Il vortice dell'utopia. La mostra riunisce 15 dipinti fra astratto e figurativo, in cui l'artista impiega immagini antropomorfiche, simboli o frammenti materici per definire lo spazio.
La mostra di GIUSEPPE BILLONI dal titolo “ Il vortice dell’utopia ” è promossa dallo Studio di Arti Visive Comerio, punto di riferimento significativo nella planimetria artistica di una città fortemente europea come Milano. Lo spazio oltre a vivacizzare ricognizioni ad ampio raggio di tendenze che caratterizzano l’arte contemporanea,offre lezioni tecniche e teoriche e conferenze di illustri artisti e intellettuali italiani. L’artista che oggi espone nello spazio ,lascia intendere come il monologo che ha già tenuto in scacco maestri di chiara fama ,sia nodale approccio a quella storia di movimenti e gruppi che misero in piedi e costruirono la storia dell’arte del secondo novecento. L’esposizione curata dal Prof. Carlo Franza ,illustre Storico dell’Arte Contemporanea ,che firma anche il testo ,dal titolo “ Il vortice dell’utopia ”,riunisce quindici opere dell’artista italiano ,che negli anni tra secondo e terzo millennnio, ha dato avvio a un germinativo svelamento di immagini e simboli , capaci di suscitare traversate di stupore .
All’inaugurazione ci sarà una prolusione del Prof. Carlo Franza curatore della mostra ,la presenza dell’artista che firmerà i cataloghi ,personalizzandoli ,e la partecipazione di intellettuali. Si brinderà con vini italiani .
Scrive Carlo Franza : “Quella di Billoni è una biografia intellettuale con alcuni percorsi salienti,capaci di significarsi sia nella compossibilità di astratto e figurativo ,senza essere né l’uno né solo l’altro,ma la terza via della loro interazione, che è sempre una via di resistenza alla codificazione.Una pratica artistica che nasce come anticipo, si forgia su letture, si estrinseca matericamente e coloristicamente, vive di un’espressività lirico-simbolica scaturita da rotte di collisione tra significante e significato.
Il punto cruciale di questa storia pittorica è costituito dall’esperienza simbolica che a nostro avviso segna il distacco dell’artista dall’approccio generico della realtà,che porta o alla definizione di immagini antropomorfiche oppure all’impiego di frammenti materici adoperati come strumenti di scandaglio e di definizione spaziale.
L’esistenza presente in queste opere è già memoria, ricca di significati, di sensi profondi, che calcolano lo spessore della materia, aprendo in essa una finestra che oltre i dati momentanei della percezione,scoprendo un altrove ,una realtà temporale e psichica,esterna e interna.
Si osservino queste opere in tutta la loro evoluzione e nei capitoli tematici, dai cieli alle stratificazioni terrestri,fino alle immagini di luce. L’artista recupera lontananze prospettiche e frammenti di spazio in cui le immagini si dispongono secondo gradienze di lontano e vicino,di alto e basso oppure sprofondano lentamente.
Basterebbe introdursi con lo sguardo in quelle opere che l’artista ha vissuto via via nel suo percorso riflessivo per capacitarsi come la materia comincia a percepire il suo ambiente,come la materia diventa comunicazione, come è lo spazio-tempo che si trasforma in materia, e ancora come la materia insegna allo spazio come curvarsi e lo spazio insegna alla materia come muoversi.
Questa pittura necessita via via di un senso di durata che si attesta tra l’informalità assoluta e l’assoluto della forma, tra la luce-colore che si fa presenza-assenza e la cifra di una sorta di svelamento, forsanche un po’ folle, che sollecita la fenomenologia linguistica dell’immagine ,della pura sintassi degli oggetti,tutto spaziato nella dimensione di un tempo incrinato.
E’ ancora questa pittura ,che esposta in sequenze mobili,è ormai corpo vissuto, è trasposizione metaforica,ma anche presenza ,forma ,gesto,finitezza e dismisura, memoria della vita o,nel punto più oscuro,scatto di luce, colore improbabile. Oltre il colore ,superfici,partiture formali,ruote astrali,architetture dello spazio ,si confondono nella loro purezza di colori ,di colori movimento, di flussi e riflussi, di rapporti,dissonanze e silenzi.
E dove la materia pittorica si riduce per sfibrarsi in lucentezza ,le velature ,le improvvise accensioni, la luce dei bianchi,quei varchi che di tanto in tanto s’intravedono, paiono puntare verso un’impossibile trascendenza, un archetipo del mondo, un incipit inesauribile, una materia incandescente che sviluppa luce perpetuamente ”.
Inaugurazione: giovedì 7 febbraio 2008 ore 18.30
Studio di Arti Visive Comerio
Via Padova 26, Milano
Ingresso libero