Galleria Raucci/Santamaria
Napoli
corso Amedeo di Savoia, 190
081 7443645 FAX 081 7442407
WEB
Due mostre
dal 10/4/2008 al 29/5/2008
mart - ven 11-13.30/15.00-18.30

Segnalato da

Raucci/Santamaria



 
calendario eventi  :: 




10/4/2008

Due mostre

Galleria Raucci/Santamaria, Napoli

Le ultime opere di Cheyney Thompson sono pitture monocromatiche nate dall'utilizzo di diverse tecniche, legate alle riproducibilita' delle immagini, ma distorte quanto basta da renderle uniche. Ulrik Heltoft trasforma in immagini fotografiche le parole e le descrizioni delle illustrazioni mai realizzate dallo scrittore francese Raymond Russell per il suo libro New Impressions of Africa.


comunicato stampa

Galleria A: Cheyney Thompson

La perizia della pittura e la riproducibilità tecnica nella realizzazione delle immagini e della fotografia sono spesso presenti nel pensiero dell’artista. In questa asserzione dobbiamo considerare che gli artisti, storicamente, sono stati i produttori delle immagini e quindi essi stessi mezzi tecnici della visione e registrazione della realtà su un supporto bidimensionale. Considerazioni basilari per comprendere la produzione delle ultime opere di Cheyney Thompson (Baton Rouge, Louisiana, 1975). Realizzazioni di pitture monocromatiche nate dall’utilizzo di diverse tecniche, legate alle riproducibilità delle immagini, ma distorte quanto basta da renderle uniche. Serigrafie su tela, ottenute dalle diverse rotazioni di un’immagine, attraverso l’utilizzo di collage dei lucidi ricavati dalla fotografia di un filtro, usato dai tipografi, per la realizzazione della retinatura per la stampa delle immagini.

Questa immagine retinata costituita da punti è un monocromo, che possiede relazioni all’analisi della tecnica di riproducibilità dell’immagine, al mezzo fotografico, da cui ne deriva, notoriamente connesso alla registrazione della realtà e alle infinite possibilità creative dell’artista che prende in considerazione lo stesso elemento costitutivo dell’immagine fatto di punti e linee. Un processo reso ancora più interessante se integrato al concetto di ripetizione, non solo riferito alla duplicazione, ma anche a quello legato all’idea di reinterpretazione di un dipinto o di un soggetto di un altro artista.

Nelle opere presentate da Thompson nella mostra sono presenti tutte queste annotazioni sui concetti di riproducibilità e reinterpretazione dell’immagine, nate da un processo di continue citazioni e rimandi all’arte del passato miste all’utilizzo di tecnologie moderne. Esemplare è la realizzazione, da parte di un braccio meccanico, di un disegno di Cezanne, a sua volta derivato dalla Bellona di Rubens nel dipinto "L’apoteosi di Enrico IV e la proclamazione della Regina Maria De Medici”, preventivamente manipolato attraverso il computer. Questa tecnica meccanica a sua volta si riferisce alla curva di Pierre Bézier, inventore di rappresentazioni a 2 o 3 dimensioni nella computer grafica. Va sottolineato che questi disegni sono varie reinterpretazioni dei disegni di Cezanne, trasformati in serigrafie e trasferiti direttamente sui muri della galleria.

L’attenzione dell’artista determina quindi come la raffigurazione possa essere analisi dei processi che, attraverso i procedimenti meccanici, ci rivelano la trasmissione dell’immagine, anche se, quelle che l’artista ci propone, trasformate e filtrate da ripetuti interventi, nulla sembrano possedere delle rappresentazioni di partenza. Ma è proprio in questa indagine che risiede la perizia di Cheyney Thompson che ci mostra come la griglia delle tangenti costitutive dell’immagine e la realtà delle cose possano essere lette attraverso la tramatura più segreta che le compongono.

.............................

Galleria B: “Recurring Sightings” Ulrik Heltoft

Quando si osserva attraverso un filtro, la realtà delle cose è modificata da una percezione alterata. Anche noi scrutiamo ciò che ci circonda attraverso la nostra sensibilità e la lente delle nostre esperienze. In Ulrik Heltoft (Copenhagen, 1973) questa percezione è manipolata non solo dalla capacità creativa dell’artista ma anche da quella di chi, prima di lui, ha tentato di dare forma alle immagini dei propri pensieri. L’artista danese trasforma in immagini le parole e le descrizioni delle illustrazioni mai realizzate dallo scrittore francese Raymond Russell nel 1927 per il suo libro “New Impressions of Africa”. Attenendosi scrupolosamente alle sue indicazioni, Heltoft realizza una serie di opere fotografiche contestualizzate dalle descrizioni di Russell: la relazione logica tra le singole immagini è apparentemente assente, e comunque decodificabile solo attraverso la lettura del testo. In ciò si intuisce la volontà di chi preferisce intravedere la realtà anche attraverso l’immaginazione altrui; ed è proprio in questo cono d’ombra, tra ciò che è rivelato e ciò che non lo è, che risiede l’interesse dell’artista.

La stessa operazione è ripetuta nella libera realizzazione del video “Backwards to Africa”, ispirato al manoscritto di Michelangelo Antonioni intitolato “Technically Sweet”, mai tradotto in film dal regista emiliano: una storia che corre lungo due trame parallele, perennemente in bilico tra realtà e sogno. Solo attraverso una ripetuta ed attenta visione, si metabolizzano i dettagli che entrano in campo nelle due storie, inducendo ad una riflessione sul contenuto del filmato. La stessa concentrazione ed attenzione richiesta per la visione del video site specific “Recurring Sightings”, in cui l’artista, in azione all’interno della galleria, ripete ciò che normalmente fa il pubblico allorquando entra in uno spazio espositivo. Heltoft però immette nella descrizione dell’azione delle piccole distrazioni visive, come l’inciampare in un gradino, che si relazionano alla visione dello spazio. Questo luogo diviene esterno ed estraneo nel video rispetto a quello che in realtà lo spettatore percepisce e vive rimanendo nello stesso luogo in cui l’azione è stata registrata. Ma altro si potrebbe nascondere nelle pieghe delle immagini registrate e che noi percepiamo nella visione del video o nell’installazione realizzata da semplici blocchi bianchi di polistirolo, rovine immaginarie di elementi minimali, eppure presenti all’interno degli spazi razionali in cui viviamo.

Inaugurazione venerdì 11 aprile dalle 19,00 alle 21,30

Galleria Raucci/Santamaria
corso Amedeo di Savoia, 190 - Napoli
Orari: dal martedì al venerdì 11.00-13.30/15.00-18.30
Ingresso libero

IN ARCHIVIO [27]
Required Ubiquity
dal 21/5/2015 al 29/6/2015

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede