La collettiva si interroga su chi oggi possa essere considerato come un eroe. La domanda di conseguenza diventa: quale e' il gesto che distingue l'uno dai molti? Interventi installativi e disegni di Matteo Rubbi, Marco Reparelli, Dmitry Gutov e Andre' Ramao. A cura di Lorenzo Bruni.
a cura di Lorenzo Bruni
Vianuova arte contemporanea presenta la quinta collettiva del ciclo di
mostre, dal titolo LA DISTANZA è UNA FINZIONE, a cura di Lorenzo Bruni. La
collettiva che inaugura martedì 18 marzo ha il titolo di Luoghi per eroi -
ognuno è eroe a sé stesso.
La collettiva Luoghi per eroi - ognuno è eroe a sé stesso si interroga su
chi oggi possa essere considerato come un eroe. La domanda di conseguenza
diventa: quale è il gesto che distingue l'uno dai molti? Questa modalità di
porre la questione fa parte però di una dimensione retorica o di una visione
che ragiona per opposti, tipica del modello occidentale che ha già raggiunto
il suo limite nel corso del '900. Oggi, in questa condizione, in cui ognuno
può essere in contatto con tutti e tutto attraverso i mezzi di comunicazione
ma presente a niente, il vero atto eroico non risiede nel compiere un'azione
per dimostrare qualcosa rispetto alla natura o alla società, ma rispetto a
se stessi. L'impresa, forse necessaria e difficile, sta nel prendere
coscienza della propria condizione rispetto al contesto e agli altri. Dove
sono rispetto agli altri? E gli altri rispetto a me? Proprio nell'equilibrio
di questa equazione sta la riflessione espressa dalle opere in mostra. Tale
movente però è affrontato da questi artisti al di fuori della visione
intimista predominante nel corso degli anni 90, ma anche da una dimensione
in cui si vuol esaltare come eroico "il marginale".
Le mostra presenta per prima cosa alcuni contesti della "eroicità popolare".
L'oggetto/scritta SANREMO '89 di Matteo Rubbi (Bergamo, 1980), che rimanda
anche alla data epocale del crollo del muro di Berlino, punta l'attenzione
sul festival che sancisce da sempre in Italia la popolarità dei
partecipanti. L'altro è l'intervento di Dmitry Gutov (Mosca, 1960) in cui
l'artista propone una struttura per esporre i manifesti politici in cui vi
sono le foto di una lotta senza pubblico tra i genitori dell'artista che
hanno accettato di sfidarsi nel gioco del calcio. Questi sono i due
contesti, ovvero i luoghi per eroi anche se ormai svuotati di senso perché
non più attuali e percepiti come parte di un passato remoto, che appaiono al
primo sguardo avvolti da un alone di malinconia anche se carichi di un aura
di prestigio. In realtà li possiamo considerare come dei veri e propri ready
made di display culturali che mettono in evidenza il rapporto tra memoria
dei riti collettivi, delle tappe personali con cui ripensare al proprio far
parte di un dato contesto, e il modo in cui vi contribuisce. A partire da
questo movente possono essere viste le opere di questi due artisti, ma anche
i disegni di Marco Raparelli (Roma, 1975) e le opere di André
Romão(Lisbona, 1984). In effetti loro due mettono in evidenza il
soggetto,
immaginato e sognante nel primo caso, e ripreso da stereotipi del passato
nel secondo caso.
Quello che contraddistingue le opere in mostra, così, è il loro mettere in
evidenza la presenza cosciente, soddisfatta e interrogativa del soggetto,
concentrando l'attenzione sulla modalità con cui osserva e reagisce alle
cose in quel dato momento spazio temporale. Questo è evidente
nell'intervento di Matteo Rubbi, che ci dà la possibilità di incrociare una
persona qualsiasi mentre osserva intensamente un frammento della città forse
troppe volte ignorato da noi, oppure con l'omino disegnato da Marco
Raparelli, che rappresenta tutti i dimenticati senza sapere di esserlo e
senza curarsene, o l'artista che assume su di sè il problema con il proprio
passato culturale che dovrebbe essere riesaminato a livello collettivo di
Dmitry Gutov, o i miti della protesta visti attraverso una appropriazione
personale, concessa dal gesto del disegnare di André Romão.
La mostra prosegue all'interno di Kartell, in cui i vari segni degli artisti
si mimetizzeranno con il contesto del negozio di design dando nuovo senso
anche al nostro stare lì.
VIANUOVA arte contemporanea apre a Firenze con un approccio inedito per una
galleria poiché punta a ripensare alle attuali modalità espositive e a
riflettere sulla natura del contenitore d'arte e sul suo ruolo di mediazione
con il pubblico. LA DISTANZA E' UNA FINZIONE è un ciclo di mostre che parte
dalla riflessione sull'ipotetica eredità del moderno (codici, linguaggi, usi
attuali, memorie), e su cosa intendiamo adesso per spazio pittorico. Tutte
le mostre indagheranno le modalità che gli artisti usano, dalla fine anni
novanta, per definire narrazioni e storie intime quanto condivisibili con lo
spettatore, il quale sarà chiamato direttamente in causa dallo
spazio/sensazione messo in atto dall'opera. Più che mostre a tema saranno
mostre collettive che vogliono materializzare un'atmosfera e una sensazione
ben precisa, più che mostre a tema, in cui ritrovare e stabilire con gesti
minimi cosa è il mondo e come può manifestarsi in esso il singolo individuo
(artista/spettatore).
La prima mostra che ha inaugurato lo spazio di VIANUOVA arte contemporanea è
stata prendendo misure con Ian Kiaer, Didier Courbout e T-Yong Chung. La
mostra puntava a ripensare alla città come spazio fisico e concreto in cui
stabilire delle relazione con l'altro e non solo come idea, miraggio, o
spazio funzionale di attraversamento. La seconda mostra è stata invece
coincidenze con Martin Creed, Nedko Solakov, Koo Jeong-A e Jacopo Miliani e
mirava a creare una condizione di stupore più che la sua rappresentazione,
tentando poi di stabilire un rapporto diretto con il momento della fruizione
dell'opera e di alzare il normale livello di immaginazione dello spettatore
rispetto agli oggetti quotidiani con cui ha sempre a che fare. La terza
mostra dal titolo piani sospetti, invece, puntava a far riflettere gli
artisti invitati sul concetto di autoritratto come ricognizione sui codici
linguistici del gruppo culturale a cui il soggetto appartiene o dai quali
proviene. Mark Manders, Carsten Nicolai, Mai-thu Perret, Federico Pietrella,
Marcello Simeone puntavano a realizzare un ritratto collettivo. La quarta
collettiva dal titolo Geografie ruotava attorno all'idea del viaggio. Le
opere di Rossella Biscotti, Paolo Parisi, Cristian Jankowsky e Roman Ondak.
Immagine: Matteo Rubbi
Inaugurazione mostra martedì 18 marzo ore 18
Vianuova arte contemporanea
via del Porcellana 1/r - Firenze
orari: ore 16-20
L'orario di apertura per visite spazio Kartell, Borgo Ognissanti 52r, è da martedì a sabato dalle 11-20.
ingresso libero