Museo Pericle Fazzini
Assisi (PG)
piazza Garibaldi, 1/c (Palazzo del Perdono)
075 8044586 FAX 075 8044586
WEB
Assadour - Fazzini
dal 18/4/2008 al 5/6/2008
10/13 - 16/19 (lunedi chiuso)

Segnalato da

Michele De Luca



approfondimenti

Assadour



 
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18/4/2008

Assadour - Fazzini

Museo Pericle Fazzini, Assisi (PG)

La mostra raccoglie 46 opere tra dipinti, acquarelli e incisioni datati 1995-2008 dell'artista nato a Beirut e grande amico di Pericle Fazzini e di Tito Balestra e grande estimatore del loro lavoro. La mostra continua presso il Castello Malatestiano di Longiano il 30 Aprile con un omaggio anche a Fazzini. A cura di Fabrizio D'Amico.


comunicato stampa

Due Fondazioni, la Fondazione Fazzini che gestisce il Museo Fazzini, aperto dal 2006 nel cinquecentesco Palazzo del Capitano del Perdono di Assisi, e la Fondazione Tito Balestra di Longiano che, dal 1980, gestisce l’omonimo Museo aperto nel Castello Malatestiano dedicato al poeta romagnolo, uniscono le proprie forze e rendono omaggio ad Assadour, amico di Fazzini e di Balestra e grande estimatore del loro lavoro.
La mostra di Assisi, che accoglie 46 opere tra dipinti, acquarelli e incisioni datati 1995-2008, si inaugura alle ore 17.30 di sabato 19 aprile 2008. Quella di Longiano, che fa da corollario a un seminario sull’acquaforte, presenta 45 opere tra acquarelli, disegni e incisioni datati 1967-2008 e si inaugura il 30 aprile 2008 alle ore 17,30.

La mostra di Assisi è a cura da Fabrizio D’Amico, che nel catalogo pubblicato da De Luca Editori d’Arte, settimo della Collana Laboratorio, scrive: “Pensando ad Assadour, a questo soteriologico, afrodisiaco induttore fuori generazione che sarebbe piaciuto a Emilio Villa (piacque infatti a Libero De Libero, che scrisse, villianamente, di sue ‘visioni tra il pieno e il vuoto d’una solitudine’), non si può immaginarlo altro che circonfuso di ‘se’: di ipotesi, di interrogativi. Semmai destinati a non aver risposta. L’ha spiegato molto bene, anni fa, Enzo Bilardello: che fra le fonti infinite che servirebbe rammentare per lui, distese dal deserto al Mediterraneo alla sua Parigi, dagli egizi ai romani agli arabi fino ai due ‘contuberni Klee e Kandinsky’, la tentazione è di buttare all’aria le carte, rimescolarle tutte e infine, in ottica critica, ‘alzare bandiera bianca’.

O forse si può fare l’inverso: dire di quel che – mi pare – si sia lasciato indietro, Assadour-le-Métèque, libano-afgano-francese, nel corso degli anni, e in particolare in quest’ultimo decennio, il cui fitto lavoro si raccoglie oggi ad Assisi – acquarelli e tempere in serie prestigiosa, e le prodigiose acquaforti-acquatinte. Prima fra tutte – fra quanto Assadour ha lasciato alle spalle – sta certamente quella vocazione che è pur stata sua, e che molta esegesi su di lui ha confermato, a ordinare le sue visioni all’interno d’una gabbia prospettica che scende da Leon Battista Alberti, da Piero della Francesca, da Luca Pacioli. Sull’adozione della quale, per certo, hanno inciso gli anni della formazione italiana, spesi fruttuosamente all’Accademia Vannucci di Perugia. Ma che oggi è interamente elusa, in favore di uno spazio tutto di superficie, che sulla prima pelle del dipinto rigetta e affastella tutti gli elementi della ‘storia’.

È lì che si danno convegno, gli ‘oggetti’ di Assadour: semiassi e rotelline, lune, lettere e numeri, ingranaggi, machineries, sfere e semisfere, cinghie rotanti, cupole rovesciate, nastri trasportatori (debitori del futurismo, di dada, o di Chaplin?; o forse un po’ di tutto questo insieme?), e adesso persino quei personaggi coloratissimi (che, ripensando le poupées di suoi anni lontani, sono fatti di quell’arcobaleno di colori che stupiva un Melotti ammirato e voglioso) visti talvolta attraverso – sembra – l’oblò di una lavatrice in modalità centrifugante. Lì, sul piano. Specchiati sulla superficie dove, senz’ordine e disciplina, senza nemmeno un grano residuo di gerarchia, convivono: dandosi semmai l’un l’altro qualche spintarella per entrare nel cuore dell’immagine”.

