terms of being. Through objects, installation and photography, he questions the inner structures of representation and reproduction, and through form and formlessness his work provides glimpses of access to the architecture, surroundings and situation. Gerken is interested in the fragility of power strategies. He tries to reopen well-known spaces by changing perspectives on contemporary and art historical concepts with an ironic and personal view. Always keeping a clear and critical distance from the codes of art history and production, Gerken is asking for an existential condition for his work. He doubts perfection and keeps a loose and fragile ambivalence between standards, meanings and directions of the media.

In 2001 he hit the main building of the 17th Century Villa Manin Centre for contemporary art with a lightning strike which could only be seen through a prepared window in the building opposite by sitting in a modernist chair by Bauhaus artist Marcel Breuer. In 2004 he turned the world around by reusing a photograph of Chris Burden after his “Shoot”-performance in 1971; Gerken opened the bleeding bullet hole in Burdens arm with a drill so that the perforated photo (attached to the window) was the only light source in the gallery. The bullet hole was also the lens of a camera obscura, which projected the world upside down into the room.

In 2007 he blocked the entrance to a group show in a Dublin apartment by screwing the curator´s shoes to the floor behind the door. Earlier this year he created “7 smells for 7 sculptures”, a project to add an individual scent to each of the outdoor sculptures by Max Bill, Ulrich Rückriem, Thomas Schütte and others, at the site of the city garden in Essen, Germany.

Gerken is never interested in the object itself, but in its context. He is concerned with the conditions of communicating and the politics of art, space and territory. His “anti-sculptures” work with the silent power of immateriality. They show precisely just what they really are whilst keeping their potential open. For his last solo show (at Le9bis St.Etienne, France) which was part of the resonance program of the Biennale d´art contemporain de Lyon, he reflected the entire space without a mirror. He managed to bisect the exhibition into pseudoidentical halves by doubling the appearance of xobjects and furniture. The spectator confronts an immaterial surface; a total reflection of the situation in which the viewer remains invisible, missing, unnecessary. Help. Sorry. Wow.

Opening: 22 november 2007 6 pm

Pianissimo
Via Ventura 5 20134 Milano
Tue – Sat: 3 – 7 pm

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dal 9/5/2011 al 17/6/2011

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