Vito Acconci
Vincenzo Agnetti
Gianfranco Baruchello
Angelo Bucarelli
Ketty La Rocca
Stefano Mezzaroma
Claudio Parmiggiani
Franco Vaccari
La trasformazione dell'immagine in linguaggio attraverso opere importanti realizzate dagli anni '70 a oggi. L'esposizione presenta performance, installazioni, audio, video, disegno e fotografie di Ketty La Rocca, Vito Acconci, Vincenzo Agnetti, Gianfranco Baruchello, Stefano Mezzaroma, Claudio Parmiggiani e Franco Vaccari.
La trasformazione dell’immagine in linguaggio attraverso delle opere importanti dagli anni ’70 a oggi
L’antologia di opere di questa mostra parte dagli anni Settanta quando nasce l’esigenza di un approccio concettuale al fare arte e si comincia a sentire il bisogno di inventare, non più solo combinazioni di colori e di forme, ma veri e propri linguaggi per mettere in scena e condividere con gli altri idee ed emozioni.
Le opere di Immagine come linguaggio non si accontentano di segni e parole, ma fanno ricorso al potere
delle immagini per coinvolgere l’osservatore, che è il logico destinatario e l’interlocutore di ogni linguaggio.
Claudio Parmiggiani inventa un affascinante “Alfabeto”, 1973, utilizzando un incredibile collezione di reperti naturali anomali e mostruosi.Con “Le Tavole di Dario tradotte in tutte le lingue del mondo”, 1973, Vincenzo Agnetti inventa un modo geniale di creare una traduzione universale di questo famoso testo, grazie ai numeri e all’uso dell’intonazione vocale. Con “Sappiamo che sei lì numero 5” ,1971, Gianfranco Baruchello crea un suo peculiare linguaggio miniaturizzato, in antitesi allo sgargiante esibizionismo del Pop, e affine alla mobilità sequenziale del film e del video. Franco Vaccari con “Il cieco torna subito”,1973, ci fa riflettere con divertita ironia sulla facilità con cui l’abitudine ci porta a scambiare visione reale e televisiva.
Performance, installazione, audio, video, disegno e fotografia convergono nell’opera “Air Time”, 1973, di Vito Acconci, per permettergli di trasformare in fatto pubblico un evento privato come la fine di un amore.
Nel video “Appendice per una supplica”, 1972, Ketty La Rocca adotta il linguaggio emozionale ed affettivo delle mani per testimoniare la sua paura, il dolore, e il desiderio di essere compresa di fronte alla morte.
Con le opere “Lingua” e “Piano” di Angelo Bucarelli impariamo letteralmente a pesare le parole: i segni astratti del linguaggio divengono sculture che ci ricordano che i nomi non sono solo fiato di voce, ma cose che esistono. Per chiudere troviamo l'opera di Steve (Stefano Mezzaroma), che ha 24 anni. Attraverso i linguaggi che conosce, e cioè accostando pubblicità e personaggi famosi del presente e del passato, racconta le sue esperienze personali e la vita quotidiana che ci circonda,utilizzando le più disparate tecniche: stencil, manifesti pubblicitari, bombolette e pittura.
Il filo rosso che unisce questi artisti non è infatti la forma dei linguaggi, ma la creazione diuna propria esclusiva immagine-linguaggio che gli consenta di raccontare e di ragionare su qualcosa che gli sta a cuore, e di condividerlo con NOI, osservatori ed interlocutori di queste opere.
Inaugurazione ore 18.30
Osart Gallery
Via Antonio Fogazzaro, 11 - Milano
Orario: Dal Lunedi al Venerdi 14.30 - 19.00 Mattina, Sabato e Domenica su appuntamento
Ingresso libero