In Motion. La mostra presenta tele di grandi dimensioni su cui l'artista raffigura solo volti, immagini forti dirette e pronte ad esplodere, dove il vecchio linguaggio dei graffiti lascia spazio all'espressione pittorica e ad una nuova cifra linguistica e tecnica.
a cura di Frederic Alexander
La mostra personale di Yassine Mekhnache, - che d'ora in poi sarà citato con il suo nome d'arte YAZE- e' la nuova sfida di questo artista eclettico e poliedrico, autodidatta, cresciuto nelle strade. Di padre algerino e di madre italiana Yaze racchiude in se tutta la cultura mediterranea persino coi suoi contrasti. Se si considerano i suoi esordi fin dal 1997 come graffitista, e poi designer, videoartist, scultore non può che esplodere la sua vena pittorica.
La sua genialità si evince dalla grande capacità di aver iniziato come street-artist, con i graffiti sui muri urlati e in forte polemica contro il mondo istituzionale, come faceva il grande Basquiat prima che Warhol lo portasse alla pittura. Cosi' Yaze desideroso e affamato di ricerca artistica canalizza tutte le forti pulsioni, le rabbie, i rancori sulle tele dei quadri: Yaze si concilia con la pittura che diventa primaria necessità. Il vecchio linguaggio dei graffiti lascia spazio all'espressione pittorica, ad una nuova cifra linguistica e tecnica che Yaze assorbe fino alle viscere per imporci la sua verità.
La mostra presenterà tele di dimensioni enormi su cui l'artista raffigura solo volti enormi, immagini forti dirette e pronte ad esplodere. Il volto e' il personaggio principe delle tele di Yaze che non dimentica la tecnica dei graffiti: sebbene adesso lavori in un atelier ancora usa gli spray, gli attrezzi da strada adattandoli su un nuovo supporto, la tela che sarà ora di lino ora di cotone ora si seta, per non ripetersi. La grande novità e' che i colori sono stesi con delle spugne. Il giorno del vernissage potrete assistere ad un workshop dell'artista che vi spiegherà la sua tecnica.
Testo di Pierre Douaire (Critico d'arte francese)
Dal 1997 nel suo primo atelier, Yassine Mekhnache, alias Yaze, attacca le tele con furore, precisione ed economia di mezzi. Le inonda della sua personalità, le ricopre del suo essere, e non esita a prendersi come modello. Tra pittura gestuale e autoritratto, scrive la vita con l'inchiostro del suo sudore.
Yaze e' pittore per necessità. Appassionato pensa, mangia, beve e vive pittura. Questa necessità traspare sempre nelle sue tele, sia nella loro gestualità sia nella loro lenta preparazione. In un perpetuo mutarsi la sua opera non cessa di evolvere grazie agli incontri e alle proposte di progetti. Ogni mostra e' occasione per rimettere in questione il suo lavoro. Volubile e impaziente si trincera dietro un ascetismo volontario per mettere la sua creazione «a maggese». Questa «cassa integrazione» lo mette sotto pressione, gli infonde l'energia necessaria per essere pronto il giorno dell'esposizione. In due settimane produrrà quello che in sei mesi ha immaginato e rimuginato. Si nutre della sua stessa frustrazione. Attinge la sua forza dall'astinenza della pittura. Attinge la sua voglia di dipingere dall'astinenza della pittura.
Questa fase finale e' la punta dell'iceberg. A monte, il suo lavoro preparatorio si elabora ogni minuto della sua giornata. Il suo libro di schizzi non lo abbandona mai, come l'immagine del suo cellulare stretto sotto il suo casco per lo scooter. Sempre in movimento, sempre in agguato, a caccia con la sua fantasia intrufolandosi nel traffico. Si abbevera di una scrittura inopportuna e frettolosa, prende nota delle sue folgorazioni grafiche, delle sue trovate pittoriche. Rende immortali sul suo diario di bordo le foglie della strada, come direzioni da seguire. Carte marine guidano il suo destino, gli permettono di tentare l'avventura, di procedere nelle esperienze, come occasioni che fanno prendere il largo.
La sua pittura si riappropria dell'autoritratto. Il pittore ripete le gamme cromatiche come il boxeur lavora sui colpi. Tutte le mattine prende a pugni e spazzola la carta kraft. Il sudore che spende si trasforma in inchiostro colorato, in sputo di sangue, in macchie acriliche. Si soffia il naso sulla tela come in una spugna. Ci deposita i suoi umori, i suoi dubbi, le sue debolezze. Trasuda inchiostro come etilico d'alcool. Trasuda trementina e le sue unghie nascondono resti di carboncino. I suoi colpi di testa sulla tela diventano dei sudari che conservano il suo ritratto. Autoritratti a colpi di testa, i differenti studi che realizza sono le pagine di un diarista. Fa radiografie di ciò che conosce meglio, ossia se stesso, e propone il suo viaggio interiore.
La sua pittura e' viva, personale, racconta la sua storia attraverso la sua carne e la sua materia. Yaze non recita, egli e' se stesso. Non si atteggia, propone un percorso a parte. La sua pittura e' introspettiva, anatomica e endoscopica. Sonda la sua anima, scandaglia il fondo del suo essere, si mangia le unghie e disseziona sulla tela tutta l'operazione. A colpi di spazzola fa l'autopsia della pelle del suo quadro, la lavora, la tritura. Lo stile e' di getto, a strisce per un pennello a frusta. I colori sono iridescenti, sanguinano dal naso. Tutto trasuda. Tutto cola. Tutto si organizza. Organizzano la tela. L'azione e' esplosiva ma non e' che un eruzione. Non cadono nella trappola della caricatura. Cosciente di questo rischio Yaze controlla l'insieme per non viziare le sue differenti operazioni pittoriche.
Pittura dell'eccesso. Propone dei percorsi fuori strada. Sperimenta la superficie della tela ma non rinuncia a sondare i muri, avventurandosi dal pavimento al soffitto. Il gesto esce dalla cornice. L'umore dell'artista ripercuote lo spazio diffondendosi. Orchestrata e messa in scena, colonizza la galleria. Questo processo del lasciar esplodere la tela e dello spalmare il colore dimostra la volontà dell'artista di «vivere fisicamente lo spazio».
Yaze, pittore da cavalletto, vuole ormai andare oltre la tela e dipingere tutto, andare oltre i muri. Ogni vernissage si trasforma in sfida. Ogni mostra e' l'occasione per diversificare la sua produzione. Dopo essersi accontentato di accumulare strati di pittura, tenta di spiegarne la genesi. Ogni quadro e' la conquista di un lungo processo che tenta di analizzare e spiegare allo spettatore. Le sue tele gli permettono di andare di bolina e di prendere vento. Gli concedono tutte le esperienze. Yaze mostra la genesi di ciò che e' presentato. Work in Progress, lavoro in divenire, la sua pittura evolve costantemente. Mentre dipinge si interessa di ciò che lo circonda. La sua introspezione si muta in esplorazione del mondo.
Louise Alexander Gallery
via Porto Vecchio, 1- Porto Cervo
ingresso libero