Assadour è nato a Beirut, in Libano, nel 1943. Ha studiato all’Accademia Vannucci di Perugia e all’Ecole Nationale des Beaus-Arts di Parigi dove vive dal 1964. Ha tenuto, dal 1968 ad oggi, mostre personali in tutto il mondo (Parigi, Bruxelles, Roma, Pesaro, Trieste, Lione, Amsterdam, Novara, Bari, Firenze, Pisa, Grenoble, Tokyo, Ferrara, Lima, Taipei, Metz, Vicenza, Matera, Spoleto, Seoul, Reggio Emilia, Osaka, ecc.) e ha partecipato a tutte le grandi mostre e biennali internazionali (Cracovia, Parigi, Epinal, Firenze, Venezia, Katowice, Buenos Aires, Bradford, Toulon, Lijubljana, Belgrado), ricevendo numerosi premi di prestigio tra i quali, nel 1984, il Grand Prix des Arts de la Ville de Paris.

Longiano, inoltre, per mettere in evidenza la stima reciproca esistente tra l’artista libanese spesso a Roma, tanto da essere invitato nella “Quadriennale degli stranieri” (Palazzo delle Esposizioni, 1977), e il grande scultore di origini marchigiane, presenta, sempre il 30 aprile 2008, per la prima volta in Emilia Romagna, nella Chiesa Madonna di Loreto, annessa al Castello Malatestiano di Longiano. una preziosa antologica di Pericle Fazzini. La mostra, a cura di Giuseppe Appella, presenta 58 sculture in cera, bronzo, oro e argento, datate 1948-1986 e 20 disegni datati 1930-1970. È lo stesso artista a parlarne, nel 1984: “Queste piccole sculture sono state molto importanti per me. Durante la guerra e subito dopo mi aiutarono a sopravvivere, le vendevo agli americani anche per cinquantamila Lire. Oggi mi ci dedico costantemente, tornando spesso su figure che ho fatto molti anni fa, perché il mio lavoro è un continuo tornare alle radici. Non sono meno importanti per le dimensioni. […] lavoro cercando di risolvere ogni volta un problema nuovo, e lo spazio che vedo a poco diventa infinito”. Sperimentare, cercare, tornare alle radici. Sono parole ribadite di continuo nei discorsi di Fazzini che, senza cedere a qualsiasi sirena, seguita ad esprimersi attraverso la figura umana riconoscendo al disegno, praticato quotidianamente, col fervore dei primi anni, un’importanza verificabile sull’istante nella scultura realizzata, soprattutto nei piccoli bronzi, di altezza non superiore ai venti centimetri.

Pericle Fazzini nasce a Grottammare nel 1913. La sua è una famiglia che discende da generazioni di artigiani. Si stabilisce definitivamente a Roma nel 1930. Frequenta i corsi della Scuola Libera del Nudo all’Accademia. Nel 1932 partecipa al Concorso per il Pensionato Artistico Nazionale e lo vince. Lo stesso anno è presente alla V Triennale di Milano. Seguiranno, negli anni, le partecipazioni a mostre di rilievo internazionale (Parigi, Londra, New York, Monaco, Anversa, San Paolo del Brasile, Atene, Tokyo, Madrid, Darmstadt, L’Aia, ecc.), alle Quadriennali di Roma, alle Biennali di Venezia. Nel 1950 realizza il complesso scultoreo della Cappella dedicata alla Santa Cabrini nella Chiesa di Sant’Eugenio a Roma; nel 1951 vince il Premio Einaudi per la scultura e nel 1954 quello della Biennale di Venezia; nel 1964 realizza la porta principale della Chiesa di San Giovanni Battista sull’Autostrada del Sole e nel 1977 Paolo VI inaugura la grande scultura del Cristo risorto nella sala delle udienze in Vaticano. Muore a Roma nel 1987.

La mostra di Assadour, ad Assisi. rimarrà aperta fino al 6 giugno 2008, quella di Longiano fino al 29 maggio 2008. La stessa data varrà per l’antologica delle piccole sculture e dei disegni di Pericle Fazzini.

Assadour - 19 aprile / 6 giugno 2008
Museo Pericle Fazzini, Piazza Garibaldi, 1/c – 06081 ASSISI (Perugia)
Tel. e fax 075/8044586
Orario: 10/13 – 16/19 (lunedì chiuso) – Ingresso (Museo e mostra) euro 5,00 – ridotto euro 3,00
Fondazione Pericle Fazzini – Via Margutta, 61 – 00186 Roma – tel. e fax 063207763

Assadour – Pericle Fazzini – 30 aprile / 29 maggio 2008
Castello Malatestiano di Longiano ed ex Chiesa Madonna di Loreto
Sede della Fondazione Tito Balestra Onlus
Piazza Malatestiana, 1 - 47020 LONGIANO
Orario: 10/12 – 15/19 (lunedì chiuso) – Ingresso euro 3,00 – ridotto euro 2,00

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Franco Gentilini
dal 28/3/2009 al 28/5/2009

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