I quadri esposti in questa personale raffigurano le icone del '900: gli scanzonati bad boys anni '70, Fonzie e John Travolta; la metamorfosi gotica delle varie facce di Betty Boop; Toto' e Alberto Sordi, gondole, pizza e 500.
a cura di Franchino Falsetti
Saranno le icone di Loris Manasia ad essere ospitate negli spazi della Galleria d’Arte 18 di Bologna (via San Felice, 18) dal 1 al 13 febbraio, una personale che sarà presentata dal professor Franchino Falsetti.
Saranno i quadri più rappresentativi del percorso artistico di Loris Manasia – le icone che hanno fatto la storia del ‘900 – ad essere esposti alla Galleria d’Arte 18 per questa personale che sa di pop art. In cui però, come ha scritto di lui la critica Donatella Donati “manca l’ironia degli americani e lo sperimentalismo degli inglesi. Si lacera il diaframma tra soggetto e oggetto e in ogni quadro la partecipazione si risolve in identificazione. Lo sguardo malinconico e profondo degli scanzonati bad boys anni ’70, Fonzie e Travolta; la metamorfosi gotica delle varie facce di Betty Boop, da geisha a memento mori; la citazione affettuosa dei miti di casa nostra, Alberto Sordi e Totò, gondole, pizza e 500 rivelano una tenerezza che spazza ogni luogo comune e culmina nelle opere che raccontano l’altra grande passione di Loris: il rock’n’roll. Le rockstar, come Elvis o Jimi Hendrix ma soprattutto gli amati Ramones, sono il vero alter ego di Loris Manasia. Irriverenti e fragorosamente anticonvenzionali, Loris ne sonda il lato oscuro e ne svela l’inaspettata purezza”.
Di questa mostra, infatti, l’immagine sicuramente più rappresentativa è ‘Love me so’ – Amami così: un Charlie Chaplin senza testa, perché Loris non rappresenta l’apparenza. In questo quadro, infatti, “Si passa dalla figura alla materia – racconta l’artista – e proprio in ‘Love me so’ ho voluto sottolineare un distacco dalla semplice rappresentazione del personaggio segnando la tela con 5 tagli di pugnale”. Tagli non solo della tela, ma anche un allontanamento da un genere pittorico – quello della rappresentazione delle icone – dal quale l’autore sta piano piano staccandosi cercando di esprimersi al di fuori di una caratterizzazione che lo accompagna da tanto tempo. Ma anche nelle sue nuove opere emergono quella bruciante passione e un grande e indubitabile talento che, come ha scritto Donatella Donati “rendono la sua pittura sempre attuale perché appresa come si apprende esistendo, con la voracità di chi si appropria di stimoli, segni e linguaggi del suo tempo per elaborarli e restituire al mondo, come fa l’arte vera, uno sguardo nuovo su ciò che ci riposa nel profondo e trasformare il banale, il quotidiano, lo scontato”.
Loris Manasia, di Livorno, dimostra sin da piccolo grande attitudine alle attività artistiche ma prosegue i suoi studi senza una specifica formazione al riguardo. Il periodo di fervore creativo nel quale cresce, a fianco di altri artisti che si sono affermati in vari campi come Edoardo Gabriellini (attore e regista) e Roberto Puz (pittore scomparso da qualche anno), ne accende ulteriormente la passione per l'arte. A 18 anni, sotto la guida del Maestro Lepori, macchiaiolo livornese, segue la didattica della scuola pittorica labronica con entusiasmo ma senza trovarvi la sua espressione artistica. Continua la ricerca in ogni direzione, compresi fumetto e tatuaggi e comincia a coltivare quel genere artistico personale che tuttora elabora e propone. Vive e lavora a Livorno nel suo studio "22".
Inaugurazione: 1 febbraio ore 18
Galleria d'Arte 18
via S.Felice 18 - Bologna
Orari: dal martedì al venerdì, dalle 10.30 alle 19.30
Ingresso: gratuito