Alberto Moretti
Antonio Bueno
Silvio Loffredo
Fernando Farulli
Mario Fallani
Raul Dominguez
Stefano Pezzato
Alberto Moretti e le nuove tendenze artistiche a Firenze. La mostra ripercorre, a distanza di quasi cinquant'anni, le piu' significative proposte artistiche sviluppate a Firenze nell'ambito di una Nuova Figurazione. Ne emerge un fronte di tendenze innovative incentrate sull'immagine e sull'oggetto, su nuove forme di ripresa e presentazione della realta' o sul rapporto fra immagine e parola. A cura di Raul Dominguez e Stefano Pezzato.
A cura di Raul Dominguez e Stefano Pezzato
Con la mostra “Ibridazioni Autonome” si inaugura, domenica 18 alle 16, il nuovo spazio d’arte Alberto Moretti / Schema Polis a Carmignano.
La mostra “Ibridazioni Autonome” inaugura il nuovo Spazio d’arte presso l’ex polisportiva di Carmignano, fondato sull’opera di Alberto Moretti e sull’attività della storica galleria Schema da lui diretta a Firenze (1972-1994), dedicato allo studio e alla promozione delle più significative esperienze artistiche dal secondo dopoguerra ad oggi. La mostra ripercorre, a distanza di quasi cinquant’anni, le più significative proposte artistiche sviluppate a Firenze nell’ambito di una Nuova Figurazione.
Ne emerge un “fronte” di tendenze innovative incentrate sull’immagine e sull’oggetto, su nuove forme di ripresa e presentazione della realtà o sul rapporto fra immagine e parola che, pur mantenendosi autonome fra loro, evidenziarono convergenze d’intenti fra gli artisti e favorirono occasioni espositive ed iniziative editoriali, inaugurate nel 1959 dal gruppo di pittori confluiti nella cosiddetta Equipe di Quadrante e proseguite fino al 1963, restituendo al capoluogo toscano un ruolo culturale di primo piano nel panorama italiano. Le ibridazioni dei linguaggi artistici sperimentate nel breve arco temporale individuato e il rinnovato fervore creativo dei loro autori contribuirono al superamento delle poetiche informali del segno e della materia, ma soprattutto alla costruzione di un terreno fertile per le successive affermazioni di ricerche artistiche come la Poesia Visiva e la Pop Art in versione toscana a partire dal 1963-64.
Partendo da un nucleo di lavori realizzati in quel periodo da Alberto Moretti, la mostra propone un confronto inedito con opere coeve di artisti quali Antonio Bueno, Mario Fallani, Fernando Farulli e Silvio Loffredo. In tal modo ricostruisce una sintesi originale delle sperimentazioni neofigurative a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, così come del clima culturale collegato da una parte alle attività delle gallerie Numero e L’Indiano, delle nascenti gallerie Michaud, Santacroce e Quadrante, dall’altra alla fugace apparizione del gruppo “Nuova Figurazione” e ai contributi di critici militanti come Lara-Vinca Masini, dal cui lessico è tratto il titolo della mostra.
Accompagna la mostra un apposito catalogo, la cui pubblicazione è prevista dopo l’inaugurazione, che conterrà un testo introduttivo di Stefano Pezzato, un saggio storico di Giovanna Uzzani, un’ampia antologia critica e una cronologia selezionata degli avvenimenti artistici del periodo.
Alberto Moretti è autore emblematico della transizione dalla pittura informale a pratiche new dada e neofigurative, in anticipo di qualche anno sulla rappresentazione in chiave pop a cui egli stesso si dedicherà. Dall’esperienza informale sviluppa fra il 1959 e il 1962 una proto-figurazione che coincide con l’inserimento di collage e oggetti vari accanto ad una pittura materica istintiva. I suoi Assemblage, presentati per la prima volta nel 1961, suscitarono forte scandalo e furono osteggiati dagli oppositori dell’arte d’avanguardia. Le forme vorticose, instabili, che profilano figure e testimoniano presenze umane ritrovate, preannunciano già lo sviluppo successivo della sua arte in direzione di una rappresentazione vera e propria.
Antonio Bueno fu animatore delle migliori proposte artistiche del periodo. Accanto a stilizzazioni di profili e mezzobusti femminili allungati e arrotondati, che prefigurano le sagome a rilievo e i personaggi dei “teatrini” a fumetti realizzati nel periodo di collaborazione con il Gruppo 70 (1964-1968) nonché la sua successiva produzione “neopassatista”, dal 1959 al 1963 Bueno esplora la fisionomia del volto attraverso Impronte monocromatiche che rivelano tratti minimi, lineamenti geometrici su fondi di materia pittorica impressa a spugna. Come apparizioni sindoniche sdoppiate specularmente intorno ad un asse centrale, esse costituiscono i simboli di una Nuova Figurazione che contrappone la lucida volontà della visione all’espressività irrazionale dell’Informale.
