Studio Tommaseo
Trieste
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Nikola Uzunovski
dal 30/11/2007 al 1/2/2008
lunedi' - sabato 17-20

Segnalato da

Trieste Contemporanea




 
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30/11/2007

Nikola Uzunovski

Studio Tommaseo, Trieste

L'artista macedone, vincitore del Premio Giovane Emergente Europeo Trieste Contemporanea 2007, presenta il lavoro "My Sunshine", progetto utopico ma possibile, in bilico fra arte e scienza, visionarieta' e preoccupazione sociale, poesia e ipertecnologia. Un'idea che vorrebbe regalare alle popolazioni urbane lapponi alcune ore di sole in piu' durante il buio periodo invernale.


comunicato stampa

L’artista macedone Nikola Uzunovski, vincitore del Premio Giovane Emergente Europeo Trieste Contemporanea 2007, presenta a Trieste, in una sorta di work in progress, il lavoro "My Sunshine", progetto utopico ma possibile, in bilico fra arte e scienza, visionarietà e preoccupazione sociale, poesia e ipertecnologia. Uzunovki, classe 1979, che ha avuto modo di conoscere i problemi relativi alla luce lungo il Circolo Polare Artico durante una recente residenza artistica in Lapponia, vorrebbe prevedere dei “soli artificiali” per tali aree e svilupperà per Trieste un’idea che vorrebbe regalare alle popolazioni urbane lapponi alcune ore di sole in più durante il buio periodo invernale.

In occasione del riconoscimento, che ogni anno promuove sulla scena artistica internazionale un giovane proveniente dall’Europa centro orientale, Uzunovski svilupperà per Trieste Contemporanea un’idea espositiva molto suggestiva che consiste nel creare un vero e proprio laboratorio di ricerca scientifica con il quale andrà a perfezionare la realizzazione di sfere volanti capaci di riflettere la luce solare e proporrà una serie di incontri, esami scientifici e ricerche approfondite sulla loro realizzabilità tecnica con scienziati, astrofisici, ambientalisti ed altri analisti. Legato al lavoro svolto a Trieste l’artista anche svilupperà lo studio del possibile impatto, fisico, psicologico e sociale, che tale esperimento potrebbe avere sugli abitanti delle aree artiche selezionate per la collocazione di questi “soli”.

Accendere l’osservatore con un raggio di sole
Massimo Premuda

La prima immagine che mi ha attraversato la mente quando ho saputo del progetto “My Sunshine” di Nikola Uzunovski è stata quella del raggio di sole in pieno centro, vissuto come un prodigio, nella celebre scena del film di Vittorio De Sica “Miracolo a Milano” 1951, ed in particolare la vena favolistica, utopica e surreale, vissuta come risarcimento dell’immaginazione, ben presente nella pellicola. Il giovane artista macedone Uzunovski attualmente vive proprio fra Milano e Helsinki e vuole presentare a Trieste un progetto utopico ma possibile, in bilico fra arte e scienza, visionarietà e preoccupazione sociale, poesia e ipertecnologia. Un esperimento scientifico prestato alle arti visive, ma anche un intervento di Public Art e un’opera relazionale che coinvolgerà astrofisici, meteorologi e ingegneri dell’aeronautica, nonché architetti e designer, fino ad arrivare ad ambientalisti e analisti sociali, tutti uniti nella realizzazione di un sogno collettivo: più sole in Lapponia in pieno inverno.

L’idea di concorrere uniti alla realizzazione di un’utopia, partecipare assieme ad un progetto visionario sta infatti alla base del progetto che vuole coinvolgere il più alto numero possibile di persone alla sua realizzazione. Già molti studiosi sono stati coinvolti nel progetto e invitati a dare un contributo e i risultati di tali collaborazioni sono già sbalorditivi.

L’astrofisica Margherita Hack fa un attenta analisi di “My Sunshine”, ricordando anche alcuni importanti precedenti: “Il progetto di Nikola Uzunovski è una versione quasi fantascientifica di alcuni metodi già impiegati anche in Italia per dare un po’ di Sole a paesi situati fra le montagne, in profonde vallate, dove il Sole arriva per poche ore al giorno o addirittura mai, durante i mesi invernali. L’artista macedone immagina di mandare in orbita dei grandi palloni riflettenti la luce del Sole, così da creare tanti piccoli soli artificiali che illuminino località sulla terra particolarmente svantaggiate; in particolare l’artista pensa alla Lapponia.”, e prosegue mettendone in evidenza la fattibilità, ma anche i suoi possibili punti deboli: “Il progetto, con le tecnologie spaziali di oggi, è certamente realizzabile. Solo problema: i costi. Inoltre da non trascurare quante giornate nuvolose ci si può statisticamente aspettare in Lapponia o in altri luoghi prescelti, perché l’effetto luce e calore solare verrebbe notevolmente ridotto.”

Oltre a contributi di tipo scientifico e tecnico, i partecipanti hanno potuto anche fare proprio il progetto, ipotizzandone nuovi sviluppi ed utilizzi, come Gordana Omanović (Abdus Salam ICTP) che, in una delle sue numerose email, suggerisce che: “Sarebbe bello portare “My Sunshine” anche nelle città in cui c’è sempre la nebbia, come nella mia Sarajevo…”. Il carico relazionale dell’operazione è chiaro: un sogno non può essere di uno solo, ma è di tutti. Ognuno dunque potrà essere protagonista del sogno chiamato “My Sunshine”.

