Segni..sogni..e mutantoidi. Il suo linguaggio espressivo e' quello della Street Art. Il dipinto "Energia mutantoide" e' una sorta di manifesto e/o autoritratto interiore. Il segno e' nitido, la forma essenziale e fumettistica, i colori sono vividi e stesi a campiture piatte: la profondita' simbolica e' tutta in superficie.
Nella pittura di Thomas Brazzolotto c'è un personaggio emblematico che compare spesso: il mutantoide. Ma chi è il mutantoide? Se non ci fosse quell'ironico suffisso, sarebbe il solito mutante, uno scherzo della natura o un intrigante prodotto fantascientifico di qualche bizzarro laboratorio umano, magari intrecciato con arcani saperi fuggiti da altri mondi. Ma dove sono i suoi super poteri? Forse è un alieno perfettamente rivestito di apparenze umane o, più semplicemente, un uomo alienato. Brazzolotto si è inventato una figura eidetica per farsi riconoscere in una società che, ormai, ha schiacciato l'individuo nella dimensione quantitativa, dimenticandosi di riconoscergli l'essenza qualitativa. Questo X-Man, genialoide, intellettualoide, pazzoide, assomiglia all'artista stesso, in altre parole chi si sente talora un estraneo in questa società, ma contemporaneamente il mutantoide potrebbe indicare la condizione di una qualsiasi forma d'emarginazione, dall'extracomunitario al pazzo. Ecco dove sta il senso di quel suffisso - oide - eidos - forma! Quella parola spinge ad una riflessione sul concetto di analogia e affinità d'aspetto, in relazione ad un modello, etico e culturale, da valutarsi in maniera assai critica. Così troviamo anche dove stanno i super poteri, si trovano nella scintilla dell'intuizione poetica che guida la mano dell'artista, quando l'espressione si conforma come opera d'arte.
Il dipinto "Energia mutantoide" è una sorta di manifesto e/o autoritratto interiore. La figura centrale si presenta in posizione cristologica, inchiodata in un'arcaica frontalità e dalle mani aperte si sprigiona il fuoco di un'energia extraumana. Il gesto suggerisce un abbraccio che si allarga al mondo esterno, questa posizione di soglia può suggerire sia un gran desiderio sia un timore, ma le fiamme che s'innalzano dalle palme delle mani indicano la via, la via del fare artistico. Il segno è nitido, la forma è essenziale e fumettistica; i colori sono vividi e stesi a campiture piatte: la profondità simbolica è tutta in superficie. A sorreggere l'immagine la scritta a caratteri cubitali che, come un saldo fregio dorico, stabilisce il fondamento linguistico del lavoro: immagine e parole indissolubilmente legate in una relazione di segno e sogno.
Il linguaggio espressivo scelto da Brazzolotto è quello della Street Art o Graffitismo. L'urgenza espressiva, la forte carica emotiva e la volontà di proiettarsi nel turbinoso universo metropolitano non poteva che portarlo a sviluppare un'esperienza come writer: dai treni, ai muri alla tela il suo percorso non è stato facile, ma sempre preciso e coscienzioso.
L'attività di strada, per lui, è stata un banco di prova fondamentale, ma l'ansia della ricerca non si è fermata lì, quel lavoro originariamente al di fuori delle regole accademiche necessitava di ulteriori approfondimenti. D'altra parte l'iniziale carica dirompente del Graffitismo è oggi un po' smorzata dall'inevitabile inquadramento e storicizzazione che sempre segue ogni tendenza artistica innovativa, basti pensare alla mostra "Street Art-Sweet Art" dedicata dal comune di Milano e tenutasi al PAC nel 2007. Liberare i propri pensieri poetici e vederli viaggiare per farli leggere a tutti, qualificare metri e metri di pareti esterne con complessi intrecci fumettistici di immagini e scritte, ormai non soddisfaceva più completamente l'artista. Così la dimensione più contenuta della tela, con l'accentuarsi dell'aspetto interiore ed intimista ha preso uno spazio progressivamente sempre maggiore, come si può vedere in questa mostra.
Il rigore e la nitidezza grafico-fumettistici del primo periodo stanno facendo spazio ad una materia pittorica più densa e pastosa. Un esempio ne è l'opera Tristezza, dove in una ripresa fortemente ravvicinata due teste evidenziano soprattutto gli occhi melanconici. Al centro del dipinto due pupille schizzano fuori delle orbite come palloni quasi a formare un surreale terzo volto, dominato, poco sopra, da un triangolo con un mesto occhio trinitario, sprizzante deboli fulmini. Le tensioni e i contrasti tra la sensibilità dell'individuo e la società si sono spostate dal piano principalmente simbolico-rappresentativo a quello più propriamente materico-gestuale. Ora sono le incompatibilità delle vernici e degli smalti con le loro materiche increspature e colature a comunicare in maniera fisica i concetti e le emozioni. I segni, perduta la rigidezza di prima, ora galleggiano in un mare di colore che si scioglie e s'impasta al calore del gesto; perfino le scritte hanno perso la loro evidenza traducendosi in deboli segnali da messaggino telefonico. Così tra un Segno e un Sogno: ecco i Mutantoidi.
Valerio Vivian
Inaugurazione sabato 12 aprile ore 18.30
Galleria Vanna Casati
Via Borgo Palazzo 42 Bergamo
Orari:
lun/sab h. 16.30/19.30; mar chiuso