Silvio Loffredo, condivise con Bueno e Moretti l’esperienza dell’Equipe di Quadrante dal 1959 al 1963 e l’affermarsi di una Nuova Figurazione nel 1962-63. Le “architetture” dipinte in quel periodo, presentate anche alla Biennale di Venezia del 1962, sono tradotte da Loffredo in un linguaggio pittorico che volge dalla figurazione verso una sperimentazione di tipo informale, tachiste, carica di segni e materia cromatica. L’approccio al soggetto prediletto del Battistero diventava dinamico; la realtà conosciuta e rappresentata fino ad allora esplode in un balenìo di macchie sulla tela e vibra sotto i colpi delle pennellate, abbandonando un’apparenza visiva dai contorni familiari a favore di una dimensione più fisicamente fenomenica.
Le Fabbriche di Fernando Farulli fanno da contraltare ai Battisteri di Loffredo. Alla fine del decennio la sua figurazione di matrice neorealista subisce un decisivo mutamento. Gli edifici industriali appaiono in forma più ravvicinata, imponendo nei dipinti la forza spaventosa della loro presenza. Gli scenari notturni di Verso Portovecchio e Scorie (1959) sono scanditi da prospettive dinamiche, solcate da neri profondi alternati a macchie infuocate di rossi e di gialli. La scomposizione della rappresentazione in sovrapposizioni spaziali accentuate e tensioni cromatiche ripetute si evidenzia poi nella poetica lacerazione di Muri e fabbrica (1961) e nell’apocalittica incandescenza di Altoforno (1963).
Mario Fallani, nonostante sia il più giovane degli artisti considerati, alla fine degli anni Cinquanta aveva già avuto occasione di confrontarsi con loro, in particolare con Moretti. Confondendo la propria vocazione a guardare la realtà delle cose con l’attenzione per gli sviluppi dell’astrazione geometrica, nelle Tensioni sposta il proprio riferimento dall’espressiva gestualità della pittura all’oggettiva materialità del collage inserito secondo canoni new dada. Trasferitosi a Chicago alla fine del 1961, l’artista intraprende una nuova fase pittorica, in qualche modo legata all’estetica del Bauhaus integrata nel contesto urbano americano. Da qui Fallani indirizzerà compiutamente la propria attenzione sulla figura umana, facendola diventare il tema prevalente della sua produzione americana.
L’inserimento in mostra di alcuni lavori realizzati negli Stati Uniti, seppure da parte di un artista nato e cresciuto nel capoluogo toscano, è sintomatico della necessità evidenziata dai protagonisti di questa storia: l’urgenza di uscire dai limiti imposti all’arte “fiorentina” da coloro che si ergevano come suoi orgogliosi paladini, il bisogno di liberarsi dalla pretesa adesione a dettami di forma, misura e chiarezza riconducibi alla tradizione umanistica e rinascimentale che in passato aveva assegnato un primato culturale alla città.
La tendenza perseguita singolarmente da Antonio Bueno, Mario Fallani, Fernando Farulli, Silvio Loffredo e Alberto Moretti fra il 1959 e il 1963 fu invece quella di aprirsi all’incontro e al confronto sul piano intellettuale, realizzativo, espositivo, consapevoli di ciò che li distingueva, tuttavia desiderosi di mettersi in gioco rivolgendosi anche ad altre proposte artistiche e a diverse situazioni culturali, coeve o passate, a Firenze come fuori. Attraverso le sperimentazioni linguistiche, le evoluzioni ideative e i mutamenti esecutivi, essi perseguirono anzitutto la possibilità di sviluppare una ricerca adeguata al contesto culturale della società in cui vivevano e operavano, la sola in grado di rendere autentica, ovvero significativa, la loro arte.
Ufficio stampa: Agenzia Alfabeta
Camilla Bernacchioni
Cell. 339-6314494
press@centropecci.it
Inaugurazione: domenica 18 maggio 2008, ore 16
Spazio d'arte Alberto Moretti / Schema Polis
Via Borgo 4 – Carmignano, presso la Pieve di S. Michele
Orari d’apertura: venerdì 15-19, sabato e domenica 10-12 / 15-19
Da lunedì a giovedì su appuntamento: tel. 347 9786791