Uno degli aspetti più coinvolgenti del lavoro di Nikola Uzunovski è la grande carica relazionale che investe l’osservatore. Uzunovski è capace di mettere in gioco la sfera personale del pubblico, lanciando stimoli capaci di far riflettere sulle proprie esperienze e ricordi e lasciando spazio alla proiezione dei propri sogni, aspettative, speranze e desideri. Partendo da interessanti ricerche sulla teoria del caos e su doverosi interrogativi sul visibile di matrice concettuale, i suoi precedenti lavori come “A change in the air changes everything” 2004, “The Right Way” (Rialto) 2004, e la video installazione “The Walk” 2005, rivelano già questa grande carica vitale riversata sullo spettatore, il quale diventa automaticamente il protagonista dell’opera: la sua sola presenza in uno spazio, ad esempio, in una sorta di reazione a catena, cambia lo stato delle cose; oppure, messo nella condizione di dover scegliere fra due alternative, si rende conto di fare sempre la scelta giusta qualunque via intraprenda. Comprenderà alla fine che non è importante sapere sempre la direzione in cui si sta andando, bensì non fermarsi per non perdere la speranza. Anche nei lavori successivi l’artista continua a provocare lo spettatore e a trasportarlo direttamente al centro delle sue opere: il ciclo fotografico “Snow” 2004-2006, costituito da centinaia di foto identiche scattate in tre anni in giro per l’Europa, indica l’impossibilità di rappresentare il cambiamento fisico delle cose e della vita ed invita l’osservatore a proiettarci dentro le proprie di esperienze.

La frase “To express the most beautiful and worst experience of his/her life” 2007 esposta in galleria invita il visitatore a ripensare al suo passato contribuendo alla realizzazione dell’opera. “One and Only” 2005 rivendica l’unicità dello spettatore/attore che partecipa al gioco delle infinite definizioni sull’amore. “Untitled (Off)” 2006 fa uscire il visitatore dallo spazio espositivo a cercare l’opera alla fine di una strada, trasferendo così il lavoro nello spazio mentale e temporale del pubblico. “What are you waiting for...” 2005 fa trovare la galleria chiusa e invita lo spettatore a riconsiderare le sue aspettative e a vivere la propria vita. Infine il video “Untitled” 2004 invita l’osservatore a proiettare sullo schermo completamente nero i suoi sogni e desideri, indicandogli che: “Everything you will see after this title will be just your video.”

Un interesse centrale per lo spettatore quello di Uzunovski, che, in occasione di una recente esposizione in cui lo spazio era vuoto ed era presente solo l’artista, infatti scrive: “Nella mostra “Untitled” non c’era alcuna informazione riguardo le mie opere. Ad ogni modo il pubblico ha partecipato… le pareti bianche sono l’opera d’arte… l’aria nella stanza è l’opera d’arte… l’opera non è ancora arrivata… la neve che cade fuori è l’opera d’arte… la presenza dell’artista è l’opera d’arte… ogni pensiero del visitatore, ogni immaginazione ha creato un lavoro individuale”.

My Sunshine
Nikola Uzunovski

A causa della rotazione dell’asse terrestre, nel periodo invernale la zona sopra il Circolo Polare Artico continua a ruotare senza essere esposta al sole; in tale posizione i raggi del sole non riescono ad illuminare il terreno, ma passano sopra il livello del suolo..

Attualmente sono alla ricerca della possibilità di realizzare una struttura volante che rifletta la luce del sole nelle aree urbane intorno al Circolo Polare Artico, progetto che prevede anche una ricerca meteorologica e climatologica. E’ possibile riflettere la luce del sole solo nei giorni di cielo terso, che in inverno sono solo il 15%, e se la velocità del vento in questi giorni è alta, le possibilità sono ancora più basse. Dato che la dimensione della zona illuminata dipende dalle dimensioni della superficie riflettente, cercherò di realizzare una struttura che bilancerà i limiti dovuti alla dimensione e alla semplicità della struttura. Sono possibili diverse varianti: un disco rotante, un pallone leggero gonfiato a gas, o anche un pallone ad aria calda sostenibile, che utilizza cioè la luce del sole per riscaldare l'aria che lo terrà sospeso. In seguito i risultati della ricerca potranno essere applicati a diversi settori come architettura sostenibile, fonti energetiche alternative e trasporti aerei. Ciò che sarà visibile come risultato finale sarà una copia del Sole stesso.

L'aspetto più importante di questo progetto è tuttavia l'impatto sulla popolazione locale. Avere la possibilità di vedere il sole in un periodo in non era mai stato possibile vederlo prima, non costituirà solo una forte emozione, ma influenzerà anche il loro stato fisico sul lungo termine e sarà un'altra prova di come il cambiare l'ambiente può cambiare il nostro stato psicologico.

A cura di Massimo Premuda

Inaugurazione 1 dicembre ore 18

Trieste Contemporanea. Dialoghi con l'arte dell'Europa centro orientale

Studio Tommaseo
Via del Monte 2/1,Trieste
Orario da lunedi a sabato, 17-20
Ingresso libero

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