Da quella fucina speciale, che era lo studio di Mario, i quadri uscivano il più delle volte freschi e fragranti di nitro come portati da un fiume in piena di forme e colori. La realtà dello studio era in costante trasformazione, improvvisamente affollato e frenetico, ma un instante dopo vuoto e silenzioso. Perennemente pulsava di vita, di suoni, di voci come in una piazza animata. Mostra a cura di Monica De Bei Schifano, Barbara Tosi.
Non è inusuale che il lavoro di uno storico dell’arte, al fine di organizzare un’esposizione, sia condotto in
collaborazione con un testimone così partecipe ed intimo del lavoro di un artista quale la moglie del medesimo,
soprattutto nel caso in cui la moglie svolga già da anni un lavoro attento e dedicato alla sistematizzazione e
organizzazione di un archivio complesso sia per la quantità di opere, sia per la necessità di ordine come avviene nel
caso di Monica Schifano.
Se tutto questo non è inusuale, certamente, invece, lo è la
motivazione che ha mosso, animato e messo in azione questo
evento espositivo. Infatti, tutto è nato nel giugno del 1999 da un
forte e, fino ad allora inespresso, sentimento di perdita,
individuale, ma anche comune a molte persone.
Per otto anni Mario, oltre al grande artista di quella leggendaria
generazione, è stato per me anche un vicino di casa, la cui
presenza attigua emanava una potente combinazione di energia e
grande rispetto. Spesso si manifestava sotto forma del pungente
odore della pittura alla nitro, che penetrava ogni fessura, ogni muro
delle case adiacenti. Il sentimento di perdita si insinuò in me
prematuro, ma reale, già nel luglio del 1997, una volta lasciata
quella casa.
La scomparsa improvvisa di Mario Schifano, nel gennaio del 1998,
definì con prepotenza ed in maniera definitiva quel sentimento di
perdita.
L’idea di rievocare lo studio ricostruendone la suggestione,
scegliendo un numero limitato di opere, che però fosse esemplare
di parte dei percorsi del ricchissimo lavoro di Schifano, prende corpo
nel giugno del 1999 e se la perdita è stata un motore, il desiderio
ha assunto il ruolo dell’edificatore per realizzare ciò che, in seguito,
insieme a Monica abbiamo rinvenuto essere un progetto di Mario:
"Dovete realizzare una mostra di qualità moderna e virtuale con
pochi quadri dentro stanze oscure e tante proiezioni. Proiettate
immagini dovunque, anche sul pubblico con i suoni, con le mie
parole, le musiche, la mia colonna sonora, con gli oggetti, il mio
proiettore 35 mm. tutto dipinto e i televisori. Nelle stanze dovete allestire delle sequenze con delle strisciate di foto
(è riferito alle foto del suo archivio privato e ad una serie di grandi fotocopie a colori ritoccate, che considerava
un’evoluzione del suo lavoro). In una sala buia un grande televisore, come una scultura. Un totem che manda un
flusso ininterrotto di immagini, un satellite che trasmette schegge di film, spezzoni di interviste televisive, i miei
video 8. Se volete all’entrata proiettate una mia immagine 3D a grandezza naturale così ci sarò anch’io (Schifano non
voleva mai uscire dal suo studio)".
SABAUDIA, GIUGNO 1997
Da quella fucina speciale, che era lo studio di Mario, i quadri uscivano il più delle volte freschi e fragranti di nitro
come portati da un fiume in piena di forme e colori. La realtà dello studio era in costante trasformazione,
improvvisamente affollato e frenetico, ma un instante dopo vuoto e silenzioso. Perennemente pulsava di vita, di
suoni, di voci come in una piazza animata.
I quadri che di tutto questo hanno partecipato sono ovviamente tutti, e tutti ci sarebbe piaciuto esporre, ma per
ottemperare ad una necessità di disciplina espositiva, per non fare una mostra antologica, che non avrebbe
interessato neanche lo stesso Mario, abbiamo adottato un criterio di percorsi, ai quali si accede, in forma di ingressi,
attraverso tre quadri.
Ci è piaciuto chiamarli Portali, in omaggio a quella tecnologia, che tanta parte ha avuto negli interessi dell’artista,
tenendo conto dell’uso, che di essa Schifano ha condotto con disinvoltura e dimestichezza, come fosse né più né
meno che un pennello per distendere i suoi chilometri di pittura solare e potente.
PORTALI
Open Sesame: questo quadro del 1961 segna una partenza dall’azzeramento della pittura ed il viaggio, che da qui
inizia, è lo stesso che il pittore compie nelle sue immagini. Apriti Sesamo dischiude uno spiraglio, senza mai aprirsi
del tutto, per vedere il modo ed il mondo di visioni depositate sul fondo dell’occhio dell’artista che, nel tempo, sono
affiorate sulla punta dei pennelli per andare a stendersi sulle tele e sui fogli e su tutte quelle superfici ritenute adatte
per accoglierle. Attraverso quadri straordinari si evidenzia la visione dell’artista e l’esperienza dell’artificio pittorico.
L’ultimo, conclusivo del percorso (Fibre ottiche 1997), con il solo mezzo della pittura celebra la tecnologia, a colpi di
pennello.
Splendido astratto con anima, datato 1962-‘63, così come Grande particolare, o i Paesaggi Anemici, dichiara una
riflessione sulla visione e sulla pittura, che, nello stesso tempo, introduce il pubblico alle personali e stilisticamente
riconoscibili modalità della visione e della rappresentazione pittorica dell’artista. In questo percorso si evidenzia il
rapporto Arte-Natura, imprescindibile passaggio per ogni pittore, che si fregi di tale titolo, anche per addivenire alla
consapevolezza di Schifano che gli fa scrivere sulla tela "Io non amo la natura".
Musa Ausiliaria: attraverso questo quadro del 1996, che dichiara la coabitazione felice, quanto imprevedibile di
pittura e tecnologia, si accede al percorso compiuto dall’artista, teso a privilegiare la comunicazione pittorica, ovvero il
segno alto del processo comunicativo, mischiandolo ai media, ovvero la vulgata del comunicare. La comunicazione
virtuale diviene la Musa ispiratrice.
Barbara Tosi, Monica De Bei Schifano
Immagine: Splendido e astratto con anima, 1963, smalto su carta intelata, cm 200 x 300 Collezione Annalaura Angeletti, Roma
Cura della mostra: Monica De Bei Schifano, Barbara Tosi
Comune di Roma
Assessorato alle Politiche Culturali
Sovraintendenza ai Beni Culturali
Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemporanea
Spazi Espositivi ex Fabbrica Peroni
Roma 7 dicembre 2001 - 31 marzo 2002
orari di apertura al pubblico: martedì - domenica 9.00 - 19.00 festività 9.00 - 14.00 lunedì chiuso
informazioni: 06/67107900