Claudio Poleschi Arte Contemporanea
L'artista si manifesta come una delle voci più vivaci della moderna Albania, terra di grandi conflitti e luogo dove si stanno concentrando tutte le più recenti ragioni di disagio. La mostra si articolerà in due sezioni; nella prima, un ricamo circolare coprirà un buco praticato nel pavimento della galleria: una tomba traumatica sopita dalla versione astratta e permanente di una corona di fiori. La seconda parte della mostra sarà allestita presso la chiesa di S. Matteo, una struttura medievale riportata alla sua essenzialità da successive spoliazioni.
a cura di Angela Vettese
Erzen Shkololli è nato nel 1976 a Prishtina, dove vive e lavora.
Il suo
lavoro si manifesta come una delle voci più vivaci della moderna Albania,
terra di grandi conflitti e luogo dove si stanno concentrando tutte le più
recenti ragioni di disagio: la difficile coesistenza di etnie e religioni;
il dissesto, ricco peraltro di speranze, di un paese in uscita da un regime
totalitario e da un lungo isolamento; la difficoltà di conciliare il
desiderio di rinnovamento, quasi esclusivamente vissuto come avvicinamento
al cosiddetto Occidente, e la necessaria difesa di tradizioni tanto antiche
quanto indipendenti dal passaggio da uno statuto politico a un altro.
Le sue opere possono apparire a una lettura superficiale come semplici ready
made tratti appunto da queste tradizioni, come nel caso del letto (The Bed,
1999) ricostruito esattamente come quelli in cui vengono adagiati i morti:
una trapunta di raso, vari strati di pizzi, un giaciglio che rende al
defunto tutta la dignità che nella vita non ha avuto o che comunque il suo
corpo ha perduto. Va da sé che l'operazione non ha nulla di duchampiano o di
antiartistico: la scelta dell'oggetto, infatti, non deriva da
un¹indifferenza emotiva ma dal suo esatto contrario, da un coinvolgimento
profondo con le vicende di un popolo che piange, come tutti, i suoi morti,
ma che negli ultimi anni ha dovuto seppellire anche molti martiri.
Il
ricamo, in particolare, affidato a donne del Kossovo, ha già in sé tutta la
forza di una resistenza al dolore: abilità che viene tramandata di madre in
figlia (ma non sappiamo per quanto tempo ancora), testimonia il desiderio di
dare forma al bello e al sacro anche dentro le mura domestiche e anche
quando le condizioni esterne fanno pensare alla più bruta perdita di valori.
La bellezza recupera in questo caso il suo carattere etico: testimonia la
volontà di reagire, di affrontare il futuro guardando al passato, di non
subire i drammi del presente senza dar loro una forma sopportabile e capace
di sublimare il dolore.
Né solamente di dolore intende parlare l'artista: ciò che gli preme sono
tutti i riti in cui una comunità si riconosce per quello che è, da
generazioni e da secoli, a prescindere dal volto che la storia recente ha
voluto darle.
Per questo celebra la morte, ma anche il matrimonio e cioè il
nascere di una cellula familiare che darà luogo a nuove vite.
Nella scultura
La Sposa (The Bride, 2000), l'artista mostra una figura ieratica che guarda
se stessa in uno specchio, come a segnare la sua doppia vita: il passato di
ragazza e il futuro, ancora ignoto, di moglie.
Nel video dallo stesso
titolo, Shkololli ha ricreato sotto forma di performance una cerimonia del
suo paese che risulta ancora presente nelle aree rurali: il giorno dopo il
matrimonio la sposa danza di fronte alle donne del luogo, spinta da ritmi
ossessivi, abbigliata in maniera esagerata e truccata in modo appariscente:
si espone agli sguardi delle altre che considerano il suo matrimonio come
un momento di svolta, ma, per le più anziane ed esperte, anche come la morte
della gioventù e l'emergere dei doveri.
La mostra presso la Galleria Claudio Poleschi si articolerà in due sezioni:
nella prima, un ricamo circolare coprirà un buco praticato nel pavimento
della galleria: una tomba traumatica sopita dalla versione astratta e
permanente di una corona di fiori, una voragine col suo coperchio di
rimpianto e consolazione.
La seconda parte della mostra sarà allestita
presso la chiesa di S. Matteo, una struttura medievale riportata alla sua
essenzialità da successive spoliazioni.
In questo ambito sobrio, e tuttavia
ancora sacrale, l'artista coprirà la balaustra del coro di un ricamo
appositamente ordinato ed eseguito in Kossovo; compariranno anche i
corsetti-armature che coprono le spose nella cerimonia del giorno dopo.
Nello spazio dell'abside avrà luogo la proiezione del video in cui queste
forme, ignote all'occhio italiano, si manifestano nel loro ambiente e
acquisiscono pieno significato.
Sarebbe limitativo, comunque, attribuire alla poetica di Shkololli solo un
significato sociologico o etnografico: se è vero che essa prende origine da
un mondo in via di sparizione, come attesta anche il frequente richiamo
dell'artista a immagini della sua infanzia, vi sono chiare anche tematiche
più vaste e senza confini geografici: come l'arte possa aiutare a preservare
una memoria collettiva, quale rapporto essa mantenga con il fare
artigianale, cosa significhi morire o rinascere.
Questi gli interrogativi
che ritroviamo espressi in un linguaggio capace di assumere registri sempre
diversi, dove il dolce si mescola all'amaro, il popolare allo sperimentale,
il dramma alla commedia grottesca.
Angela Vettese
INAUGURAZIONE: Sabato 17 Novembre ore 18.00
ORARI: dal martedì al sabato 10.00-13.00, 16.00-20.00
INFORMAZIONI: T. 0583 469490
Claudio Poleschi ARTE CONTEMPORANEA
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